Virus respiratorio sinciziale e bronchiolite, impennata di casi

In Terapia Intensiva Neonatale un servizio di prevenzione per i bambini fragili, considerati a maggiore rischio

Il virus respiratorio sinciziale è un patogeno respiratorio che può causare la bronchiolite, un’infezione respiratoria che colpisce in genere neonati e lattanti con età inferiore ai due anni e che può avere decorso anche grave, soprattutto nei bambini con fattori di rischio, quali ad esempio la prematurità o le patologie croniche di base.

Il periodo epidemico va da ottobre a marzo, ma negli ultimi due anni, a causa della pandemia da Covid 19 le cose si sono modificate: nel primo anno della pandemia, grazie a norme igieniche, distanziamento sociale e chiusura delle scuole, i casi di bronchiolite sono quasi scomparsi, ripresentandosi nel 2021 con qualche mese di anticipo e con forme più aggressive.

Nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale, da ottobre a marzo-aprile, è attivo il servizio di prevenzione dell’infezione del virus respiratorio sinciziale dedicato ai pazienti fragili, bambini selezionati secondo i criteri previsti dal piano terapeutico nazionale, ritenuti a maggior rischio di infezione grave. L’immunoprofilassi, prevede cinque somministrazioni intramuscolo di palivizumab, un anticorpo monoclonale in grado di opporsi al virus. Il suo obiettivo non è quello di eliminare la malattia, ma di renderla meno aggressiva e gestibile, riducendo le ospedalizzazioni.

Negli ultimi mesi la bronchiolite ha fatto notizia sui media. Non si tratta di una malattia nuova o sconosciuta, i pediatri la conoscono bene ormai da anni, ma quest’inverno su tutto il territorio nazionale abbiamo assistito a un aumento dei casi gravi, molti dei quali hanno richiesto il ricovero nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica (un ricovero in Terapia Intensiva Neonatale nella stagione 2020-21 e 24 ricoveri nella stagione in corso).

Nella nostra casistica abbiamo osservato che, a differenza degli anni scorsi, si trattava quasi sempre di neonati o lattanti sani, con età inferiore ai tre mesi e con fratelli in età prescolare che presentavano sintomi da raffreddamento o sindromi influenzali.

Il motivo principale del ricovero è la difficoltà respiratoria che porta a una compromissione dell’ossigenazione e a difficoltà alimentari. Non esiste una terapia specifica contro il virus, ma la terapia è di supporto: respiratorio, mediante ossigenoterapia ad alti flussi o altre forme di ventilazione; nutrizionale, mediante la somministrazione dei pasti tramite sondino naso e oro-gastrico o idratazione endovenosa qualora necessario. Solo nei casi gravi e complicati, soprattutto in neonati, può essere indicata una terapia antibiotica per l’elevato rischio di sovrainfezione batterica e sepsi.

Non tutti i bambini con infezione da virus respiratorio sinciziale o bronchiolite necessitano di ospedalizzazione. Nella maggior parte dei casi la malattia può avere un decorso asintomatico o paucisintomatico (simil influenzale) ed essere gestibile a domicilio. I sintomi di allarme che devono spingere a chiedere una consulenza medica sono: comparsa di difficoltà respiratoria intesa come respiro affannato a elevata frequenza, tosse insistente e apnee (pause respiratorie), rifiuto dell’alimentazione o episodi di vomito ripetuti con conseguente riduzione della diuresi e calo ponderale. Fondamentale rimane sempre la prevenzione. Come ci hanno insegnato gli ultimi anni: mascherina, lavaggio delle mani ed evitare i contatti con persone ammalate sono le armi migliori che abbiamo per difendere i nostri bambini.

Silvia Orlandini, medico Terapia Intensiva Neonatale Mantova

 

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