L’ospedale sul palcoscenico per una ‘relazione che cura’

Teatro e medicina narrativa. Obiettivo: migliorare la comunicazione col paziente


di Elena Miglioli
Direttore responsabile Mantova Salute

Il tema della comunicazione fra professionista e paziente è fra i più rappresentati nei reclami, negli encomi e nei questionari di customer satisfaction analizzati dall’Urp. Il malato chiede di essere ascoltato, di ottenere risposte. Ha bisogno di raccontarsi. Occorre quindi prestare molta attenzione a questa relazione spesso trascurata, proprio perché si tratta di una relazione che ha in sé un grande potenziale di cura. Da queste constatazioni è nato il progetto formativo costruito per aiutare i professionisti dell’ASST di Mantova a migliorare l’aspetto comunicativo, parte integrante della loro attività e della loro professionalità. Il titolo La relazione di cui avere cura. La relazione che cura sottolinea quella che può considerarsi una sfida: integrare l’approccio della medicina basata sull’evidenza tenendo conto dei vissuti e dei sentimenti dei pazienti e dei loro familiari rende le decisioni clinico-assistenziali più complete, personalizzate e appropriate.

Il percorso, che ha potuto contare sul sostegno di Iom-Istituto Oncologico Mantovano, ha previsto tre incontri che si sono svolti tra novembre e dicembre al Teatro d’Arco. Protagonista, appunto, il teatro con la sua forza espressiva e la sua capacità di smuovere le coscienze. Il linguaggio teatrale si è combinato con quello della medicina narrativa, grazie alle competenze dei professionisti della Fondazione ISTUD. L’originalità dell’iniziativa sta nel fatto che sono stati sceneggiati e rappresentati – con i dovuti accorgimenti per rendere irriconoscibili situazioni, reparti e professionisti coinvolti – reclami ed encomi realmente pervenuti all’ASST, con l’intervento della Compagnia Teatrale Campogalliani di Mantova. Si è parlato delle emozioni, della ricaduta importante che le parole possono avere sul paziente anche con riferimento agli studi delle neuroscienze, della necessità da parte degli operatori di utilizzare termini meno tecnici e più comprensibili e dell’importanza delle narrazioni nella pratica clinica. È stata inoltre presentata un’analisi degli encomi, che nel primo semestre 2017 hanno superato numericamente i reclami e che rappresentano una fonte di incoraggiamento e uno stimolo per i professionisti.

Sul palcoscenico è salito infine un medico impegnato sul fronte della comunicazione operatore-paziente: Claudio Cuccia, autore dei libri L’infarto e Le parole del cuore (edizioni Il Mulino), direttore del Dipartimento Cardiovascolare della Fondazione Poliambulanza. Lo specialista ha condiviso con i colleghi la sua esperienza di professionista della sanità e di scrittore, presentando alcuni brani dei suoi volumi, letti dall’attore della Campogalliani Adolfo Vaini. Con stile ironico, colto e divulgativo a un tempo, Cuccia ha divertito il pubblico, suscitando molte riflessioni. Questa iniziativa è una delle più complesse e significative costruite negli ultimi anni dai professionisti della comunicazione aziendale sulla scorta dei risultati forniti dal sistema di ascolto del cittadino. Uno strumento da valorizzare in chiave strategica per migliorare l’attività dell’azienda.

 

Nella fotografia un momento del percorso formativo al Teatro d’Arco
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