L’associazione Pro Emergenza a sostegno dell’ospedale: sempre attivi, ancora di più durante l’emergenza
All’inizio del 2020 la Protezione Civile ha intrapreso il servizio di supporto alla popolazione con l’idea di far fronte all’emergenza Covid 19. Stavamo rispondendo a una chiamata, ragionando come sempre avevamo fatto fino ad allora: si presenta una necessità, si interviene, si lavora per cercare di risolvere il problema, e si torna a casa. Questa era la nostra “forma mentis”, era la nostra convenzione. Ma l’evento Coronavirus non si è dimostrato convenzionale e non poteva essere affrontato in modo convenzionale.
È stato chiaro fin da subito che un approccio classico sarebbe stato se non inutile almeno poco efficace. Abbiamo rapidamente deciso di provare a cambiare pelle. La Protezione Civile doveva trovare il suo posto nel tessuto della popolazione, in modo continuo
e duraturo. La caratteristica di straordinarietà dei nostri interventi doveva cedere il passo a un impegno costante e ordinario per dare frutti concreti.
Per un’associazione di volontariato questo mutamento non è da ritenersi né facile né scontato ma, in cuor nostro, sapevamo di potercela fare. Lo sapevamo perché avevamo la consapevolezza di condividere questo cammino con altre realtà, realtà con le quali ci siamo reciprocamente sostenuti e aiutati.
Una di queste importanti realtà è l’ospedale di Asola e quando dico ospedale intendo riferirmi a ogni singolo uomo e a ogni singola donna impegnati al suo interno. Al nostro ospedale è stato chiesto di scendere in prima linea contro il Covid 19 fin da subito e
l’ospedale ha risposto con prontezza e professionalità, seguendo un faticoso percorso di mutazione e adattamento, un percorso simile al nostro!
È stato ed è tuttora motivo di vanto poter collaborare con questa struttura ricca di umanità. In modo particolare lo facciamo affiancando i professionisti del settore nel lungo processo di vaccinazione anti-covid. Alla Protezione Civile è stato dato il compito di ricevere, supportare, gestire la logistica dei pazienti da vaccinare e infine di seguirne lo stato di salute immediatamente dopo la somministrazione. Un compito delicato dal momento che all’ospedale di Asola arrivano i cosiddetti pazienti fragili, che non hanno potuto godere di una forma di vaccinazione più “snella” in conseguenza a qualche fattore di rischio che li rende oggetto di potenziali pericoli maggiori e quindi destinatari di maggiori attenzioni.
Ci siamo trovati a dover rassicurare anziani e giovani, a convincere scettici, ad aiutare chi è rimasto solo. Tutto questo è stato possibile grazie all’eccezionale simbiosi che si è venuta a creare con l’ospedale. Si sono stretti rapporti di reciproca fiducia e di cordiale amicizia. Nel profondo rispetto dei compiti assegnati che abbiamo potuto riscontrare, la nostra partecipazione al piano vaccinale ci ha permesso di incrociare persone che credono nel loro lavoro fatto di servizio, pazienza e competenza.
Infine, abbiamo potuto sperimentare l’importanza di disporre di una realtà come l’ospedale di Asola al servizio e al centro ti un territorio che ne ha bisogno. Siamo stati, siamo e saremo al fianco dell’ospedale di Asola per supportarlo, come ci sarà possibile, con i nostri volontari, con il loro impegno, perché sappiamo che è lo stesso che anima questa struttura e che la rende viva. Viva l’ospedale di Asola.