Confusi o isolati?
Non fa molta differenza per chi soffre di agorafobia se ha il frigo pieno ed un televisore per i notiziari.
Che parolone è isolato?
In un periodo come quello che stiamo vivendo ha il significato più vago possibile: da una quarantena in famiglia chiusi in casa al letto di una corsia recitando tutte le preghiere che conosci.
Alcuni di noi erano isolati già prima del 2020 dc, spesso controvoglia si trovavano meglio in compagnia di se stessi chiusi a riccio per tener fuori una realtà troppo cruda.
La confusione invece è la normalità visto che chi comanda nella nostra società è la burocrazia cui nessuno è immune e non esiste vaccino, nè ne esisterà mai uno.
Basta rileggere il secondo capoverso dell’autocertificazione da compilare se vuoi uscire di casa: …se non sei risultato positivo puoi uscire …, ma se non hai fatto il tampone come lo sai?
E’ il paradosso del “Comma 22”
morale
Di certo non c’è niente, combattiamo per ciò che ci preme che può darci qualche certezza e accontentiamoci per il resto, ad esempio: un mattino di sole, una bottiglia di buon vino, l’auto nuova, una ragazza…
Possono trasformarsi in una giornata di pioggia dove il vino andato a male ti macchia l’auto che ti lascia a piedi e la ragazza si rivela una stronza.
Allo stesso tempo una giornata di sole diviene indimenticabile per un pic-nic sull’erba ascoltando lo stereo dalle portire aperte stretto ad un angelo del Paradiso.
Antonio Moccia
I racconti riportati nella sezione “In punta di penna” sono stati scritti da un gruppo di autori appartenenti al Centro Bella Penna curato da Nora de Giacomo.