“La vita toglie in un modo e restituisce in un altro”

La storia di un medico, di una moglie e di una mamma di tre bambini con autismo. Tra forza e gratitudine

Derek, Colin, Liam, così si chiamano i miei tre bambini. Ho dato loro nomi strani perché immaginavo girassero per il mondo. Ma non sempre la vita va come ci aspettiamo e come avevamo programmato”. Si conclude così la mia chiacchierata con Monia Gabaldo, medico della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale.

Conosco Monia grazie al suo direttore, Valeria Fasolato: una storia che affascina, cattura e lascia un segno profondo in chi la ascolta.

Com’è essere medico, mamma, moglie ai tempi del Coronavirus? La paura di tornare a casa e contagiare i familiari, l’ansia di non poter abbracciare i propri figli. E quando si hanno tre bambini autistici?

Monia ha un figlio di 7 anni e due gemelli di 5 anni, tutti e tre autistici. “Dall’inizio dell’emergenza vengo a lavorare sempre, secondo i miei turni. Non ho mai pensato di non dare il mio contributo in un momento come questo”, racconta la professionista. In lei tanta riconoscenza per un’equipe che l’ha accolta e l’ha aiutata anche con l’orario di servizio che le permette di organizzarsi con la famiglia.

A proposito di piani di vita sconvolti, Monia ne sa qualcosa. Noi lo stiamo imparando adesso vivendo l’emergenza giorno dopo giorno. “Isolamento? Per noi non è una novità portata dal Covid: è una situazione molto nota a chi ha figli con disabilità”. Eppure, ed è ciò che mi ha colpito di più, la dottoressa sorride, è positiva e ha come obiettivo quello di far star meglio gli altri: ha una parola di conforto per tutti e una dolcezza senza precedenti. Si sente una persona fortunata. Perché? Perché si sente una persona accolta, capita e apprezzata seppure con i propri limiti e quando va a casa ha la sua famiglia che la aspetta.

Ho paura per i miei bambini – spiega – non riescono a comunicare bene e temo che se stessero male, avrei difficoltà a capirlo. Ma dopo aver avuto tre figli a cui è stata diagnosticato l’autismo, sono abituata a vivere le cose step by step: dopo un fallimento, si ricomincia e quando c’è un miglioramento ne siamo davvero molto felici. La difficoltà di quest’ultimo periodo – continua – è che se i tre bimbi non sono stimolati, regrediscono e rischiamo di perdere tutti i sacrifici fatti fino ad adesso. Ma mi dico che se ce l’hanno fatta una volta, ci riusciremo di nuovo”. Non si arrende mai, Monia. Una grinta che non si trova spesso.

Le chiedo come fa, in una situazione come la sua, ad organizzarsi. Glielo chiedo con curiosità perché a volta io, senza figli, barcollo. “È il lavoro di squadra che fa tutto. Ognuno collabora per quello che può, ma sempre insieme. Si va avanti, sempre. Come la malattia dei miei figli mi ha insegnato, e come il Covid sta insegnando a tutti, bisogna concentrarsi sulle cose che contano veramente nella vita”, mi confida Monia. E prosegue: “Vorrei fare qualcosa in più, dare alle persone quella forza e quell’energia che servono per affrontare la quotidianità. Non faccio niente di speciale, cerco solo di aiutare persone speciali che spesso vengono dimenticate. Come succede ai miei bimbi”.

Monia porta il caffè alle colleghe, nel periodo pasquale anche una colomba. E poi ho visto la delicatezza con cui chiedeva alle neo mamme come stavano, se tutto procedeva al meglio. E mi è venuto da chiedermi: ma dove trova questa forza? Mi spiega che la sua particolare situazione familiare l’ha portata a voler sempre ripartire dopo un fallimento. Cadi, piangi, ma poi ti rimbocchi le maniche e ricostruisci sulle macerie. Mi invita a godermi ogni istante invece di pensare a cosa potrà essere o, peggio, a ciò che sarebbe potuto essere.

Mi commuove e mi smuove. Un po’ come vedere un sole nella tempesta, la stessa sicurezza e la stessa fermezza.

E poi una certezza: “La vita toglie in un modo e restituisce sempre in un altro”.

Le brillano gli occhi. Sicuramente sorride sotto alla mascherina.

 

Maddalena Bellei è una graphic designer e lavora negli uffici della Comunicazione di ASST. Ha capito lo scopo della sua vita grazie ad Alessandro D’Avenia: “Strappare la bellezza al mondo ovunque essa sia e regalarla a chi ti sta accanto: per questo sono al mondo”. Ama la fotografia, il cinema, il mare e Nicolò al quale deve tutto.

2 Commenti
  1. Grazie davvero di cuore per il bellissimo articolo… Dall’autismo non si guarisce… È l’arte di noi… E proprio per questo sappiamo che dovremo combattere sempre e mai ci arrenderemo!!
    Grazie de
    Avveto della tua sensibilità!!

  2. Complimenti a questa meravigliosa dottoressa ,io ho un figlio con disabilita’e la capisco molto bene!
    Non per nulla la psicologa della ASST che mi sta sostenendo in questo periodo di covid,mi ha scovato delle “potenti risorse autocurative”…una mamma con figli disabili si fortifica strada facendo…cade ,si rialza e ricostruisce sulle macerie ,..appunto !Non puo’ permettersi di arrendersi mai,anche quando le forze vengono meno ,sempre si riparte.
    Stefania Vezzani.

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