Patologie tiroidee, si punta a una rete provinciale

Molto diffuse nella popolazione, soprattutto femminile, è poco diagnosticata in quanto i sintomi sono poco rilevanti nelle fasi precoci e intermedie

La patologia tiroidea è molto diffusa e si presenta con tiroidite, ipertiroidismo e ipotiroidismo. I noduli tiroidei colpiscono il 70 per cento della popolazione, ma si tratta nel 99 per cento dei casi di forme benigne. ASST sta istituendo una rete provinciale per gestire la malattia in modo integrato e omogeneo sul territorio provinciale. Come spiega Pierluigi Rossini, direttore della struttura di Medicina Nucleare, che segue personalmente il progetto.

Chi colpiscono le malattie della tiroide e come si manifestano?
Sebbene in generale possano essere considerate patologie di importanza secondaria in termini di mortalità e morbilità maggiore, sono molto rilevanti nell’ottica della micro-morbilità, che ha un impatto pesante sulla quotidianità. Hanno inoltre un peso psicologico significativo per il paziente. Lo spettro di patologie varia dalle affezioni croniche paucisintomatiche, come la tiroidite di Hashimoto, che sono su base immunitaria, estremamente frequenti e quasi ubiquitarie nel genere femminile, dove arriva in età avanzata, a percentuali elevatissime. Per arrivare poi a neoplasie spiccatamente aggressive e poco curabili, ma fortunatamente assai rare, come il carcinoma anaplastico tiroideo, passando per le alterazioni funzionali della ghiandola: morfologiche su base carenziale, come il gozzo, e non, noduli. Le patologie tiroidee tendono a incrementare e ad avere maggiore rilevanza clinica con l’avanzare dell’età.

Come avviene la diagnosi ?
Lo strumento prevalente è l’ecografia, unita alla valutazione funzionale della ghiandola. Per gli ipertiroidismi si ricorre alla scintigrafia, che consente un’indagine più precisa ed evita interventi non appropriati. L’intervento chirurgico è  indicato per noduli maligni che superino il centimetro, dopo averne appurato la natura con l’ago aspirato. La criticità principale che abbiamo riscontrato è proprio la possibilità di diagnosticare la patologia, in quanto la sintomatologia soggettiva non è particolarmente suggestiva nelle fasi precoci e intermedie, arrivando alla soglia di percettività del paziente solo in fase avanzata. Anche la terapia mal condotta incontra la stessa dinamica. L’analisi dei dati statistici di Regione Lombardia suggerisce che solo una piccola parte dei pazienti è  intercettata dal Servizio Sanitario. Così avviene anche nel resto del Paese. La provincia di Mantova, per altro, è relativamente estesa e le vie di comunicazione poco efficienti rendono i percorsi disagevoli per durata e sicurezza. Da queste considerazioni è nata l’idea di strutturare una rete provinciale.

In cosa consiste?
La rete provinciale ha come obiettivo la presa in carico integrata delle patologie tiroidee, benigne e maligne, e il follow up dei pazienti cronici, assicurando omogeneità di trattamento e tempi più rapidi. Interagirà con il registro dei tumori della tiroide e con il registro delle malattie tiroidee della Provincia di Mantova, al quale fornirà informazioni dal proprio data-base. Sulla base di un’esperienza ultraventennale, il progetto mira a mettere in rete in maniera organica e uniforme le attività relative alle malattie tiroidee della Medicina Nucleare del Carlo Poma, che rappresenta l’hub, a quelle svolte negli ambulatori dell’Ospedale di Borgo Mantovano, inteso come spoke. Immaginiamo poi ulteriori sviluppi futuri della progettualità. Secondo la logica ‘hun and spoke, le prestazioni di secondo e ulteriori livelli saranno disponibili solo nell’uub e/o in alcuni spoke, mentre le prestazioni fondamentali si erogheranno, entro certi limiti, in ogni nodo della rete: ospedali di Asola, Borgo Mantovano, Mantova e Oglio Po, per il Casalasco-Viadanese.

 

 

 

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