Uno studio analizza l’esperienza degli ospedali di ASST Mantova nelle prime ondate: gli esiti peggiori per la popolazione maschile e nelle età più avanzate, la mortalità generale è stata del 15,1 per cento
Sono 2.738 i pazienti Covid ricoverati fra il 26 febbraio 2020 e il 30 aprile 2021 negli ospedali di ASST Mantova. Di questi, 510 (pari al 17,30 per cento) sono deceduti. Altri 1.736 pazienti sono stati valutati nelle strutture di Pronto Soccorso (166 in questo caso i decessi, 9,6 per cento), per un totale di 4.474 persone prese in carico dall’azienda nell’ambito dell’emergenza pandemica e 676 decessi.
Ecco alcuni dei numeri analizzati da un gruppo di professionisti di ASST – main investigator Salvatore Casari, direttore della struttura Malattie Infettive – nell’ambito di uno studio pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Epidemiologia e Prevenzione. L’obiettivo della ricerca era descrivere l’andamento dell’epidemia nelle sue diverse fasi, incrociando i dati delle schede di dimissione con quelli del laboratorio analisi.
Si è osservato un esito peggiore sia in termini di mortalità che di gravità della malattia per il genere maschile rispetto al femminile e per le età più avanzate, nonché un miglioramento significativo degli esiti nella seconda e terza ondata rispetto alla prima.
Gli specialisti di ASST hanno classificato i reparti di ricovero in bassa intensità e in media-alta intensità: bassa intensità (malattie infettive, medicina generale, altri reparti internistici) per pazienti sottoposti a terapia medica, compresa l’ossigenoterapia anche ad alti flussi, ma non a ventilazione non invasiva, se non in proporzione trascurabile; media intensità (unità di terapia intensiva respiratoria, medicina d’urgenza, altri reparti di terapia semi-intensiva) per pazienti sottoposti di regola a ventilazione non invasiva e mai a intubazione oro-tracheale; alta intensità (rianimazioni) per pazienti sottoposti molto spesso a intubazione oro-tracheale e in alcuni casi a ventilazione non invasiva.
Tra i ricoverati, la classe di età prevalente è stata uguale o maggiore di 65 anni, con una tendenza a una riduzione nella terza ondata. La proporzione di ricoveri in reparti a media-alta intensità è aumentata in modo significativo nella seconda ondata rispetto alla prima.
La mortalità ha subito una significativa riduzione nella seconda e terza ondata nelle aree a bassa intensità, passando da 21,9 per cento a 14,3 per cento e poi a 12,7 per cento. È rimasta invece sostanzialmente costante nelle aree a media-alta intensità (rispettivamente 28,0, 29,6 e 28,3 per cento).
La mortalità dei pazienti con oltre 65 anni è stata del 26,7 per cento. Il genere femminile ha manifestato una minore mortalità, nonché una minore incidenza di ricoveri in media-alta intensità in tutte le fasi considerate. Infine, includendo anche i pazienti che erano stati valutati in Pronto Soccorso ma non ricoverati, la mortalità generale osservata è stata del 15,1 per cento.