Dopo l’intervento e la ricostruzione della mammella un aiuto dal massaggio per riappropriarsi della propria immagine corporea
Quando il tumore della mammella è esteso il chirurgo rimuove completamente la ghiandola mammaria: si parla di mastectomia. A questo tipo di intervento demolitivo può essere associata la ricostruzione della mammella con cui la parte mancante viene sostituita da una protesi.
In base a vari criteri, tra cui la dimensione della mammella, il posizionamento della protesi può essere preceduto dall’inserimento di un espansore sotto la muscolatura il cui scopo è quello di creare uno spazio grande a sufficienza per accogliere la protesi definitiva. Pensiamo ad un palloncino che verrà pian piano gonfiato (in realtà riempito di gel) dilatando nel tempo il muscolo e la cute sovrastante.
Anche in questo caso la fisioterapia è importante, perché durante le sedute vengono date alle donne le informazioni e le indicazioni riguardo a ciò che è opportuno fare per assecondare e favorire questo processo. Ci accorgiamo che spesso le pazienti arrivano al nostro ambulatorio senza aver ben chiara l’opportunità di seguire un percorso riabilitativo: fino a quel momento le priorità erano altre e prima fra tutte la rimozione del tumore.
Ma raramente ci è capitato che dopo aver effettuato qualche seduta, restino dello stesso parere poiché si rendono conto che per gestire nel modo migliore le attività della vita quotidiana essere seguite e incoraggiate può fare la differenza. Ritornando alle protesi e agli espansori, dobbiamo sapere che questi non vengono posizionati esattamente al posto della ghiandola mammaria (che normalmente si trova al di sotto della cute). I senologi creano una specie di tasca utilizzando i muscoli del torace e la protesi viene inserita al di sotto di essi.
Già da queste poche parole si può capire che al risveglio, dopo l’intervento, la percezione che la donna ha, non solo della mammella ma di tutto il tronco, sarà totalmente diversa da prima. Eppure dopo pochi giorni sarà indispensabile non solo toccare quella zona, ma effettuare un vero e proprio massaggio per mantenere la protesi mobile ed evitare che si formino aderenze tra le varie parti interessate dall’intervento stesso. Infatti le cicatrici spesso si comportano come ragnatele, ”attaccandosi” a ciò che è vicino e limitando quindi lo scorrimento delle varie strutture circostanti, cosa che invece ci permette gesti ampi e complessi.
Inizialmente per le donne non è facile realizzare quanto richiesto: toccare una parte “artificiale” che ne ha sostituita una naturale, con tutti i significati fisici e psicologici legati alla mammella è impensabile. Per questo siamo noi fisioterapiste che in un primo momento eseguiamo il massaggio, indispensabile per mantenere mobile la protesi. Nel corso delle sedute, confrontandoci con le difficoltà e le paure delle pazienti e aiutandole a superarle, favoriamo l’approccio con il seno “nuovo” e diverso, passaggio non evitabile per una riappropriazione della propria immagine corporea. Ed è a questo punto che, con nostra soddisfazione, possiamo dire che la donna prende in mano le redini della rieducazione. Per chi fosse interessato all’argomento sono presenti altri articoli nell’archivio di Mantova Salute.
Laura Mutti, fisioterapista Medicina Fisica e Riabilitativa ASST Mantova
Laura Mutti è una fisioterapista di ASST Mantova e opera nel percorso di riabilitazione per le donne operate al seno