Un percorso formativo per aiutare i professionisti a capire le culture straniere, migliorando il dialogo con i pazienti della struttura
Un percorso per migliorare la comprensione dei pazienti stranieri, della loro cultura, del loro mondo. L’etno-psichiatria sbarca alle Rems, grazie a quattro incontri studiati per aiutare gli operatori nel loro approccio alla transculturalità.
L’iniziativa, che si svolge parte in presenza nella struttura di Castiglione delle Stiviere e parte online ed è promossa da Sol.co Mantova, coinvolge un gruppo di circa 30 professionisti fra psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori professionali, infermieri, operatori socio sanitari, educatori professionali.
Il via l’11 ottobre con i relatori Luciana Bianchera e Giorgio Cavicchioli, che hanno parlato di migrazione e sradicamento: il significato psichico dello sradicamento e i principali meccanismi di compensazione individuali e gruppali.
Il 25 ottobre in cattedra di nuovo Luciana Bianchera con Alba Ospina per affrontare il tema degli elementi normativi e giuridici in materia di migrazione, terminologia e aggiornamenti legislativi: il reato come espressione di disadattamento, sindrome post traumatica e incomprensibilità della realtà di accoglienza.
Il prossimo appuntamento sarà il 15 novembre, sempre con Luciana Bianchera e Leonardo Montecchi, che spiegheranno come la percezione culturale del reato cambi a seconda delle diverse esperienze: violenza e aggressività come emergenti di doppia assenza, crisi della presenza, incapacità di mentalizzare e rappresentazione del futuro.
Per concludere, il 29 novembre sarà la volta degli elementi di etno-clinica, con Bianchera e Salvatore Inglese, etno-psichiatra: transfer e contro-transfer culturale, il vissuto degli operatori e delle équipe nella relazione con l’ospite straniero.
Il 25 per cento dei pazienti delle Rems sono stranieri. Tra questi, il 69 per cento proviene dall’Africa (41 per cento dall’Africa Subsahariana e 28 per centro dall’Africa Nord), il 19 per cento dal resto dell’Europa, l’11 per cento dall’Asia. ASST, per altro, ha ormai consolidato da anni, per tutta l’azienda, un servizio di mediazione culturale e interpretariato al telefono o in presenza di un mediatore.