Ritratto allo specchio e altri volti

Il Consultorio di Goito ha organizzato un ciclo di incontri tutto al femminile, condotto dalle assistenti sociali Roberta Pasotti e Leonarda D’Apolito e dalla psicologa Elisabetta Fronzoli. Il gruppo, che si è soprannominato Fight club, ha realizzato un’esperienza di scrittura collettiva, dalla quale è nato il racconto a più mani che pubblicheremo a puntate in questa rubrica. Il titolo del racconto è ‘Ritratto allo specchio e altri volti’. Quella che segue è la seconda puntata. Le altre puntate sui prossimi numeri di Mantova Salute.

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Sì … in effetti qualcosa mancava … e di lì a poco lo avrebbe scoperto!!! Eleonora ricordò che da piccola aveva sempre sognato di fare del bene agli altri, per quello aveva studiato per diventare infermiera. Ma non era solo un desiderio da bimba o una vocazione, era proprio come se dentro di lei ci fosse un dono; e proprio quel dono stava emergendo. Nel pomeriggio seguente, mentre fuori c’era il temporale, Eleonora si sedette sulla poltrona vicino al camino, intanto Marie Luz stava preparando una tisana in attesa di altri amici che venivano a trovarla tutte le settimane. Quando entrarono vide che erano una giovane coppia, Carolina e Juan con un bel bambino di nome Pablo, moro, con dei bellissimi occhioni neri … I ragazzi erano amici di vecchia data, venivano a portare merce di scambio, visto che abitavano in riva al mare. Arrivavano solitamente con del pesce ma, non solo, anche con delle spezie che venivano da oltre oceano e servivano per preparare pozioni misteriose. I ragazzi scambiavano la loro merce con coperte colorate che rivendevano sulle spiagge, allestendo banchetti colorati durante i mercati rionali. Erano molto simpatici e cordiali quindi fecero subito amicizia con Eleonora che con la sua dolcezza si fece apprezzare subito. Le chiesero se anche lei fosse lì per imparare da Marie Luz, come altre persone che di solito si trovavano in quella casa…

Marie Luz insegnava le sue doti e spesso teneva delle lezioni alla gente interessata, ma difficilmente trovava terreno fertile … Nel senso che non tutti avevano i doni che servivano a diventare dei curanderos. – Si può studiare anche per tutta la vita ma se non si ha la perla dentro al cuore non si può fare molta strada. – Eleonora rispose che purtroppo si era slogata un piede ed era lì per guarire, Carolina sorridendo le disse che era stata fortunata ad arrivare lì, era nel posto giusto. Verso sera si salutarono e andarono a dormire, sapendo che al mattino sarebbero partiti presto per il ritorno. Eleonora disse loro di partire alle 05.00, pur non sapendo bene il perché di quel consiglio, si sentiva di doverglielo dire. I ragazzi, nonostante volessero partire alle 6.00 seguirono il consiglio di Eleonora, salirono sul loro calesse e si incamminarono per Paruro; ci sarebbero voluti due giorni di viaggio x arrivare a casa. Il loro era un viaggio di lavoro se fossero partiti presto avrebbero trovato più clienti disposti a comprare, quindi non gli dispiacque cambiare programma. Dopo qualche ora, verso le 07.30, arrivarono Alonso e Mariano, un po’ spaventati e dissero che avevano trovato una brutta frana che aveva distrutto la strada. I ragazzi erano salvi perché per fortuna erano passati di là un’ora prima.

Fu così che Eleonora si sentì dei brividi attraversare il corpo e capì che la sensazione che aveva avuto era proprio di protezione da una possibile disgrazia. Marie Luz a quel punto le svelò che la tisana del giorno prima era stata preparata apposta per accentuare i doni delle persone che possiedono la perla del cuore, e lei era proprio una di quelle! Marie Luz disse ad Eleonora che era felice di aver scoperto questo in lei, ma che le novità non erano finite … ci sarebbero state delle attività che avrebbero dovuto fare, se fosse stata disposta a saperne di più. Naturalmente Eleonora accettò questo “regalo” che le si stava presentando davanti. Dopo pranzo, Eleonora, entusiasta si preparò alla sua prima “iniziazione” … anche se quel termine poteva sembrare preoccupante, il pensiero non la disturbava affatto. Marie Luz era stata chiara e le aveva spiegato che era solo un modo per dire che di lì a poco sarebbe iniziato “qualcosa di nuovo” e ad Eleonora sembrava fantastico. Marie Luz mise una candela accesa fuori dalla porta con una scritta che ordinava di “non disturbare” … poi chiese ad Eleonora di sdraiarsi su un tappeto colorato e caldo, intanto spense quasi tutte le luci, lasciò solo una candela fioca … ci buttò sopra un po’ di incenso … e la stanza si riempì di un gradevole aroma di frutta e spezie … Marie Luz iniziò a cantare, una melodia dolce si diffuse nell’ambiente. Con una piccola campana batteva dei colpi ogni tanto … prese una candelina lunga, la accese e chiese ad Eleonora di chiudere gli occhi … intanto la fece passare intorno al suo corpo, come per purificare tutte le energie e i pensieri negativi. Il rituale durò un paio d’ore … alla fine Eleonora si addormentò. Marie Luz riaccese le luci e tolse la candela, lo stesso fece con il cartello all’esterno e mise sul fuoco una tisana. Quando Eleonora si svegliò, bevve tutta la tisana e si sentì “nuova”.

