Massimo Franchini, direttore della Medicina Trasfusionale ringrazia tutti i colleghi per avere creduto nel progetto
Si riporta il discorso di Massimo Franchini, direttore del SIMT dell’ASST di Mantova, in occasione della visita al reparto dell’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera (23 maggio).
Ringrazio l’assessore Giulio Gallera per la visita al Servizio Trasfusionale del Poma. Mantova, assieme a Pavia, è stata la sede della sperimentazione sul plasma iperimmune.
Vi voglio dare solo alcuni flash, molto rapidamente. L’8 maggio si è chiusa la fase 1 anche per la sperimentazione sul plasma iperimmune. Mantova e Pavia insieme: siamo partiti lo stesso giorno arruolando il primo paziente ed abbiamo terminato lo stesso giorno. Il Protocollo Pavia-Mantova è stato il primo protocollo sul plasma iperimmune nel mondo occidentale: in meno di un mese abbiamo disegnato, registrato, fatto approvare e realizzato lo studio. Se ci penso, è stata una cosa pazzesca, tenendo conto che solo la prima fase, quella della progettazione, richiede generalmente dai 3 ai 6 mesi!
Come è nato tutto? L’epidemia è arrivata in Italia il 21 febbraio e rapidamente si è diffusa in tutta la regione con una violenza senza precedenti, come un’esplosione atomica. Il mondo non era assolutamente preparato a questo ed i primi tentativi terapeutici disperati lo testimoniano (clorochina, farmaci anti-HIV). In questo scenario quasi apocalittico, io e Cesare Perotti, direttore del Servizio Trasfusionale del Policlinico di Pavia, ci siamo chiesti cosa potevamo fare come trasfusionisti in questa situazione drammatica ed allora ci è venuta l’idea del plasma convalescente.
A dire il vero il plasma iperimmune è l’unico trattamento con un razionale solido, contenendo anticorpi specifici neutralizzanti contro il nuovo coronavirus 2019. È in effetti l’unica terapia mirata specifica. Il plasma convalescente è stato utilizzato con successo nelle precedenti epidemie o pandemie (spagnola, morbillo, ebola, sars, mers, aviaria, etc) degli ultimi 120 anni; il suo primo utilizzatore, il tedesco Emil von Behring, nel 1901 fu insignito del premio Nobel per la medicina per la produzione del siero iperimmune anti-difterico ed anti-tetanico.
Gli Usa stanno utilizzando il plasma convalescente in maniera massiva, trattando migliaia di pazienti ed utilizzandolo addirittura in profilassi. Mi sono commosso quando due settimane fa ho visto un editoriale su Nature intitolato: “Convalescent serum lines up as first-choice treatment for coronavirus”, cioè il “Il siero convalescente si avvia a diventare il trattamento di prima scelta per il coronavirus”.
E tutto questo è partito dall’Italia. Il protocollo utilizzato negli USA è derivato dal nostro protocollo. Di questo io e l’amico Cesare siamo consapevoli e orgogliosi e Regione Lombardia deve esserne consapevole e orgogliosa. E in Italia cosa è successo? L’Italia è rimasta al palo. Solo parole sull’inizio della raccolta di plasma convalescente, sviluppo di protocolli e annunci di banche regionali del plasma iperimmune.
La realtà è che Mantova e Pavia hanno distribuito in tutta Italia più di 100 sacche di plasma convalescente per uso compassionevole e a Mantova vengono a donare il plasma da tutta Italia perché nelle loro Regioni non è ancora possibile. Ecco qual è la situazione reale. Con il completamento della studio si è chiusa la fase 1 e si apre la fase 2. Quale è? La partenza di nuovi studi a livello regionale. Siamo partiti con lo studio Rescue che abbiamo voluto fortemente e di cui sono orgoglioso: ha l’obiettivo di salvare gli anziani, la nostra memoria falcidiata in silenzio dal coronavirus.
E poi le banche del plasma regionali o meglio i COVID Plasma Center. Perché le banche del plasma? Perché queste banche devono coordinare la raccolta presso tutti i servizi trasfusionali regionali, occuparsi della conservazione e dell’invio alle industrie per la plasmaderivazione, gestire i rapporti con la altre banche nazionali ed europee (che stanno nascendo), gestire protocolli per l’utilizzo in emergenza del plasma convalescente sia per nuovi picchi di coronavirus che per nuove epidemie (una sorta di strutture sempre in allerta pronte in 2 settimane, come in realtà siamo stati noi, a produrre il plasma convalescente diretto contro qualsiasi tipo di virus), partecipare a protocolli di cooperazione internazionale (siamo stati contattati dal Brasile e dal Perù dove la situazione è drammatica). Se l’assessore, se la Regione lo ritengono, Mantova c’è ed è pronta dal punto di vista organizzativo ad accettare questa nuova sfida ospitando una banca che, assieme a Pavia, possa essere il riferimento per la Regione Lombardia.
Sperimentazione conclusa. Di solito assieme ai titoli di coda ci sono anche i ringraziamenti. Ne ho tre, molto rapidamente. Prima di tutto, un ringraziamento alle associazioni di volontariato che collaborano con ASST per la raccolta del plasma iperimmune, ABEO e AVIS. Quasi metà dei donatori di plasma iperimmune sono donatori o ex-donatori AVIS, e questo a vantaggio della sicurezza del plasma raccolto. Il paziente guarito, diventato donatore, con un gesto di grande generosità tende la mano al malato che si trova ancora nel baratro della malattia. Questo gesto si può paragonare ad una staffetta veloce, una 4 x 100, dove il paziente guarito, diventato donatore, parte per primo e consegna il testimone, cioè gli anticorpi neutralizzanti, al secondo paziente che guarendo a sua volta cede il testimone ad un terzo paziente e così via fino ad arrivare al traguardo dove lo aspetta la vittoria. E non ho detto “Vittoria” a caso, perché Vittoria è il nome della figlia che Pamela tra qualche settimana metterà al mondo, le cui vite sono state salvate, e ripeto “salvate”, dal plasma iperimmune.
Secondo ringraziamento a tutta la Direzione Strategica, che ci ha messo la faccia e si è impegnata in prima persona nella gestione dell’emergenza cambiando tutta l’organizzazione dell’ospedale più volte in un solo giorno in base al rapido mutamento degli avvenimenti. Oggi mi è arrivato il 55° bollettino dell’unità di crisi, vuol dire che la Direzione si è riunita fino ad oggi 55 volte iniziando alle 15 e finendo spesso a notte fonda…anche questo ha fatto la differenza! Il direttore generale è stato il primo a credere nel progetto del plasma iperimmune e a darmi carta bianca: questo mi ha riempito d’orgoglio, perché l’ho percepito sia come una fiducia nel progetto che nei miei confronti.
Desidero ringraziare tutti, per non dimenticare nessuno, ad esempio gli autisti che ogni giorno, inclusi i sabati e le domeniche vanno in giro per la Lombardia (Brescia, Cremona, Pavia) per consegnare le provette per la validazione delle unità di plasma iperimmune. Tutto il personale del reparto, medici, biologi, infermiere, tecniche, personale amministrativo. Tutti si sono adoperati per questo progetto, facendo ore ed ore di straordinari, senza chiedere un euro in più. Un ringraziamento speciale ai primari Giuseppe De Donno, Salvatore Casari, Massimo Amato, Gianpaolo Castelli, Beatrice Caruso ed ai loro reparti. Li ho messi insieme al mio reparto perché di fatto siamo diventati un reparto solo.
E vi lascio con questa massima: spesso le cose più semplice sono quelle che riservano le sorprese più grandi!
Grazie a tutti.