Adolescenti e coronavirus: “Vedo grigio, eppure i colori ci sono ancora”

Il Covid secondo gli studenti: “Questo tempo è come una pioggia che ristagna”

Tra febbraio e aprile di quest’anno il Consultorio Giovani di Castiglione delle Stiviere ha realizzato incontri con 300 ragazzi del Liceo Artistico “Dal Prato“ di Guidizzolo e dell’Istituto Comprensivo Statale “Gonzaga” di Castiglione per riflettere su alcune tematiche, utilizzando il linguaggio poetico. Fra gli argomenti il vissuto degli studenti in tempi di pandemia. Pubblichiamo di seguito alcuni dei testi scritti dai ragazzi. Ulteriori testi saranno pubblicati sul prossimo numero di Mantova Salute.

In questo periodo mi sento come se d’ora in poi dovessi disegnare con la penna: una nuova e ulteriore tecnica di disegno in cui bisogna prenderci la mano e spesso capita di sbagliare a tracciare segni sul disegno, ma si cerca di trovare un rimedio per sistemare gli errori. 

Questo tempo è come una pioggia che se pur leggera entra nei vestiti, scivola giù dai pantaloni e ristagna nelle scarpe. Quella pioggia che crea fango, un fango appiccicoso che non viene più via. Un grigio, un grigio molto confuso, capace di toglierti la possibilità di vedere i colori, le gioie, un respiro silenzioso ma pesante che ti passa dalle orecchie togliendoti tutto con un odore aspro e cattivo. Una figura scura, triste.


Il lockdown ti fa sentire un po’ giù
come un pensiero che non se ne va più.
Il virus è come il vento,
non fa rumore ma va lento lento.
È una sensazione che non si può toccare,
ma si sente nominare.
La quiete ora non c’è più,
non bisogna essere tristi,
ma rimanere un po’ su.


Questo tempo è silenzioso
eppure lo percepisco come un rumore,
metallico.
Questo tempo lo vedo fermo come il ghiaccio
che ricopre la steppa russa d’inverno
eppure scorre veloce,
troppo veloce.


Questo tempo lo percepisco come una giornata grigia,
senza nuvole,
con un vento freddo
che suona tra le fronde degli alberi
eppure siamo ormai giunti a primavera.
Vedo grigio eppure i colori ci sono ancora,
è solo la mia mente offuscata
da una nebbia gelida.
Mi sento nel vuoto,
mi sento spaesato,
arrabbiato
e piango eppure sorrido,
come dei fiori di calicanto
che sboccian d’incanto
in una nevicata.


La pandemia è come un vento che continua a soffiare, senza mai fermarsi, che indebolisce e strema le persone. 


È
stato grigio e duro come il ferro, come non accadeva da anni, le emozioni che ho provato mi hanno riportato alla mente momenti difficili del mio passato. Mi sono sentita sola come un unico fiore in mezzo ad un deserto infinito. Un temporale estivo, ecco cos’è, è forte, arriva all’improvviso, sembra non finire mai, ma sotto sotto sappiamo che finirà. È stato come toccare una superficie ruvida, che graffia le mani, come il suono squillante ed inaspettato di una sveglia, come un odore acre e pungente che infastidisce e sembra non andarsene mai.

 

Approfondimenti sull’iniziativa nell’articolo Il Consultorio agli adolescenti:
“Diamo un nome alle cose senza nome”, nella rubrica ‘L’osservatorio’ di Mantova Salute

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