Tommaso, sul set per la seconda volta nei panni di un ragazzino ebreo: “A mio agio nel ruolo del profugo”

Ripartono le riprese del docu-film Covidays, si gira nella soffitta di un palazzo cittadino. Fra gli attori del corto un 12enne pieno di talento

Sono abituato a interpretare il ruolo del profugo, mi sono sentito a mio agio da subito con il cast e la troupe”. Ha 12 anni. E talento da vendere. Tommaso Lucchini è il più giovane protagonista del cortometraggio che entrerà nel progetto Covidays. I drammatici giorni della pandemia raccontati dalle voci e dai volti dei professionisti di ASST Mantova si accosteranno a una vicenda ambientata negli anni ’40. Due parti di uno stesso lavoro cinematografico legate da un unico filo conduttore.

Fra il 12 e il 16 marzo, i registi Mario D’Anna e Stefano Mangoni sono tornati a girare il docu-film dopo un periodo di stop imposto dall’emergenza.  Nonostante la zona rossa, riprese per cinque giorni nella soffitta di un palazzo storico cittadino, in Piazza Alberti. Con le precauzioni del caso, a partire dai tamponi a cui tutti si sono sottoposti per poter lavorare fianco a fianco.

Altre scene sono state girate nei mesi scorsi a Solferino. Fra agosto e settembre del 2020 poi, al Poma, D’Anna e Mangoni hanno intervistato oltre trenta persone fra operatori di ASST e figure istituzionali. Le loro storie rientreranno nel documentario L’onda, che ripercorrerà appunto l’esperienza della prima linea.

Tommaso, nel corto Manuel, è un bambino ebreo costretto a nascondersi insieme a mamma e papà per sfuggire ai rastrellamenti. L’attore in erba, di origini emiliane, aveva già interpretato un ruolo simile, recitando nella miniserie televisiva La guerra è finita, di Michele Soavi: “Mi sono immedesimato molto, in entrambi i casi, in un personaggio costretto a scappare, un ruolo triste, un ragazzino ebreo. Sul set di quella fiction ero rimasto 30 giorni. Ho cominciato per gioco nel 2017 facendo la comparsa nel film sul pittore Ligabue. In seguito queste due occasioni. Ringrazio i registi che hanno creduto in me”.

Gli altri interpreti, professionisti, sono mantovani: Teresa Turola, Danny Bignotti, Luigi Castelli, Giorgio Cagliari, Alessandro Girelli.  Sono rimasti impegnati sul set per dieci ore al giorno in un’atmosfera, come racconta il regista Mario d’Anna, “surreale”: “Eravamo immersi in un’altra epoca, lontana dall’epidemia, ma con un parallelismo ricercato. Per altro, da metà corto in poi gli attori indossano bavagli, fazzoletti per proteggersi in quanto la sceneggiatura lo richiedeva. Oggetti di fortuna che evocano le mascherine di oggi”.

Per il corto, precisa d’Anna,  resta la parte da ambientare in un reparto dell’ospedale. Due giornate di riprese, quando la situazione lo renderà possibile: “Anche se il cuore del cortometraggio è stato completato. Entro l’estate speriamo di poter terminare e proiettare il docu-film nell’ambito di un evento cinematografico. Dedichiamo questo lavoro a chi nel mondo dello spettacolo è costretto a restare fermo”.

Il progetto ha il sostegno di vari partner – ASST, MySound, Strongvilla, Fondazione Comunità Mantovana, Fondazione Banca Agricola Mantovana, Domus Immobiliare – il patrocinio di Mantova Film Commission e la collaborazione di Ars Creazione e Spettacolo.

E Tommaso cosa farà da grande? La scommessa si può vincere facilmente. Lo predice lui stesso: “Ci sono buone probabilità che il mio lavoro sarà quello dell’attore”.

Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa, Comunicazione e Urp ASST di Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.

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