L’arte nei luoghi di cura: una terapia per l’anima

Studenti e artisti dipingono un muro di 295 metri all’ospedale di Mantova: concluso il progetto di street art iniziato nel 2012

Nell’epoca Covid, che ha rivendicato la sacralità e il potere degli sguardi sopra le mascherine, ci sono anche i loro occhi. Gli occhi dei grandi artisti che hanno scritto una pagina memorabile della storia di Mantova: Andrea Mantegna, Leon Battista Alberti, Giulio Romano, Claudio Monteverdi. E altri ancora. Ti osservano misteriosi e quasi imploranti dal muro che costeggia il parcheggio dell’ospedale di Mantova. Sembrano dire a te, proprio a te che passi in questo istante: fermati e contempla la bellezza che può salvare il mondo, come a giusto titolo ipotizzò Dostoevskij. Quella bellezza che se non arriverà a salvare il mondo, lo renderà almeno migliore. Trasfigurando la sofferenza, i disagi, i limiti e la finitezza umana.

Nel mese di ottobre è stato completato il progetto Wallart, che a partire dal 2012 ha visto impegnati street artists e studenti del liceo artistico di Mantova e Guidizzolo, nonché dell’Accademia Laba di Brescia, nella realizzazione di un’opera muraria di grande valore da molti punti di vista. Un muro di 295 metri che, anziché separare, ha unito la comunità all’ospedale cittadino, coinvolgendo partner privati e istituzioni. Sì, perché la forza dell’arte sa trasformare un muro in un ponte. E può, a suo modo, curare. È una terapia che raggiunge direttamente l’anima dei malati. E anche degli operatori sanitari, perché tutti quanti hanno ferite aperte.

Da anni ASST parla questo linguaggio. La collaborazione con il mondo della scuola ha permesso ai ragazzi di portare il loro contributo e una ventata di freschezza in vari reparti. Gli interventi di decorazione all’Hospice, in Neuropsichiatria Infantile, nelle mense ospedaliere sono stati preceduti da incontri di sensibilizzazione in aula con i professionisti dell’azienda. Prima di impugnare i pennelli, gli adolescenti mantovani hanno riflettuto sul dolore, sulla malattia terminale, sull’epilessia, sul rapporto fra cibo e salute. Per poi esprimere il proprio talento, alla luce di una nuova consapevolezza. Sono stati idealmente al fianco dei camici bianchi, ciascuno al suo posto, insostituibile. “C’è un lavoro comune, un compito per ognuno. Ogni uomo al suo lavoro”, ci ricorda Eliot.

Gli occhi degli artisti che ci scrutano dal muro dell’ospedale, e che come Re Mida nei secoli tramutarono in oro ciò che toccavano, sono gli stessi degli studenti, degli operatori e dei malati. Sono gli occhi di tutti. E ci insegnano che dipingere, scolpire, comporre musica, progettare palazzi e cattedrali o stare al letto del malato sono accomunati da un significato profondo: avere a cuore la realtà.

Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa e Comunicazione ASST di Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.

Leggi anche l’articolo I grandi nomi dell’arte sul muro del Poma: concluso il progetto Wallart, nella rubrica L’osservatorio.

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