L’infermiere-fotografo che racconta il Covid in mille scatti: “Quegli occhi e quelle mani hanno parlato più delle parole”

Nel suo reparto, la Rianimazione del Poma, il professionista ha fotografato 70 colleghi: “Ho dato voce alla verità della pandemia, anche dal punto di vista del gesto clinico”

Mario Fiorito

Gli occhi che dicono. Le mani che fanno. Ma anche il contrario. Tutto mescolato in un unico racconto silenzioso, che accelera e rallenta a seconda di quanto le emozioni possono ancora reggere. Continuare a tenere, dopo innumerevoli, pesantissime prove. Ritornando a quegli sguardi tutta acqua: commossi, angosciati, rincuoranti. Alle voci rotte. In sordina, sotto le mascherine che preservano e rubano a un tempo.

L’infermiere guarda e vede il mondo in cui è immerso due volte: attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, poi insieme a chi è fotografato. Nei momenti e nelle angolature più opportune, più precise. Come i gesti di chi cura in un reparto dove a dominare è la puntualità dell’atto clinico, l’attenzione al minimo dettaglio: intubare, estubare, attaccare a un respiratore. Evitando errori o sbavature, nella frenesia più totale, in condizioni lavorative impensabili. Con una complessità assistenziale smisurata: “Volevo spezzare la sequela di storie sdolcinate diffuse dai media. Perché qui ci sono carezze, comprensione, ascolto, ma anche moltissima, infinita tecnica. Senza la quale non si va da nessuna parte”.

Mario Fiorito, 28 anni, quattro dei quali trascorsi al Poma, ha raccontato fino all’osso la verità della pandemia in oltre mille scatti: due mesi di attività, fra marzo e maggio 2021, una settantina di colleghi incorniciati mentre si dedicavano spasmodicamente a malati stipati ovunque, “per fare memoria di un momento durissimo e straordinario, che resterà nella storia”.

Lo ha fatto da un osservatorio privilegiato, quello di un professionista della Terapia Intensiva, Anestesia e Rianimazione di Mantova, uno dei reparti stravolti dal Covid. A cui è approdato dopo una prima esperienza in sala operatoria, candidandosi al trasferimento richiesto dai superiori, che aveva tutta l’aria di un reclutamento di guerra. Per poi innamorarsi del nuovo ruolo e non volerlo più lasciare: “Ricordo quando un dirigente infermieristico ci ha annunciato che serviva una mano in Rianimazione, prospettandoci un quadro drammatico, con la sospensione degli interventi chirurgici. La prima ondata, che sembrava inizialmente qualcosa di lontano, era arrivata. A quel punto si è ripreso in mano il senso più autentico della professione, la relazione d’aiuto. Il primo giorno nel nuovo reparto mi hanno toccato in particolare i malati in ogni dove, il muro di cartongesso che divideva la sezione pulita da quella sporca, le firme degli operatori, le loro speranze e le loro paure scritte lì sopra. Anche la solidarietà fiume della comunità, la vicinanza dei cittadini che ci hanno sostenuto e la condivisione quotidiana fra colleghi, preziosissima”.

Il servizio fotografico ha fatto parlare la seconda ondata Covid, che è durata più a lungo e ha visto il personale maggiormente preparato: “Dopo un momento di imbarazzo iniziale, era la stessa équipe a chiedermi di catturare questo o quell’istante, mostrando il grande lavoro svolto per ciò che era, senza aggiungere o togliere nulla”. Nudo e crudo. Come la morte, ogni giorno sulla porta, per chiunque, “una roulette russa, senza logiche fisse, oggi toccava a te, domani a me”.

L’emergenza ha offerto l’occasione a Mario Fiorito, fotografo per passione fin da bambino, di unire un hobby alle competenze professionali. Che hanno potuto fare la differenza, suggerendogli come e dove muoversi. La sua testimonianza rivivrà in una mostra fotografica che Asst allestirà nei prossimi mesi in ospedale per ricordare i giorni più tragici, ma anche più intensi di questo vissuto: “In quel frangente, è emerso il meglio delle persone, l’umanità che ci salva”.




Alcune delle fotografie scattate da Mario Fiorito

Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa e Comunicazione di ASST di Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.

3 Commenti
  1. ……….. Le vostre cure non le dimenticherò mai,
    unite al ricordo delle persone che mi assistevano, ci parlavamo con gli occhi, bastava uno sguardo per andare ben oltre le parole, e tutto questo non è mai mancato.
    E’ stato un percorso lungo, tortuoso e difficile, ma con Voi ce l’ho fatta, credo proprio sia stato il più bel regalo che mi sarebbe mai potuto capitare……. Grazie.

    (sono stato ospite della Terapia Intensiva del Carlo Poma dal 18 di novembre al 17 dicembre 2020)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

Archivi
Categorie
Iscriviti alla newsletter