I versi del confinamento, quel grido per ciò che manca scritto con parole luminose

Il premio terra di Virgilio fa dialogare i versi degli ospiti delle strutture protette con quelli di chi è libero, in due sezioni distinte, ma unite dalla ricerca della bellezza

Anche quest’anno è stato promosso il Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, giunto alla sua ottava edizione e parte integrante del Festival Mantova Poesia, curato dall’associazione di promozione sociale La Corte dei Poeti. La formula del premio è unica nel panorama nazionale perché aperta, nelle sezioni Vita di scienza e d’arte e L’ozio degli attivi, rispettivamente alla poesia di autori noti o esordienti e a quella di persone ospiti di strutture protette. I componimenti di entrambe le sezioni confluiscono nell’Antologia del Premio, che entra a far parte della collana Corte dei Poeti, presentata il 21 maggio alla Loggia del Grano di Mantova, nel corso di una cerimonia conclusiva.

Due ambiti creativi dialogano dunque tra loro, diversificati dal locus di appartenenza: aperto o protetto. Le comunità assistenziali, le carceri, le strutture riabilitative sono protette, come lo sono le vite organizzate all’interno di queste geografie, articolate in base a necessità di tutela, riabilitazione, assistenza.  Le due sezioni si connettono attraverso il linguaggio poetico, chiamandosi in modi insoliti e sorprendenti. Da tale intreccio viene un ideale, sottile dialogo. Si spalancano le stanze chiuse e da queste salgono alla ribalta, accanto ai versi di chi scrive libero nel suo altrove, le poesie protette, confinate.

Chi è confinato può ben rispondere al richiamo antico, eppure sempre aurorale della poesia, né più né meno di chi compone versi nella libera intimità della propria abitazione. Coloro cui il destino ha riservato pesi straordinari da portare, vanno anzi, con peculiare impegno, alla ricerca di sprazzi luminosi di parola che aprano spiragli su momenti di epifania.

I poeti della sezione L’ozio degli attivi partono da un locus confinato. Soprattutto in ambiti come carceri o residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, il confinamento comporta il fatto che operatori ad hoc vaglino ogni atto, ogni passaggio della partecipazione a un premio di poesia. Orari e modalità dello scrivere non sono, forzatamente, liberi. In molte strutture di questo tipo, per contro, sono attivi laboratori di scrittura con l’obiettivo di affinare e qualificare la creatività degli ospiti.

Nel recente passato le restrizioni dovute alla pandemia hanno ridotto le attività di queste oasi di scrittura e riflessione, ma nonostante questo ulteriore impedimento, gli ospiti delle tante strutture protette del nostro Paese hanno risposto numerosi, mostrando tutta la intrattenibile vitalità che si sviluppa in questo particolare ambito poetico.

Spesso dai versi proviene il grido aperto e disperato per tutto ciò che manca. Gli autori scrivono da luoghi che dicono già cosa è venuto a mancare: la propria casa innanzitutto, la vicinanza degli affetti, spesso la libertà. E poi la salute, l’agilità e l’abilità degli arti o della mente. Quest’ulteriore sottrazione di libertà, per tutelare una salute già minata, avvicina ancora di più alla fine. Oppure, avvicina alle piccole cose che non sono state impedite e lascia libero lo sguardo, pronto alla gioia.

Di Stefano Iori e Carla Villagrossi, Mantova Poesia-Festival Internazionale Virgilio

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