Professioniste del Pronto Soccorso di Mantova recitano in una parodia del reparto, il ricavato a favore dell’associazione Aga. Una delle protagoniste: “Esperienza di gruppo, che ci aiuta a superare le difficoltà”
È la versione mantovana dell’ospedale più pazzo del mondo. Una parodia del Pronto Soccorso spassosa e irriverente dal primo all’ultimo minuto. Ci hanno pensato le sue infermiere ad addomesticare, esorcizzare le tensioni del quotidiano, soprattutto il dramma della pandemia: si sono improvvisate attrici per uno spettacolo di beneficenza a favore dell’associazione Aga-Genitori per l’autismo.
Lo scorso week end, venerdì e sabato sera, il teatro delle Cappuccine di piazza san Leonardo a Mantova era gremito. Risate a non finire per la storia paradossale della Dottoressa Buonadonna (Elisa Lanfrans) e dell’infermiera Susi (Ileana Chiari), alle prese con un Pronto Soccorso vuoto. Le due protagoniste in scena fanno di tutto per accaparrarsi qualche paziente da ricoverare. Finché ci riescono, interagendo con personaggi strampalati e una serie di reparti inesistenti.
Questa in sintesi la trama di Movida in Pronto Soccorso, la commedia in due atti tutta fai da te, allestita appunto da un gruppo di infermiere reali, la maggior parte delle quali in attività al Pronto Soccorso di Mantova o ex colleghe del reparto: Catia Tassi (nei panni di Flora e Gioconda), Marisa Zambello (Gina), Ada Gastaldi (Cesira), Irene Begossi (Carlotta), Manjola Mahila (Demetria). Con la regia e la scenografia di un attore professionista, Raffaele Spina, le musiche composte da Matteo Cavicchini e i costumi di Alessandra Ghidotti (anche lei infermiera).
“In Pronto Soccorso siamo già una famiglia – commenta Elisa Lanfrans – perché questa attività così complessa e delicata unisce molto. Ma l’esperienza del teatro ci ha rese ancora più affiatate. Un’idea nata già prima del Covid per distenderci, divertirci, ritrovarci nel tempo libero. Con l’emergenza pandemica abbiamo sospeso il progetto per poi ripartire motivatissime. Il 21 e il 22 maggio il debutto. Poi, visto l’entusiasmo e la partecipazione, le repliche di ottobre. Ci piacerebbe proseguire l’attività”.
Per preparare la farsa, le “attrici per caso” hanno impiegato quattro anni. Prove una volta al mese in base ai turni di lavoro, sotto gli occhi attenti di Raffaele Spina, che ha messo a disposizione la sua consolidata esperienza professionale: “Ha scritto il copione improvvisandolo un po’, in itinere, vedendo come ci muovevamo sul palcoscenico. Abbiamo affittato una sala prove agli Angeli, dipinto e creato scene e costumi. Un’esperienza di gruppo alla quale ci ha abituate proprio il reparto”.
La presidente dell’associazione Genitori per l’autismo Angela Furini, medico del Pronto Soccorso di Mantova, è orgogliosa e grata dell’iniziativa: “Sono state bravissime. La nostra realtà è nata 22 anni per volontà di alcuni familiari di ragazzi autistici. La missione è sostenere politiche di inclusione e attenzione alla qualità di vita delle persone con autismo di qualsiasi età. Puntiamo a terapie innovative per i più piccoli, inserimento lavorativo per i ragazzi e ci prendiamo cura anche degli adulti”.