Il documento descriveva le norme per conservare, preparare e dispensare le sostanze medicinali. Scritto in lingua latina, era approvata dal Collegio dei medici
L’ambiente medico-sanitario mantovano del XVI secolo è ricco di nomi importanti: tra questi Marcello Donati e Aurelio Anselmi precursore della Geriatria. Tra i farmacisti, allora denominati seplasiari – Il termine seplasiario dal luogo in cui operavano i più famosi profumieri e unguentari dell’antichità romana, cioè Capua Vetere, detta Seplasia – spicca Filippo Costa. L’occasione per riparlare di un aspetto meno noto del periodo rinascimentale mantovano è offerta dalla recente pubblicazione della farmacopea dello stato gonzaghesco, la cui prima edizione è del 1558, tradotta e commentata da due ‘addetti ai lavori’: il farmacista Emilio Guidotti e il medico Alberto Zanoni.
Con il termine farmacopea si intende un documento con carattere di ufficialità poiché redatto e approvato da un’istituzione pubblica, quali oggi il Ministero della Salute. In esso si ritrovano le descrizioni e tutte le norme utili alla conservazione, preparazione, dispensazione delle sostanze medicinali. Quindi la farmacopea va considerata al pari di una legge necessaria per la tutela della pubblica salute.
Nel ‘500 a Mantova l’istituzione preposta all’approvazione della farmacopea era il Collegio dei medici. Tale precisazione è necessaria poiché in passato l’opera mantovana fu giudicata da Corradi “cosa affatto privata e senza quel valore che dà l’autorità de’ principi o de’ magistrati consenzienti“ (Le prime farmacopee italiane ed in particolare dei ricettari fiorentini, Milano, 1887). L’ufficialità dell’opera è invece comprovata poiché l’anno della sua ristampa, cioè il 1559, coincise con quello della promulgazione degli Statuta Medicorum Mantuae, ovvero i regolamenti che disciplinavano la professione medica a garanzia della sua dignità e della sua tutela nei confronti degli abusivi. Il duca Guglielmo Gonzaga stabilì che gli Statuti avevano valore legale e che i seplasiari avevano l’obbligo di preparare i medicamenti così come indicato allo scopo di uniformare la pratica medica secondo le modalità prescrittive più corrette.
La farmacopea mantovana, scritta in lingua latina, fu pubblicata nel 1558 a Venezia dall’editore Vincenzo Valgrisi con il titolo di Antidotarium ex multis, optimisque authoribus Collectum, castigatum, et accurate digestum. La rarissima prima edizione è conservata nella biblioteca Comunale Teresiana di Mantova. La firma in alto è del proprietario del libro, Giovanni Costa , fratello del più famoso Filippo. La prima farmacopea fu edita a Firenze nel 1498 con il titolo di Novo Receptario composto dal famosissimo Chollegio degli eximii doctori della Arte et Medicina della inclita Ciptà di Firenze.
Farmacopee successive sono quelle di Barcellona ( 1511) e di Norimberga (1535). La farmacopea Mantovana del 1558 fu quindi la seconda in Italia e la quarta nel mondo. Molte delle ricette ospitate nell’Antidotarium furono riportate e commentate in lingua italiana da Filippo Costa nel suo Discorsi sopra le compositioni degli antidoti et medicamenti che più si costumano di dar per bocca del 1576. Questo testo è stato utilizzato in passato dai farmacisti per il corretto esercizio della professione.
Flippo Costa fu abilitato ad esercitare la professione di speziale nel 1571 divenendo ben presto titolare della farmacia del Re, già condotta dal padre Antonio e dallo zio, localizzata in contrada Montenero, cioè sul lato occidentale dell’attuale piazza Marconi. Il giovane Filippo divenne famoso all’epoca soprattutto per aver allestito nella sua farmacia un museo eclettico-naturalistico apprezzato da molti studiosi italiani come Ferrante Imperato, Pietro Antonio Mattioli, Melchiorre Guilandino, direttore dell’orto botanico di Padova e Ulisse Aldrovandi. Morì nel 1587 “di febbre in quattordici dì d’anni 37”. Gli appassionati di storia locale e di storia della medicina possono ora usufruire della traduzione di un documento importante frutto della fatica e competenza degli autori fin qui menzionati.
Di Andrea Zanca, direttore struttura Dermatologia ASST Mantova, membro Accademia Nazionale Virgiliana