Gli studenti delle superiori riflettono sul Covid con i professionisti del Consultorio Giovani: “Un suono forte, che non cambiava mai, mi sentivo in gabbia”
Tra febbraio e aprile di quest’anno il Consultorio Giovani di Castiglione delle Stiviere ha realizzato incontri con 300 ragazzi del Liceo Artistico “Dal Prato“ di Guidizzolo e dell’Istituto Comprensivo Statale “Gonzaga” di Castiglione per riflettere su alcune tematiche, utilizzando il linguaggio poetico. Fra gli argomenti il vissuto degli studenti in tempi di pandemia. Pubblichiamo di seguito alcuni dei testi scritti dai ragazzi. Altri testi sono stati pubblicati sul numero di maggio di Mantova Salute.
Grigio, ma un grigio chiaro, proprio come il cielo di questi ultimi tempi;
La lana, un tessuto morbido comodo e caldo proprio come l’atmosfera nelle case ora che le persone si sono avvicinate;
Un dipinto freddo, scuro e vuoto, come le strade, le piazze, le città;
Come quando si sbatte il mignolo contro uno spigolo perché questi anni sono stati proprio un colpo duro;
Un temporale infinito e burrascoso, come i telegiornali che non parlano di altro oltre che al Covid e dei morti;
Il silenzio, esattamente come le persone che non parlano o come le città deserte.
Quello che ho vissuto lo paragono al colore nero, che incute paura, l’inconsapevolezza di ciò che parrebbe accaduto e che accade tutt’ora. Io, fragile come il vetro, mi ricordo i miei crolli, i miei pianti e i miei sfoghi, io fragile come non lo sono mai stata, mi sentivo sola, completamente isolata dal mondo, abbandonata. Odiavo quei mattoni dei bianchi muri della mia stanza, mi bloccavano all’interno, non mi permettevano di uscire.
Volevo romperli, volevo tornare ad essere felice, a vivere la vita di tutti i giorni, la vita normale, quella vita che non avrei mai pensato che cambiasse così improvvisamente. Le strade deserte mostravano la solitudine e la tristezza. In quelle strade vuote non c’era nessuno che passeggiava, che chiacchierava, che si sorrideva, che si abbracciava, che faceva tutto quello che fino a poco tempo fa si poteva fare. Quel periodo era come una notte scura, totalmente buia, nessuna luce, nessuna stella in cielo, nessuna via d’uscita. I giorni passavano, le cose peggioravano, io mi sentivo come un animale che veniva chiuso in gabbia, una gabbia piccola e stretta.
Quel periodo lo paragono ad un suono, un suono forte, quasi assordante, che non cambiava mai. Era accompagnato da un profumo pungente, sempre lo stesso, quello della mia casa, che spesso però, si confondeva con il profumo del pane che cucinavo con mia mamma.
Questo periodo è stressante
e le disgrazie sono tante
l’umore è a terra
come nel dopoguerra
la positività non è svanita
l’abbiamo solo custodita
in un luogo protetto
dove c’è voglia di affetto
Questa situazione passerà
e si tornerà alla normalità.
Se il covid fosse un colore sarebbe il rosso, il rosso come la rabbia che ho provato quando alla seconda ondata avevo capito che non si sarebbe risolta in fretta questa situazione; Se il covid fosse un materiale sarebbe una rosa con le spine, perchè bisognerebbe stare attenti a come la si tocca, altrimenti ci si può fare male; Se il covid fosse un’azione sarebbe l’azione di ribellione verso la riconquista della libertà che ci è stata tolta; Se il covid fosse un profumo sarebbe il profumo di libertà che un giorno spero di poter riconquistare.