A Pieve salute mentale da coltivare con ortaggi e fiori

Orto sociale e didattico. Tra gli obiettivi ci sono l’inclusione e
l’apertura verso la comunità locale

Orto didattico e sociale come luoghi di comunicazione, integrazione e interazione. Il progetto nasce all’ospedale di Pieve di Coriano dall’esigenza di creare uno spazio protetto in cui sviluppare e mantenere le abilità della persona, nonché la maturazione affettiva e relazionale, soprattutto nei soggetti con difficoltà.

Un’iniziativa che vede la collaborazione tra Neuropsichiatria Infantile, Psichiatria Mantova 2 e Pediatria, strutture che si occupano della cura e riabilitazione dei bambini, degli adolescenti e degli adulti con handicap e disagio psichico, con la partecipazione del Gruppo Scout di Ostiglia e della Cooperativa Il Ponte.

L’ospedale di Pieve di Coriano dispone di ampi spazi verdi. Si è quindi pensato di realizzare un orto didattico di circa 12 metri quadrati nel giardino adiacente al reparto di Neuropsichiatria Infantile e un orto sociale di circa 15 metri quadrati nel giardino della Psichiatria.

Si parte dall’idea di inclusione e collaborazione attraverso lavoro, relazioni, formazione, scambi di conoscenze, attivando le risorse umane del territorio, con l’opportunità di offrire spazio e modi alternativi di cura e riabilitazione. L’orto didattico della Neuropsichiatria Infantile prevede la partecipazione di bambini tra i 4 e gli 8 anni con patologie e disturbi neuromotori e sensoriali, ritardo mentale, difficoltà e alterazioni dello sviluppo psicologico, affettivo e relazionale.

Quali sono gli obiettivi? Tra gli altri, affinare la sensibilità percettiva, avvicinando i bambini al cibo attraverso l’analisi sensoriale, il gioco e la curiosità; aumentare la consapevolezza del gusto personale imparando a scegliere tra i vari cibi proposti; accrescere la memoria gusto-olfattiva nei bambini; acquisire conoscenze e comportamenti corretti e il più possibile consapevoli nei confronti del cibo e della sua origine; prendersi cura di spazi pubblici.

Per l’orto sociale, invece, si punta a costituire uno spazio in comune tra pazienti, operatori del servizio e volontari per favorire il contatto con la natura, l’acquisizione di competenze spazio-temporali e relazionali fuori dai luoghi di cura tradizionali, la promozione delle abilità motorie e l’integrazione;

La prima tappa consiste nel recuperare gli attrezzi da lavoro: vanghe, zappe, rastrelli, innaffiatoi e guanti da giardinaggio. È prevista la realizzazione di una recinzione e vasche in legno. Si proseguirà poi con la preparazione del terreno e la scelta di piantine e semi.

Sarà data priorità alle varietà precoci, a ciclo breve, per dare la possibilità di raccogliere i prodotti nel periodo estivo: ortaggi da foglia e da radice, erbe aromatiche e fiori. In primavera si potranno sperimentare direttamente sul campo tutte le attività necessarie ad avviare e curare il loro orto: il trapianto, la concimazione, l’irrigazione, la sarchiatura, il compostaggio e la raccolta finale.

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