Tumori alle ghiandole salivari, al Poma una chirurgia d’eccellenza

Si presentano dopo i 40 anni e più spesso nei maschi, colpita nell’80 per cento dei casi la parotide. Le forme maligne sono circa il 15 per cento del totale

I tumori delle ghiandole salivari rappresentano complessivamente lo 0,2-1 per cento dei tumori maligni e il 3-10 per cento dei tumori del distretto testa-collo. Le ghiandole salivari maggiori si distinguono in Parotide, Sottomandibolare e Sottolinguale. L’équipe della Chirurgia Maxillo-Facciale del Poma ha un’esperienza consolidata nella cura di questa patologia attraverso l’uso di procedure all’avanguardia. Il direttore della struttura Attilio Carlo Salgarelli (in foto) spiega le caratteristiche dei tumori in questione e i trattamenti che ASST mette a disposizione.

Quali sono le ghiandole più colpite dal tumore?

Nell’80 per cento dei casi la parotide, nel 15 per cento la sottomandibolare e nel restante 5 per cento la sottolinguale. Le forme benigne si riscontrano nell’80 per cento dei tumori alla parotide, nel 50 per cento di quelli alla ghiandola sottomandibolare e nel 20 per cento alla sottolinguale. I sintomi comprendono tumefazioni in corrispondenza delle ghiandole, talvolta dolore, e in uno stadio avanzato della malattia, la paralisi facciale. Circa la metà dei pazienti sono affetti da adenoma pleomorfo, il 40 per cento da tumore di Warthin. I tumori maligni costituiscono il 15 per cento del totale.  Colpiscono meno di 1,6 persone ogni 100 mila abitanti, si presentano dopo i  40 anni e con maggiore frequenza nella popolazione maschile.

Quanti interventi chirurgici si eseguono al Poma per trattare queste patologie?

Dal 2007 a oggi abbiamo effettuato oltre 600 parotidectomie, di cui circa 400 parziali e 100 totali. Si tratta di interventi delicati, ma se la radicalità chirurgica è garantita non sono necessari ulteriori terapie chemioterapiche o radioterapiche. Negli stadi più avanzati  della malattia, è necessaria la collaborazione con gli oncologi per la scelta del percorso più adeguato. È fondamentale asportare i tumori benigni, perché potrebbero degenerare, soprattutto nel caso del tumore pleomorfo.

Quali sono i trattamenti a disposizione e le principali criticità che i chirurghi incontrano?

Per i tumori benigni si effettua l’enucleazione della neoformazione, la parotidectomia parziale oppure la parotidectomia preneurale. La difficoltà principale in questi interventi è la complessità anatomica del nervo facciale, che è incluso nella ghiandola e va preservato nella sua funzionalità.  Le possibili complicanze, oltre alla paralisi del nervo facciale, sono le recidive, la sindrome di Frey, l’iposensibilità dell’orecchio e le cicatrici.

Come potete fare fronte a queste criticità?

Per ovviare alle lesioni del nervo facciale, la complicanza più temibile, è molto utile l’uso di ingranditori e di neurostimolatori, in modo da identificarlo con più facilità durante l’intervento. Naturalmente l’abilità del chirurgo è il primo fattore di successo delle procedure. La riparazione del nervo eventualmente lesionato avviene durante l’intervento mediante neuroraffia microchirurgica.  Se la radicalità oncologica richiede il sacrificio del nervo facciale si fa ricorso successivamente a ulteriori interventi di chirurgia plastica per correggere il dismorfismo facciale.

Nel caso di tumori benigni, si evitano le recidive asportando oltre alla lesione anche parte del tessuto ghiandolare sano che la circonda, mentre per i tumori maligni è necessaria l’asportazione totale della ghiandola associata all’asportazione dei linfonodi del collo. La sindrome di Frey è una complicanza caratterizzata da iperemia e iperidrosi gustativa dell’emivolto (il paziente durante i pasti o al solo pensiero del cibo ha un arrossamento e sudore della guancia del lato operato), che si può evitare se durante l’intervento viene utilizzato un lembo di smas (sistema muscolo aponevrotico superficiale) per isolare la cute dalla ghiandola. La conservazione del nervo grande auricolare nelle prime fasi dell’intervento permette invece di risparmiare al paziente l’evenienza di un’iposensibilità dell’orecchio, che soprattutto per le signore che portano orecchini, può essere molto fastidiosa. Per evitare esiti inestetici delle cicatrici impieghiamo tecniche innovative come la micro-parotidectomy che prevede solo una piccola incisione davanti all’orecchio, praticamente invisibile e, nei casi complessi che richiedono una luce chirurgica più ampia, spostiamo le incisioni  in zone del volto che mascherano le cicatrici utilizzando le incisioni di face-lifting in modo che gli esiti rimangano nascoste dai capelli e dall’anatomia dell’orecchio.

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