Versi dal carcere: “La finestra sbatte come sbatte il mio cuore”

Anche nel 2022 è stato bandito il Premio nazionale di poesia Terra di Virgilio, promosso dall’associazione mantovana La corte dei poeti nell’ambito del Mantova Poesia-Festival Internazionale Virgilio. Il premio presenta due sezioni: Vita di scienza ed arte, per autori noti ed esordienti; L’ozio degli attivi, riservata a persone ospitate in strutture protette. La poesia dei luoghi difesi e tutelati, altrimenti definita “poesia dell’anima”, dà spazio all’espressione lirica di persone che praticano la scrittura come elemento di riscatto, di autocura e di reinserimento sociale. Si riportano qui le poesie della sezione L’ozio degli attivi, provenienti da case circondariali e strutture di cura e pubblicate nell’antologia del premio edizione 2021. In questa rubrica si riporteranno e le poesie dei vincitori e dei segnalati. Una menzione speciale della giuria è andata a Marcello Cicconi, nato nel 1974, che frequenta il laboratorio di Lettura e Scrittura Creativa del Carcere Milano-Opera.

Scrive Carla Villagrossi, curatrice e presidente della giuria del premio, commentando i versi di Cicconi: “Realtà chiama sogno. La vita del carcere è descritta da Marcello Cicconi in due poesie Il corpo trema sotto il ticchettio e Avvolto in un piccolo lembo di lenzuolo. Due storie di una stessa esistenza che si ripete nei giorni, sempre uguali, vissuti nel perimetro di una cella: la porta che si chiude, la finestra che sbatte, il televisore, le chiavi, l’odore del caffè e delle sigarette. L’immagine del vuoto interiore nella “mela tagliata che mostra un tavolo colmo di nulla”. La cornice di vita alla quale Cicconi è inevitabilmente destinato, può essere salvata solo e unicamente nella dimensione del sonno e del sogno”.

Ecco le poesie di Marcello Cicconi.

Il corpo trema sotto il ticchettio

Il corpo trema sotto il ticchettio del vecchio orologio
baci che rubano il respiro
due corpi si cercano nel buio della notte
la televisione accesa mostra una nube di fumo
le sigarette spente buttano nell’aria l’odore forte di un amore consumato in un posacenere di vetro
la luce entra dalle tapparelle
gli occhi stanchi si aprono sul mondo
tutto torna vecchio, tutto… tutto
niente ricordi, soltanto routine
una mela tagliata in due mostra un tavolo colmo di nulla
il letto disfatto, il profumo sui cuscini rimarca la tua presenza
tu non esisti quando i miei occhi si aprono
voli via come gli aeroplanini di carta tirati tra compagni di scuola

E io piango in silenzio

Avvolto in un piccolo lembo di lenzuolo

Avvolto in un piccolo lembo di lenzuolo
proteggo il mio corpo dai demoni che dimorano al mio fianco
nel sonno vengo chiamato per nome
svegliandomi di sobbalzo rimango stupefatto
tremo con gli occhi sgranati
sono attento e odo…
parte lo sciacquone, la porta si chiude cigolando
la finestra sbatte come sbatte il mio cuore
il sonno fugge
la televisione si accende e si spegne
7 e 30 del mattino, le chiavi dorate rimbombano nelle serrature
schiamazzi e dialoghi incomprensibili traballano nel corridoio odoroso di caffè e sigarette
grida perforano la quiete e come vapore si innalzano dal quadrato sotto la mia finestra
impossibile riacquistare l’agognato riposo
altoparlanti sparati a tutto volume invitano i viaggiatori a recarsi ai giusti binari
ormai i rumori vivono in me.

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