Anticorpi monoclonali, efficaci nella fase precoce del virus

L’infettivologo: “Da somministrare solo ad alcune tipologie di pazienti”

Salvatore Casari, Direttore delle Malattie Infettive di ASST Mantova
Salvatore Casari, Direttore delle Malattie Infettive di ASST Mantova

All’inizio di aprile, un uomo di 53 anni residente nel Mantovano ha ricevuto gli anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2.  Si tratta del primo paziente di ASST trattato con la nuova terapia, una nuova arma contro la pandemia. Il direttore delle Malattie Infettive Salvatore Casari ha stilato un protocollo per l’uso di questi farmaci e approfondisce questo argomento di grande interesse. 

Cosa sono gli anticorpi monoclonali e come agiscono? 

Si tratta di anticorpi prodotti in laboratorio, che si legano alla proteina Spike del virus SARS-CoV-2, impedendone il legame con i recettori delle cellule umane. Agiscono quindi evitando la penetrazione del virus nella cellula e per questo sono attivi nelle fasi precoci di malattia.

A quali pazienti vengono somministrati? 

Proprio perché sono attivi all’inizio della malattia, e come da indicazione della scheda tecnica dei farmaci, le persone destinatarie della terapia dovranno avere l’infezione da non più di 10 giorni e presentare una sintomatologia lieve o moderata (ad esempio febbre, tosse, perdita dell’olfatto, ndr), ma non dovranno avere insufficienza respiratoria, cioè non dovranno richiedere la somministrazione di ossigeno. Questo perché se la malattia fosse avanzata questi farmaci sarebbero inefficaci. Inoltre, poiché il rischio di progressione clinica severa non è uguale per tutti i pazienti, la terapia è prescrivibile in caso di specifiche condizioni patologiche, come obesità, diabete mellito non controllato, immunodeficienza, malattia cardiaca o cerebrovascolare avanzate, bronchite cronica oppure dialisi. Il trattamento è quindi limitato a precise tipologie di pazienti, che hanno un’alta probabilità di peggioramento, che potrebbe determinarne il ricovero, eventualmente anche in Terapia Intensiva.

Cosa prevede il protocollo messo in campo da ASST? 

Si tratta di un documento che prevede la sinergia fra vari professionisti, preparato con la collaborazione del direttore della Medicina d’urgenza e Pronto Soccorso, Massimo Amato, e con il direttore della Farmacia, Maria Eugenia Borghesi. Il Centro Servizi raccoglie le proposte di trattamento e coordina le attività. L’infettivologo prescrive il farmaco, valuta il paziente, verifica che siano rispettati i criteri di selezione, prescrive la terapia e compila la prescrizione. Al farmacista aziendale compete l’approvvigionamento dei farmaci – da ritirare al centro hub dell’ASST Cremona – e la loro dispensazione al Pronto Soccorso, che a sua volta gestisce la somministrazione e sorveglia il paziente. La terapia è somministrata all’interno di uno dei moduli abitativi adiacenti alla struttura, a cura di medici e infermieri.

Chi può proporre il trattamento? 

Le proposte di trattamento potranno pervenire dal medico di medicina generale, dal pediatra di libera scelta, dal medico delle USCA, dal medico di Pronto Soccorso. In tutti i casi la proposta dovrà essere confermata dall’Infettivologo, che dovrà confermare o meno l’indicazione al trattamento. Inoltre, è anche possibile che il paziente sia individuato dal medico di una struttura di ricovero dell’ASST, dove è degente per causa diversa dal Covid (ad esempio per un trauma o un intervento chirurgico), in seguito a un riscontro occasionale nel corso degli screening di ricovero.

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