Un percorso di riabilitazione con yoga, meditazione, teatro nel parco del Cra di Mantova
Nell’agosto del 2020 al secondo anno della scuola di Psicoterapia, il CRA (Comunità Riabilitativa ad Alta Assistenza) di Mantova è diventato il teatro per un bellissimo percorso di tirocinio e ad essere messe in scena sono state le emozioni mie e degli utenti della comunità.
Accolta come in una famiglia sono stata incentivata dal mio supervisor, Alberto Romitti, medico psichiatra responsabile della struttura, a creare un’attività di sostegno, cura e potenziamento delle risorse, sulla base dei bisogni dei pazienti e del mio bagaglio formativo e lavorativo.
Sono partita dalle osservazioni e dal confronto con gli operatori e con i pazienti del centro. Parlando con quest’ultimi e ascoltando le loro storie, ho realizzato che ciò che li accomunava era il bisogno di relazioni sane, in cui sentirsi protetti, non giudicati, valorizzati, ma soprattutto in cui sentire di essere sé stessi, al di là della diagnosi e del disturbo.
Ho scelto di mettermi in gioco come psicologa e come persona attraverso la realizzazione di un progetto che mi rappresentasse. Ho unito il mio amore per lo yoga, la meditazione ed il teatro per offrire esperienze relazionali di cura. Il progetto è stato chiamato Emozioni in Movimento e prevede incontri a cadenza settimanale all’interno del CRA o nel bellissimo parco della struttura, in cui i pazienti si sperimentano attraverso il corpo, la voce e la relazione con l’altro.
Il punto di partenza è stato portare la consapevolezza al nostro corpo: il corpo in movimento all’interno di uno spazio, il corpo che si avvicina e si distanzia, il corpo che comunica ed esprime ciò che proviamo. Ogni incontro si struttura attraverso due parti: una più fisica, di attenzione al movimento, alle sensazioni corporee e al respiro; ed una più giocosa, di condivisione e scambio relazionale.
Nella prima, l’aspetto cardine è la coltivazione dell’attenzione a ciò che è qui ora, intesa come presenza mentale, in grado di spostare il focus dai pensieri all’esperienza presente. Svolgere esercizi fisici in maniera attenta e consapevole, non solo stimola la produzione di endorfine, ma permette di cogliere sensazioni e cambiamenti di stato, che ci dis-identificano dai nostri pensieri.
Durante l’esercizio della camminata ai pazienti chiedo, ad esempio, di portare l’attenzione al piede che appoggia sul terreno, o all’aria che entra ed esce dalle narici, e a quali differenze emergono camminando lenti o veloci. Sul materassino da yoga, invece, partiamo da una posizione neutra, ferma, in cui però tutto il corpo è attivato; gli addominali, le gambe, i glutei sono attivi ed è interessante interrogarsi sull’effetto che fa sentire la fatica restando immobili.
La seconda parte dell’incontro, che talvolta si fonde con la prima, introduce gli aspetti di interazione. Ad esempio durante la camminata il compito diviene quello di incrociare lo sguardo delle altre persone, fermarsi per un secondo guardando l’altro negli occhi o addirittura salutandolo, e poi ritornare con l’attenzione al corpo. Diversi sono gli strumenti e i giochi utilizzati, come quello del mimo a copie, che consente di sperimentare l’attenzione ai propri movimenti passando per l’altro.
Come nel teatro, in alcuni esercizi di role-playing, ai pazienti viene chiesto di enfatizzare la rappresentazione della realtà per comprenderne gli effetti su di noi e sugli altri. Com’è il corpo quando sono arrabbiato? Come cambiano il mio respiro, la mia voce, la mia postura? Mettere in scena un emozione vuol dire capire di cosa è fatta, come si esprime e riverbera su di noi e sugli altri.
Ad ogni attività segue un momento di condivisione in cui chiedo: “Come state?”
Spiego che le parole “bene” e “male” non sono informazioni sufficienti per comunicare come ci sentiamo in questo momento; è importante ancorarsi al corpo, poiché le emozioni sono fatte essenzialmente di quello.
Alcune delle condivisioni degli utenti del CRA al termine dell’attività sono:
L: “Rilassato, sento il corpo leggero”
V: “Sereno e rilassato, mi sento in sintonia con l’ambiente”
L: “Confusa nella testa, mi sento un po’ rigida e storta”
S: “Prima sentivo un peso nel petto, ora lo sento libero”
C: “Sento il caldo del sole, sono tranquilla”
S: “Sento le gambe meno rigide”
F: “Prima avevo un po’ di tensione nella pancia, ora un po’ meno”
L’obiettivo rimane quello di esplorare insieme i loro vissuti emotivi, per imparare a conoscersi meglio ed incuriosirsi anche dei propri stati di sofferenza. Sono grata di questa esperienza di arricchimento personale e professionale.
Eleonora Faglioni, psicologa clinica