Parole che curano pazienti e operatori

L’importanza della comunicazione interna ed esterna: tutti contribuiscono a migliorare questo processo, partendo da una maggiore consapevolezza

di Elena Miglioli
responsabile Area Ufficio Stampa, Comunicazione Urp ASST di Mantova

 

 

Le parole curano? I gesti curano? Sì. Ce lo dice anche la scienza. Un dato recente e tutto italiano arriva dallo studio F.I.O.R.E., realizzato dalla Fondazione Giancarlo Quaranta e dall’Università di Udine nel 2018 ricorrendo a una metodica di neuroimaging. Sono stati coinvolti 30 volontari, sottoposti a risonanza magnetica. La ricerca ha indentificato le reti di neuroni che si attivano quando il paziente si trova nell’ambito di una relazione terapeutica di aiuto concreto e incoraggiante o che valorizzi i suoi comportamenti. Si è evidenziato che gli aspetti biopsicosociali ed emotivi dell’incontro con il malato sono migliori quando il medico mette in atto un approccio che denota attenzione verso l’altro. Semplici accorgimenti verbali o legati al linguaggio del corpo che hanno il potere di innescare un cambiamento tangibile.

Lo ricorda anche la celebre frase dello psicologo e filosofo Paul Watslawick (1967): “Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio”. Non si può non comunicare. Dobbiamo farlo, però, con criterio. Scegliendo le modalità, i tempi, le iniziative adeguate a seconda del target di riferimento. Per questo ASST mette in campo professionalità dedicate, con formazione e competenze ben definite. Tuttavia, ciascun operatore contribuisce a rendere efficace questo processo, qualunque sia il suo ruolo: in ospedale, in ambulatorio, allo sportello. Le strategie di comunicazione della pubblica amministrazione si devono quindi muovere su due fronti principali, integrati fra loro: rendere sempre più efficaci, capillari, interattivi gli strumenti istituzionali messi in campo dai professionisti dell’informazione e della comunicazione; migliorare le relazioni fra operatori e pazienti.

Senza dimenticare che i frutti di una buona comunicazione rivolta verso l’esterno, si raccolgono solo se prima si coltivano le relazioni, nonché la trasparenza e la puntualità delle informazioni all’interno dell’azienda: nelle équipe, nei gruppi di lavoro, fra pari e fra livelli gerarchici diversi. Le parole curano anche i professionisti della salute, non solo i malati. Non diciamole a cuor leggero. Prendiamocene cura. Le parole possono addirittura salvare: mettiamole in salvo.

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