La sensazione era proprio quella di essere una persona nuova. La tisana le fece venire un forte mal di pancia e ad Eleonora venne l’istinto di togliersi il dolore … sì! Toglierlo come si toglie un vestito che punge. E come per magia il dolore scomparve … Ecco!!! Aveva scoperto il secondo dono della perla del cuore… Ce ne sarebbero stati altri? A volte, poteva anche accadere ma di solito le persone che avevano fatto questa esperienza ne avevano scoperti due. (RobyBoscaini)

Eleonora era entusiasta e meravigliata allo stesso tempo: si era fidata subito e completamente di una perfetta sconosciuta, che le aveva dato libero accesso alla sua casa, alle sue antiche conoscenze, alla sua vita. E ora, dopo pochissimi giorni dall’incidente, la sua caviglia pareva totalmente sana come se nulla fosse accaduto; e la sua anima inquieta, che aveva tanto desiderato un viaggio nella sua solitudine ed introspezione, in luoghi così affascinanti e maestosi, si sentiva serena e rilassata. Aveva ricevuto due grandissimi doni e sentiva la magia ovunque.

Doveva capire cosa fare dei suoi restanti giorni di vacanza: le sarebbe piaciuto trascorrere ancora una settimana di convalescenza con Marie Luz, ma era oggettivamente e incredibilmente guarita e avrebbe potuto riprendere il suo cammino non appena avesse voluto. La sera stessa a cena ne parlò con la sua speciale curatrice, per la quale aveva iniziato a provare grande stima e ammirazione. Aveva perfino pensato che il terzo dono fosse proprio aver incontrato lei, con quel misto di dolcezza e determinazione, saggezza e semplicità, con quegli occhi vispi, intuitivi e allo stesso tempo scevri da ogni giudizio. Quanto l’aveva resa felice conoscere una persona come lei? Tutte las curanderas erano così? Se fosse rimasta lì per sempre sarebbe diventata anche lei come Marie Luz? Una luce, un faro, il potere in una mano, in un sorriso, una perla nel cuore…

Decise così di confrontarsi proprio con la sua inconfondibile ospite, che comunque secondo Eleonora era unica al mondo, diversa da ogni altra curandera, o peruviana, o persona.
Quella sera stranamente non ricevettero visite e nessuno chiese aiuto o conforto a Marie Luz. Era la prima volta che cenarono insieme indisturbate, solo loro due e, tra un discorso e l’altro, parlarono per tutta la notte fino a veder nascere il sole. Eleonora non pensava di poter reggere conversazioni tanto lunghe quanto profonde e complicate nella lingua spagnola. Eppure percepiva le parole di Marie Luz come fossero pronunciate in italiano e a lei le sue venivano fuori fluidamente e naturalmente in un idioma diverso dal suo. Quando se ne rese conto le suonò tutto così inverosimile. Ma erano troppo prese dai loro discorsi e accantonò questo pensiero velocemente con un lieve sorriso di stupore.

Raccontò a Marie Luz quello che aveva vissuto negli ultimi anni in Italia e ciò che l’aveva spinta a lasciare tutto e tutti, almeno per qualche settimana, e partire da sola, alla ricerca di qualcosa che non sapeva neanche lei. O forse sì, voleva solo un po’ di pace, tranquillità, potenza della natura, gioia di vivere, silenzi. Ma da quel viaggio stava ricevendo molto di più e si sentiva ancora incredula e sconcertata per questo.

