Quando le donne subiscono la violenza e non denunciano

A volte un fenomeno transgenerazionale. A rischio anche la salute mentale dei figli. In campo la Psicologia Clinica

Maria si presenta al Pronto Soccorso accompagnata da un’amica dopo una violenta lite con il marito. Riporta lividi impressionanti lungo tutta la schiena, ecchimosi al volto, è in uno stato mentale di shock, alterna momenti di pianto a dirotto con altri di silenzio e apatia. Racconta l’accaduto, dice che era successo altre volte ma mai con questa intensità. Mi dice che in casa è presente anche un bambino di pochi mesi che certamente ha sentito le sue urla. Le liti scoppiano per i più svariati motivi, dalla stanchezza , alla gelosia, a motivi apparentemente futili come la pasta scotta.

Della propria storia racconta di essere cresciuta senza padre , e con una madre troppo impegnata a lavorare per portare avanti la famiglia. Durante il colloquio cerco di mostrare la necessità di sporgere denuncia per permettere interventi a sua tutela e del bambino, ma la signora rifiuta fermamente, dice che non vuole che suo figlio cresca senza un padre, come è successo a lei.

Marta arriva al Pronto Soccorso in ambulanza dopo una brutta caduta “dalle scale”. La incontro perché piangendo confessa

Andrea Benlodi

all’infermiera che è caduta dalle scale, ma perché “si stava picchiando col marito”.  Anche Marta parla delle botte come di un elemento consueto nell’ambito della relazione di coppia, accadeva anche ai suoi genitori, specialmente quando il padre tornava ubriaco proprio come il nonno materno che poi se la prendeva con la nonna. Anche lei non vuole denunciare il marito, le botte hanno sempre fatto parte della sua vita, e non si preoccupa che i figli vengano sottoposti a “violenza assistita”, è capitato anche a lei: “Sono sopravvissuta e mi sono fatta anch’io la mia famiglia ugualmente”.

Nell’ambito delle attività della Struttura di Psicologia Clinica è prevista la consulenza in Pronto Soccorso alle donne vittime di violenza, a tutela della donna e dei bambini, se presenti in famiglia. Lo scoglio principale da affrontare riguarda la difficoltà della donna a denunciare l’aggressore. Nei casi sopra esposti emerge come il contesto di violenza venga sostenuto da problematiche personali: nel primo caso la violenza viene tollerata per poter scrivere un destino diverso per il proprio figlio, ed inoltre le continue osservazioni anche aggressive da parte del marito, fanno sentire la donna “sotto i fari”, in contrasto con la disattenzione materna e l’assenza paterna che ha subito nell’infanzia.

Nel secondo caso, la violenza assume il carattere di fenomeno transgenerazionale: tramandato, riconosciuto come tipico delle relazioni di coppia, e pertanto tollerato. L’obiettivo della presa in carico è quello di portare queste donne a riconoscere come disfunzionali questi loro atteggiamenti, anche e soprattutto per la tutela della salute mentale dei figli. La violenza assistita nei bambini causa alterazione cerebrale, distorsione dei legami di attaccamento, mancata regolazione affettiva come per esempio della rabbia , disattivazione dell’empatia, disturbi del pensiero, intellettivi e della memoria, disturbi alimentari e di personalità in adolescenza.

Nell’ambito delle attività della Struttura di Psicologia Clinica è prevista la consulenza il Pronto Soccorso alle donne vittime di violenza.

Benlodi


Andrea Benlodi è il responsabile della Psicologia Clinica. 

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