Ospedale di Viadana, una storia che inizia nel 1462

Nel 1518 la sede è nella parrocchia di Santa Maria, ricovero per miserabili, infermi, esposti e pellegrini

Le prime notizie certe sull’esistenza di un ospedale, sotto il titolo di San Pietro, in Viadana risalgono al 1462. Qualche anno dopo, 1468, la Comunità di Viadana emanò uno statuto che fissava le norme atte a garantire una corretta gestione e amministrazione dell’ospedale. Intorno al 1518 il predetto ospedale fu insediato in un nuovo edificio in parrocchia di Santa Maria, appena fuori le mura della città con funzioni di ricovero per miserabili e infermi, cura degli esposti e albergo per pellegrini.

Un preesistente ospedale Ravizza di Cicognara fu sciolto e le relative rendite furono devolute al nuovo ospedale cittadino, detto anche Ospedal Grande. Il consiglio di amministrazione era composto da 8 presidenti nelle persone dell’arciprete di Santa Maria, del Padre Guardiano dei francescani, del priore di San Nicola da Tolentino, del Podestà, e di quattro cittadini nominati dal Consiglio della Comunità. La gestione era affidata ad uno o due massari eletti pro-tempore dai medesimi presidenti.

Il personale dell’ospedale era composto da un notaio, un cappellano, e un piccolo numero di offiziali e personale di assistenza. Il servizio medico, chirurgico e farmaceutico veniva prestato da professionisti convenzionati con l’ospedale. Allo stesso modo se c’era necessità di assistere una partoriente si faceva ricorso ad una levatrice del posto.

Le entrate dell’ospedale derivavano da una decina di pezze di terra per un totale di 60 ettari e da elemosine, lasciti ed elargizioni da privati cittadini. Da documenti di metà settecento risulta che, anziché ricoverare i malati bisognosi, si preferiva prestare le cure direttamente a domicilio.

I ricoverati erano, per lo più, pellegrini di passaggio o soldati della guarnigione. A causa delle guerre ricorrenti a quell’epoca l’ospedale era ridotto alle sole mura, le stanze di degenza erano prive di letti e di suppellettili, per cui i rari ricoverati erano costretti a giacere sul pavimento, adagiati su pochi cenci raccattati qua e là.

La situazione migliorò solo dal 1784, dopo la soppressione forzata delle congregazioni religiose, quando l’ospedale fu spostato nei locali, riadattati, dell’ex convento dei benedettini e cominciarono ad affluire numerose e ricorrenti donazione da parte dei cittadini viadanesi. Ad inizio ‘800 l’ospedale ospitava regolarmente cinque infermi al giorno e un certo numero di esposti, forse una dozzina.

Nel corso dell’ottocento andò via via aumentando il numero degli assistiti. Gli esposti aumentavano di numero, anche perché ora vi affluivano anche orfanelli provenienti dai paesi vicini. Nel 1816 le strutture ricettive dell’ospedale furono messe in crisi da un’epidemia di tifo petecchiale e nel 1848 vi furono ricoverati quasi 2.000 ammalati e feriti appartenenti alle truppe di volontari napoletani, toscani e modenesi che avevano combattuto nella battaglia di Montanara e Curtatone. Dopo 50 anni di discussioni, nel 1882, si decise di trasferire l’ospedale nei fabbricati dell’ ex-convento Sorini, al tempo occupati dall’ orfanotrofio maschile. Nello stesso anno si avviarono lavori di ristrutturazione e il nuovo ospedale iniziò le sue attività a partire dal 1884.

da A. Ghinzelli, Storia delle istituzioni viadanesi

 

Gilberto Roccabianca è uno storico locale. È stato dirigente negli ospedali di Verona e di Mantova. Appassionato di storia della sanità mantovana, pubblica sul nostro magazine dal 2012.

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