Mentre parlava, e la sua amica l’ascoltava con comprensione e partecipazione, si accorse però che Marie Luz aveva avuto due o tre momenti in cui il suo sguardo si era incupito e rattristato. Forse era solo stanca, poverina! Erano già le 5 del mattino! “Andate a letto ora!” si disse tra sé e sé.

Ma Eleonora sentì ancora una volta una certezza che le arrivava dal cuore, come quella sera in cui consigliò ai ragazzi di anticipare la partenza di un’ora. E così dal nulla le chiese: “Quindi anche las curanderas soffrono, vero? Non esiste una cura per tutto?”

La donna più anziana sorrise perché riconobbe subito il dono di Eleonora nella sua domanda. Era davvero orgogliosa di quella ragazza così brillante e così semplicemente umile, sembrava caduta dal cielo come una stella. Poi le tornò di nuovo tutto in mente e rispose: “No, Eleonora. Credi davvero che siamo magiche? Magari un po’ lo siamo, o forse ci crediamo solamente più di tanti altri, siamo più sintonizzate con l’Universo, col potere della mente, della natura, dei doni, della Gratitudine, e questo fa sicuramente la differenza, ma la vita deve seguire il suo corso e certe situazioni o persone ad un certo punto si devono lasciare andare.”

“Chi ti ha abbandonato, Marie Luz?” domandò diretta la ragazza italiana.

“Mio marito cinque anni fa è stato travolto da una frana ed il suo corpo senza vita è stato ritrovato solamente dopo sei giorni. Non ho potuto fare nulla per lui. Lui che ha sempre creduto in me e nei miei “poteri magici”, li chiamava così, ero la sua fatina, diceva che avevo le ali. Lui era convinto che io sapessi volare. E magari sotto quella frana si sarà anche aspettato che io riuscissi a volare da lui e a portarlo in salvo. Invece sono corsa lì a cercarlo, pioveva a dirotto, ma mi hanno portato via perché il luogo era ancora pericoloso e inagibile. Ha piovuto per giorni. Non ho potuto fare nulla per lui e per altre venti persone che sono morte quel giorno. E stavo quasi per buttare tutto all’aria, sai? Un po’ come è venuto in mente anche a te. Penso sia normale chiedersi come si possa continuare ad aiutare gli altri, se noi per primi stiamo male e non sappiamo aiutare noi stessi e le persone che più amiamo.”

“Come ne sei uscita allora?”, domandò Eleonora, ormai completamente immersa nella storia.

“Non l’ho deciso io, ma il mio cuore. I primi 21 giorni successivi alla sua morte, avevo smesso di lavarmi, mangiare, dormire.. E avevano tutti rispettato la mia decisione di rimanere sola, in silenzio, senza il minimo aiuto o conforto. Avevano dovuto accettarlo in realtà. Io ero totalmente ferma, irremovibile, glaciale: non volevo più saperne di nessuno, del paese, di malattie.

Ma un giorno una bimba bellissima venne a bussare alla mia porta con tanta foga e insistenza che dovetti almeno aprire e darle ascolto. Piangeva, mi disse che la sua mamma stava partorendo il suo fratellino, ma stavano morendo entrambi, gli altri ci avevano provato, ma non riuscivano ad aiutarli, avevano bisogno di me. Io ero uno straccio, quasi non stavo più in piedi dalla debolezza fisica e mentale, ma non riuscii a chiuderle la porta in faccia. Lei prese la mia mano come fosse la cosa più naturale del mondo. E in quella piccola stretta di mano così decisa e sicura, io per un attimo sentii un contatto diverso, una presa grande, forte e rassicurante, come solo mio marito Marcos sapeva tenermi.

Senza pensare a niente corsi a salvare quella mamma e quel bambino podalico che proprio non riusciva a nascere, stavano perdendo conoscenza entrambi. Ma poi ce l’abbiamo fatta e subito dopo io non ricordo più nulla, sono svenuta. Mi sono risvegliata con il piccolo Marcos che dormiva sul mio petto. Sì, lo hanno chiamato come mio marito! Ed è un po’ come figlio mio ormai, lo sai? Mi hanno fatto restare lì da loro per qualche giorno, con la scusa che avevano bisogno di me a causa di quel parto cesareo d’urgenza, abbastanza complicato e invasivo. In realtà avevamo bisogno l’uno dell’altro. Loro mi hanno rimesso in piedi, aiutato a mangiare di nuovo, a dormire sonni tranquilli, a sentirmi utile e importante. Dormivo in camera con i bambini, Marisol ogni sera raccontava delle favole al suo piccolo fratellino e anche a me, che avevo bisogno di tornare a crederci. Ora lei ha 10 anni e Marcos ne ha 5, assomigliano tanto a due angeli e spesso nei loro occhi rivedo quelli del mio più grande amore e nelle loro manine piccole dentro le mie, mi sembra ancora di sentire le sue.

