Plasma, già cinquanta donatori

Da ogni prelievo si ricavano due dosi da trasfondere nei malati gravi

Sono già 50 i donatori disponibili al prelievo del plasma iperimmune, reclutati da Avis e dal Centro Servizi di ASST Mantova. Alcuni di loro hanno già donato il prezioso emocomponente, che per la sua ricchezza di anticorpi può essere utilizzato a scopo terapeutico nei pazienti affetti da Covid-19. Da ogni prelievo si ricavano due dosi di plasma da trasfondere. 

I potenziali donatori sono persone guarite, sottoposte a due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro risultati entrambi negativi. Una volta selezionati, i donatori vengono valutati dal servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, diretto da Massimo Franchini, che stabilisce la loro idoneità al prelievo. Gli specialisti del Poma sono stati contattati da numerosi centri trasfusionali italiani, che hanno chiesto di aderire al protocollo in uso: da Mantova piena disponibilità per consulenze e collaborazione su questo fronte.

A sinistra don Andrea, a destra il primo donatore di plasma. Dietro l’equipe di Massimo Franchini

Il secondo dei donatori arruolati da ASST è don Andrea Marchini, 30 anni, della parrocchia di Cerese, ricoverato al Poma per 20 giorni tra Malattie infettive, Terapia intensiva e Pneumologia: “Mi chiedevo se ce l’avrei fatta e il personale sanitario mi è stato molto vicino. Ringrazio tutti gli operatori per ciò che fanno ogni giorno. È stata un’esperienza drammatica, ma altrettanto significativa, perché mi ha permesso di focalizzare l’attenzione sulle cose che contano davvero nella vita. Dopo la donazione mi sono sentito più forte. Spero che il mio piccolo gesto possa aiutare qualcuno”.

Angelo Fanizza durante la donazione

Angelo Fanizza, 45 anni, vice brigadiere della caserma di Mantova. Il militare ha raggiunto questa mattina il reparto di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del Carlo Poma accompagnato dal comandante maresciallo maggiore Enrico Ponzi. Angelo non smette di essere un uomo dell’Arma nemmeno sulla poltrona del prelievo, anche se è visibilmente emozionato. Dentro la sua divisa, racconta il vissuto che lo ha portato fin qui: “Il 19 marzo ho iniziato ad avere febbre alta, tosse e sono rimasto in isolamento domiciliare. Ho avuto paura, sia per me che per i miei familiari. Sono contento di potere aiutare altre persone che come me si sono ammalate”. 

E poi i primari guariti di ASST, come per esempio Mauro Pagani, direttore del Dipartimento Medico. Dopo il ricovero di marzo in Chirurgia Toracica per Covid, il professionista si è ripreso bene: “Ho passato giorni brutti e il Coronavirus continua a disturbarmi anche nei sogni notturni, ma ora sono qui e posso aiutare chi ne ha bisogno”.

In primo piano, da sinistra, Giuseppe Sciuto, Giuseppe De Donno, Carlo Giovanardi; sulla poltrona Mauro Pagani; dietro di lui, da sinistra, Marco Ghirardini e Massimo Franchini

Il direttore dell’Oculistica del Poma Giuseppe Sciuto, invece, è stato curato con il plasma, che ha avuto un ottimo effetto: “Dopo l’infusione sono nettamente migliorato. Inizialmente mi hanno assistito a domicilio, ma la febbre si manteneva altissima. Così,  il 27 febbraio ho raggiunto il Pronto Soccorso, dove si è deciso per il ricovero in Malattie Infettive e dal 31 in Utir. Mi hanno sottoposto a ventilazione assistita e alla procedura di prono-supinazione. Ringrazio infinitamente i colleghi, davvero eccezionali. Ho sentito la morte vicina, invece ce l’ho fatta”.

Marco Ghirardini, direttore della Medicina di Asola, è stato un mese in isolamento domiciliare: “Fortunatamente ho evitato il ricovero, anche se è stata dura. Ho vissuto con il miei familiari, ma non li ho visti per tutto il tempo della malattia. Sono rimasto nella mia stanza con i servizi adiacenti e ricevevo i pasti davanti alla porta. Da martedì scorso il rientro al lavoro”. 

Con loro oggi, nel reparto di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale diretto da Massimo Franchini, ci sono anche il chirurgo toracico Carlo Giovanardi e il direttore dell’Ortopedia Andrea Pizzoli. Anche loro guariti. Anche loro, come Sciuto e Ghirardini, sono stati sottoposti ai test per la verifica dell’idoneità a donare. 

Andrea Pizzoli è stato uno dei primi operatori sanitari a risultare positivo al tampone del Coronavirus. Quarantena a casa dal 13 marzo al 2 aprile. Da due settimane è tornato al lavoro e si è messo a disposizione per donare: “Ho superato la malattia senza sintomi pesanti, sono in buono stato di salute. Il fatto di donare è uno dei pochi strumenti che abbiamo per aiutare chi è in condizione moto critiche. È anche una questione deontologica”.

1 Commento
  1. Trovo meraviglioso quello che state facendo con il plasma contro il coronavirus.
    Avanti così contro le primedonne/virologo e gli interessi economici delle case farmaceutiche!

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