Il Poma partecipa a una ricerca internazionale: si valuta la possibilità di evitare l’intervento di dissezione linfonodale ascellare in un’ottica chirurgica sempre più conservativa
La Chirurgia Senologica del Poma partecipa a uno studio internazionale multicentrico sul trattamento dei linfonodi ascellari. Si tratta di valutare diversi metodi chirurgici di stadiazione – biopsia del linfonodo sentinella, dissezione ascellare selettiva, dissezione ascellare totale – nelle pazienti affette da neoplasia mammaria che, all’esordio, presentano linfonodi ascellari positivi e che vengono candidate a una chemioterapia neoadiuvante (preoperatoria).
Il direttore della Chirurgia Senologica Massimo Busani spiega come si procederà: “Al termine della chemioterapia, la paziente viene ristadiata, cioè ripete gli accertamenti di diagnostica per immagini con lo scopo di valutare la risposta al trattamento chemioterapico. Se dagli esami risulta che ha avuto una risposta clinica palpatoria e strumentale completa a livello ascellare, anziché procedere con la dissezione come prevedono gli attuali protocolli, si eseguirà la biopsia del linfonodo sentinella. In caso di negatività del linfonodo non sarà effettuata la dissezione ascellare. Un ulteriore passo avanti nel trattamento conservativo del tumore al seno”.
Lo specialista precisa che, al di là dello studio, questo approccio è già utilizzato in alcuni casi selezionati all’ospedale di Mantova, sulla base di studi meno selettivi già esistenti, in corso o conclusi: “Occorre però valutare con cura ogni situazione e informare adeguatamente la paziente, perché a fronte di indubbi vantaggi, si può incorrere in qualche rischio. La dissezione ascellare può comportare conseguenze come dolori articolari, riduzione della forza e linfedema, con limitazioni funzionali nell’uso del braccio. Evitarla può dare quindi benefici notevoli”.
Lo studio è in fase di validazione e dovrebbe partire a novembre. Durerà 10 anni, 5 dei quali dedicati al follow-up, e coinvolgerà complessivamente 3mila donne (a Mantova una ventina all’anno), in un’ottica multidisciplinare, come per altro già accade in generale per l’attività che si svolge nell’ambito della Breast Unit di ASST Mantova. Parteciperanno infatti alla ricerca radiologi, chirurghi, oncologi, anatomopatologi, radioterapisti. Capofila in Italia dello studio è il San Raffaele.
Gli obiettivi primari: valutare la sopravvivenza libera da malattia invasiva a 5 anni, il tasso di recidiva ascellare a 3 anni, la qualità di vita e la morbilità del braccio. Saranno inclusi donne e uomini sopra i 18 anni.