È così che sono tornata ad aiutare gli altri, è così che sono tornata a vivere e a dare un senso ad ogni giorno.”

Dopo una breve pausa, le tornò il sorriso rilassato e sereno di sempre e continuò: “forse prima volevi arrivare a chiedermi cosa sia meglio per te in questo momento. Sei pronta a ripartire? Puoi andare e tornare qui quando vuoi, lo sai? Sarai sempre la benvenuta, anche se ci conosciamo da poco tempo, ti sento molto vicina e so che saremo sempre amiche.”

Eleonora aveva gli occhi pieni di lacrime, le chiese solo: “vorrei restare ancora due o tre giorni con te, poi riprendo la mia strada, va bene?”

 

Il giorno dopo arrivarono a casa di Marie Luz un uomo con una fede al dito, una donna e un bimbo disabile su una sedia a rotelle, avevano fatto tanta strada, avevano bisogno di lei. (SJ.)

 

Nel guardare i suoi amici, per la prima volta pensò che sarebbe potuta restare in Perù. Questo pensiero la destabilizzò, ebbe come un attimo di sospensione… nella sua mente si affollarono luoghi e persone del suo paese; lasciarli, abbandonarli per stare in un posto conosciuto in un viaggio? Sentì una stretta al cuore, ma poi le vennero in mente le parole di un ex innamorato. Andare avanti non vuol dire dimenticare, le cose belle si portano dentro per sempre. Lasciare il suo lavoro, le amicizie di una vita, i suoi genitori ?

Ogni immagine dell’Italia, le si presentava in quel momento densa di bellezza e di amore, eppure la sentiva come sospesa, conclusa. Tutto ciò che si chiude, pensò, rimane nella sua essenza, questo pensiero la consolò. Non erano passati molti mesi dall’arrivo in Perù eppure sentiva che questo mondo le interessava a tal punto da volerci rimanere. I luoghi che aveva visitato erano meravigliosi ma, il punto non era questo. Davanti a lei aveva Diego, Mary Luz, il piccolo Pedro; erano loro che le avevano restituito un modo nuovo di vedere la vita. Per questo si stava chiedendo se sarebbe stato utile chiedere un prolungamento del soggiorno.

Decise di chiamare sua madre : “Pronto mamma”

“Ciao Eleonora come stai? É da giorni che non chiami , io e tuo padre eravamo preoccupati.”

“Certo mamma, come sempre dimenticate i miei anni!”

Sentì la madre sorridere per l’evidenza di rapportarsi a una donna adulta, come se fosse ancora la sua bambina,

“ Ma come stai? “ rispose.

Eleonora cominciò a raccontare nei particolari , come solo lei sapeva fare. Si dilungò sulla scoperta di questa sua indole o dono. Sulla sorprendente possibilità di curare non solo attraverso la scienza, ma anche grazie ad ataviche e antiche conoscenze da sempre appartenute inconsapevolmente all’uomo. Eleonora avrebbe avuto desiderio di apprenderle. Si perse, poi, nel presentare i nuovi amici, nei tanti dettagli che facevano di loro persone uniche.

La mamma riuscì a immaginare e anticipare quello che la figlia le stava per dire.

“Eleonora, ho la sensazione che tu non voglia tornare “ le disse.

A queste parole si sentì sollevata, infatti non avrebbe perso tempo a motivare la sua decisione che man man diventava sempre più chiara. Lei era consapevole che per i suoi genitori, saperla lontana sarebbe stato doloroso, ma le parole di sua madre avevano un qualcosa di liberatorio. Quando finì di parlare le bastò comunicare l’indirizzo dove inviare i vestiti e parte del necessario. Non aveva denaro sufficiente per arredare la stanza che i nuovi amici le avevano proposto.

Madre e figlia si lasciarono con un solo accordo : quello di ritrovarsi qualora la salute di uno dei due genitori fosse vacillata. Conclusa la telefonata tirò un sospiro di sollievo. Era felice.

Era partita per un viaggio di A/R ma, l’incontro con persone speciali le avevano cambiato prospettiva.

Era pronta a ricominciare.(Leonarda D.)

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