I giorni festivi e i fine settimana i momenti più a rischio, assistite pazienti fra i 16 e gli 84 anni
Nelle strutture di Pronto Soccorso di ASST è attivo il percorso Donna VIVI, per l’accoglienza delle vittime di violenza. Un’équipe multidisciplinare si prende cura della donna e risponde alle sue esigenze in un ambiente protetto. Angela Furini, medico responsabile del percorso, analizza il fenomeno e descrive il servizio che ASST offre alle pazienti.
Quanti casi si registrano? Che età hanno e qual è la categoria sociale di appartenenza delle donne che chiedono il vostro aiuto?
I numeri nella nostra provincia vanno estrapolati su un doppio binario. Ci sono donne che si rivolgono alle strutture di Pronto Soccorso, non solo aziendali: circa il 60-70 per cento dei casi. Altre ai servizi e alle associazioni che le assistono. Le strutture di Pronto Soccorso di ASST Mantova registrano circa un caso ogni due giorni in media, con distribuzione piuttosto disomogenea in relazione ai periodi dell’anno. Mentre durante il lockdown le vittime di violenza non si presentavano al Pronto Soccorso, con le riaperture si sono registrate impennate con anche 3-4 accessi al giorno nelle prime settimane. I momenti più a rischio si sono confermati i fine settimana e i giorni festivi, in linea con quanto osservato negli anni precedenti. Le pazienti che abbiamo assistito erano nella fascia di età dai 16 agli 84 anni, senza differenze significative riguardo all’etnia, al titolo di studio e all’attività lavorativa: purtroppo si tratta di un fenomeno trasversale, anche a livello nazionale.
Quante sono le donne che denunciano rispetto al totale? Quali sono i motivi che le trattengono dal denunciare?
Le donne che realmente sporgono denuncia rappresentano ancora una minoranza, in particolare è frequente che una donna dopo un accesso al Pronto Soccorso presenti una denuncia che viene successivamente ritirata. In questo contesto stiamo però assistendo a un cambiamento: l’operatore sanitario che viene a conoscenza di episodi di violenza di genere, familiare e assistita, ha il dovere di presentare alle autorità una denuncia d’ufficio. Ciò psicologicamente solleva la donna sia dai sensi di colpa che spesso prova nel denunciare un compagno che frequentemente è il padre dei suoi figli, sia dalla paura di ulteriori ritorsioni.
Cosa offre ASST per accogliere queste donne?
Dal 2014 in ASST gli interventi a supporto delle vittime di violenza sono stati dichiarati e condivisi in un protocollo diagnostico terapeutico dedicato. Si tratta di un percorso multidisciplinare che vede vari specialisti e dipartimenti collaborare per individuare la miglior strategia di intervento. Abbiamo così creato una sinergia a livello aziendale che vede il medico del Pronto Soccorso, lo psicologo, l’assistente sociale, la mediatrice culturale e il ginecologo – per i casi di violenza sessuale – realizzare un progetto in grado di rispondere non solo in emergenza alle necessità della donna, ma anche in prospettiva di dare avvio all’inserimento nella rete territoriale. In emergenza offriamo alla donna tutela, risposta ai fabbisogni clinici e ascolto in uno spazio dedicato dove, se necessario, le donne vengono ospitate anche con figli minori in attesa dei colloqui con i servizi sociali e le associazioni specifiche. Nei locali attigui al Pronto Soccorso è inoltre presente una stazione di Polizia dove la donna può presentare denuncia senza necessità di lasciare l’ospedale.
Qual è la forza del percorso Donna VIVI?
La forza del nostro percorso è la modalità di lavoro in rete. Negli anni abbiamo sperimentato come le necessità delle donne vittime di violenza stiano diventando sempre più complesse e come sia improbabile che un singolo servizio riesca a soddisfarle tutte. L’approccio di rete, sia intraziendale, sia partecipando al tavolo interistituzionale a supporto della violenza di genere della nostra provincia, ci consente di strutturare interventi complessi per far sì che il momento dell’accesso al Pronto Soccorso rappresenti l’inizio di una presa in carico e di un sostegno che possano concretamente aiutare la donna a uscire dal tunnel della violenza.
Angela Furini, responsabile del percorso donna VIVI