Screening, alimentazione corretta e regolare attività fisica possono fare la differenza
Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nel sesso femminile. Si stima che in Italia ogni anno vengano diagnosticati circa 55mila nuovi casi, con aumento di incidenza di circa lo 0,3 per cento all’anno. Rappresenta la prima causa di morte nella donna, con una sopravvivenza globale a 5 anni di circa l’85-90 per cento, intorno al 70 per cento a 10 anni. L’incidenza massima della malattia è intorno ai 55-65 anni, ma anche dopo i 70 anni il rischio non diminuisce di molto.
I fattori di rischio più importanti sono l’ereditarietà, cioè la presenza di una mutazione genetica accertata, e la familiarità. Si segnala poi la prolungata esposizione a stimoli ormonali (ad esempio la terapia ormonale sostitutiva), l’obesità, l’elevato consumo di alcoolici, i grassi animali e gli zuccheri raffinati, il basso consumo di fibre, la sedentarietà. La cosiddetta dieta mediterranea, associata a una regolare attività fisica, migliora quindi l’assetto ormonale metabolico della donna riducendo il rischio.
Nella maggior parte dei casi il tumore al seno si presenta con un nodulo, altre volte con una secrezione spontanea dal capezzolo, oppure con una retrazione dello stesso o di altre zone della pelle. Molto raramente provoca dolore. La scoperta di un nodulo da parte della donna è al giorno d’oggi una diagnosi tardiva. I programmi di screening mammografico o l’esecuzione periodica della mammografia si sono dimostrati molto efficaci nell’effettuare la diagnosi precoce. Con conseguente maggiore probabilità di guarigione, nell’effettuare interventi chirurgici sempre meno demolitivi e nell’evitare trattamenti adiuvanti post-operatori particolarmente invasivi.
Negli ultimi vent’anni gli interventi chirurgici sono diventati sempre più conservativi ed è cresciuta la necessità di fornire risultati cosmetici sempre migliori, passando da una chirurgia tradizionale a una chirurgia oncoplastica. Il miglioramento delle conoscenze genomiche e biomolecolari ha permesso inoltre la scoperta e quindi l’utilizzo di nuovi farmaci antineoplastici, in modo particolare i farmaci biologici, e la personalizzazione delle cure.
Negli ultimi anni si è inoltre molto attenti alla qualità di vita delle pazienti, affiancando ai trattamenti tradizionali servizi in grado di migliorare gli effetti collaterali psico-fisici dei trattamenti stessi: assistenza psicologica, fisioterapia, caschi refrigeranti contro la caduta dei capelli, corsi di yoga e di educazione alimentare, consulenza di professioniste specializzate in estetica oncologica.
Breast Unit, approccio a 360 gradi
La breast unit deve possedere requisiti ben precisi stabiliti da normative emesse dal Parlamento europeo per essere certificata come tale. Si occupa della diagnosi e cura con un approccio multidisciplinare. La condivisione collegiale delle decisioni e l’applicazione rigorosa dei protocolli di diagnosi e cura è la chiave di volta per ottenere i migliori risultati in termini di sopravvivenza e di qualità di vita. La breast unit del Poma è l’unica struttura autorizzata in provincia di Mantova al trattamento della patologia neoplastica della mammella. Ne fanno parte radiologi, anatomopatologi, medici nucleari, chirurghi oncoplasti, oncologi, radioterapisti, ginecologi, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti, genetisti, estetisti, case manager e data manager. Nel 2021 sono stati operati oltre 400 tumori della mammella. La diagnosi tardiva causata dal Covid ha purtroppo determinato un aumento degli interventi demolitivi e delle pazienti avviate alla chemioterapia preoperatoria. Nel 2021, grazie agli sforzi profusi dal personale, si è riusciti a mantenere una normale operatività chirurgica che ci ha così permesso di far fronte all’aumento dei casi diagnosticati.
Di Massimo Busani, direttore Chirurgia Generale-Senologia
Massimo Busani è Direttore della Chirurgia Generale-Senologia.