Dipendenza dal gioco d’azzardo: una malattia, non un vizio

Il SER.D offre un servizio specialistico gratuito, in grado di accogliere i bisogni del giocatore patologico e rispondere alle domande dei suoi familiari

È del 22 luglio l‘ennesima notizia di disperazione legata al gioco d’azzardo e alle sue conseguenze, riportata dalla Gazzetta di Mantova: l’intervento delle forze dell’ordine a causa del litigio, per strada,  di una coppia, fortunatamente senza gravi conseguenze. All’origine della lite fra i due coniugi, 76 anni lui e 72 lei, la ludopatia del marito.

La prima considerazione da fare è notare come ci si possa ancora stupire che la dipendenza sia una malattia e non un vizio: tutte le dipendenze, siano esse da alcol, droghe o gioco d’azzardo, sono malattie. Solo partendo da questa fondamentale premessa potremo essere d’aiuto a una coppia, come quella di questo articolo, alle prese con una chiara difficoltà di gestione di tale fenomeno.

Da una parte un giocatore d’azzardo patologico, affetto da una patologia che spesso non conosce e che lo spinge a mettere in atto comportamenti che non avrebbe mai pensato di tenere; dall’altra una moglie, che non riconosce più suo marito e i suoi comportamenti.

A quel signore, che incarna bene il nostro giocatore d’azzardo patologico offline mantovano (capitolo a parte dovremmo aprire per il gioco d’azzardo online), diremmo che quello che vive è un meccanismo patologico che non può controllare da solo. Diremmo che comprendiamo che spesso si ritroverà in preda a un desiderio (craving) più forte della sua stessa volontà, fuori dal suo controllo e da tutti i suoi buoni propositi fatti ai suoi familiari oltre che a se stesso, che lo porterà nei luoghi del gioco d’azzardo.

Il giocatore d’azzardo patologico agisce sulla base di un automatismo che è difficile da disinnescare solo con promesse e spergiuri ai propri cari; proprio per questo quel giocatore sente un grande senso di frustrazione che lo spinge, a volte, e lungi da noi giustificarlo, a provare intensa rabbia verso di se stesso e talvolta verso chi lo fa sentire, suo malgrado, incapace di affrontare il problema.

La moglie, una signora di 72 anni che decide di pedinare il marito: potrebbe sembrare solo una logica soluzione di fronte a un sospetto, ma dietro questo comportamento si celano mesi, forse anni, di tristezza, amarezza, rabbia, e disperazione. Perché arrivare a pedinare il marito a 72 anni, significa solo aver esaurito le parole, essersi stancati delle innumerevoli bugie e silenzi, e non farcela più ad andare avanti così.

I familiari delle persone con problemi di dipendenza (in questo caso da gioco d’azzardo) vivono spesso con vergogna quello che sta accadendo nelle mura domestiche, e anche quando il problema del gioco d’azzardo emerge, spesso si sentono impotenti di fronte ai comportamenti e alle continue bugie di chi ha la dipendenza, esaurendo oltre alle risorse economiche anche la pazienza e la capacità di sopportazione, arrivando a non riconoscere più il familiare con il problema, perché sembra diventato un’altra persona.

La dipendenza, lo ripetiamo, è una patologia vera e propria, e come tutte le altre patologie è importante che venga trattata con l’aiuto di specialisti, oltre che con il coinvolgimento e il supporto dei familiari.

Per questo motivo il SER.D (Servizio per le Dipendenze) offre un servizio specialistico gratuito, in grado di accogliere i bisogni del giocatore d’azzardo patologico e rispondere alle molte domande che spesso si fanno i suoi familiari. Per accedere e chiedere aiuto, è sufficiente una telefonata al numero 0376/435516, non c’è bisogno d’altro.

Quello che ci auguriamo è che si riesca a togliere lo stigma sociale da questa malattia e sia possibile parlarne e affrontarla nei luoghi dedicati, uscendo dalla visione errata e semplicistica di “vizio”.

Michele Zagni e Lara Masotto, psicologi Serd ASST Mantova

 

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