Travaglio e parto, analgesia all’avanguardia

Introdotte al Poma tecniche epidurali utilizzate in pochi centri italiani, come l’infusione automatizzata di anestetici locali tramite catetere

Due tecniche all’avanguardia per l’analgesia durante il travaglio e il parto. Sono state introdotte recentemente all’ospedale di Mantova nell’ambito dell’Attività di Anestesia e Analgesia Ostetrica, guidata da Daniela Dal Santo, e in pochi altri centri in Italia.

La prima è una metodica di infusione automatizza di farmaci anestetici locali a basso dosaggio tramite un piccolo catetere inserito nella colonna vertebrale (in termini tecnici PIEB-Programmed Intermitted Epidural Boluses), collegato a una pompa elettrica. Il sistema permette di somministrare dosi di terapia a intervalli regolari con diversi vantaggi per la partoriente, come spiega la specialista Daniela Dal Santo: “Il livello di analgesia è costante, quindi la donna non attraversa mai fasi dolorose durante il travaglio”.

Altra innovazione, riguarda gli anestetici locali impiegati in occasione degli interventi per taglio cesareo: “Si tratta di farmaci che hanno una durata limitata nel tempo e consentono quindi una ripresa più veloce. Il catetere vescicale, per altro, viene tolto dopo circa quattro ore dal momento dell’uscita dalla sala parto, con benefici sulla capacità di movimento della donna, sul recupero rapido della diuresi spontanea e dell’alimentazione”.

L’analgesia epidurale è scelta dal 40-45 per cento delle donne, in una media di 650 parti all’anno. Nel 32 per cento dei casi si ricorre al taglio cesareo programmato o urgente e nel 20 per cento al parto naturale. L’analgesia epidurale è una tecnica assolutamente sicura, il dosaggio dei farmaci infusi è molto basso e non interferisce con l’allattamento.

L’unica complicanza reale che può manifestarsi è la cefalea post puntura durale accidentale, un disturbo che si risolve spontaneamente nell’arco di 7-10 giorni con il supporto di terapie antinfiammatorie. In pochi casi, se il problema persiste, si ricorre al cosiddetto blood patch: sempre a livello epidurale viene iniettato sangue autologo della paziente per chiudere il foro accidentale che si è creato nella dura madre durante l’analgesia.

Nei casi in cui la tecnica epidurale non sia possibile, come ad esempio nelle patologie emorragiche della coagulazione o nelle pazienti in terapia con anticoagulanti, l’analgesia può essere effettuata con la somministrazione di farmaci  per via endovenosa.

Oltre alle terapie farmacologiche, sono poi disponibili alcuni metodi naturali, che possono contribuire ad alleviare il dolore durante il travaglio e il parto: le docce, i tappetini, l’uso della palla e le posizioni libere.

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