Bozzolo: il primo ospedale nel Medioevo, fuori dalle mura

Il nucleo originario dell’attuale struttura, il nosocomio di San Lazzaro, ricostruito nel ‘700 e ampliato nell’800

A Bozzolo esistette sicuramente un ospedale medioevale del quale non si hanno tracce documentali, se non nella toponomastica antica, quando il termine occidentale della Via Storta Grande era denominato Capo dell’Ospedale. È certo che in quell’area si trovava una porta che immetteva in città e che l’edificio dell’ospedale (come usava all’epoca) era posto all’esterno dell’abitato, subito fuori le mura. Ed è altrettanto certo che l’area in cui sorgeva l’antico ospedale, dedicato a San Lazzaro, era più o meno la medesima su cui sorge e si è sviluppato l’ospedale odierno.

Nel 1583 il duca Vespasiano Gonzaga volle costruire a Bozzolo un nuovo ospedale, di cui diede i disegni lui stesso. Il duca morì nel 1591, probabilmente nel momento in cui la costruzione dell’ospedale di Bozzolo volgeva al termine. Un documento del 1592 che autorizza alcuni privati ad organizzare una festa da ballo in una sala del nuovo ospedale dimostra che l’edificio era costruito ed agibile, ma non ancora utilizzato per ricoverare infermi.

Il successore di Vespasiano, Giulio Cesare Gonzaga, preso da altri interessi non pensò a completare l’ospedale che, così, rimase incompiuto e inutilizzato. Dopo il 1630 e avendo subito varie traversìe e passaggi di proprietà l’ospedale di Vespasiano finì in proprietà a don Camillo, fratello del principe Scipione Gonzaga. Sotto la dominazione austriaca fu utilizzato come caserma e, dal 1859 al 1923, fu sede del Tribunale e della Pretura del Regno d’Italia.

L’unico ospedale che, tra mille difficoltà, rimaneva sempre attivo era l’antico ospedale di San Lazzaro. A partire dal 1776 una serie di lasciti e donazioni permise ai tre amministratori del tempo,  Giuseppe Sanderi, Carlo Galli e il capitano Marchetti, di avviare una parziale ricostruzione dell’ospedale che nel 1779 poteva offrire sei letti in un ambiente confortevole, seppure incompleto.

Mettendoci sostanze proprie e sollecitando donazioni dai cittadini più facoltosi di Bozzolo i tre riuscirono a portare a termine il nuovo edificio, fino a renderlo capace di ospitare 26 posti letto. L’operazione andò in porto anche grazie ai buoni auspici dell’ispettore agli ospedali della Lombardia Austriaca Pietro Moscati che ispezionò tutti gli ospedali del mantovano nel 1780 e favorì alcune importanti devoluzioni di beni patrimoniali da parte dell’amministrazione austriaca, con la partecipazione dello stesso imperatore Giuseppe II°.

Tra il 1789 e il 1821 gli amministratori portarono avanti una politica di acquisizione di terreni e fabbricati confinanti con l’area dell’ospedale finché, nel 1822, si diede inizio ad un progetto di ampliamento che portò quasi a raddoppiare la capacità ricettiva dell’ospedale.


Fonti: Giovanni Boriani, Storia di Bozzolo, Ed. CassaRurale Artigiana di Bozzolo, 1984

Alberto Ferrari, Il nobile edificio dell’Ospedale di Bozzolo, Gazzetta di Mantova 26-03-2010

 

Gilberto Roccabianca è uno storico locale. È stato dirigente negli ospedali di Verona e di Mantova. Appassionato di storia della sanità mantovana, pubblica sul nostro magazine dal 2012.

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