Il trattamento del collo e delle spalle nelle pazienti operate al seno

È opportuno cercare di eliminare i problemi non direttamente collegati all’intervento

Noi siamo animali. Per il nostro cervello le situazioni che si protraggono per un po’ di tempo diventano “normali”. Ogni parte del nostro corpo è collegata alle altre. Queste sono le tre premesse da considerare per spiegare perché soprattutto durante le prime sedute di riabilitazione senologica trattiamo il collo della paziente.

Quando abbiamo qualche preoccupazione o sentiamo dolore, quindi ci troviamo in una situazione di stress o di “pericolo” in senso lato, contraiamo i muscoli del collo e delle spalle: essendo animali, come loro ci prepariamo a combattere o a fuggire. Se oggi abbiamo male a un dente e domani andiamo dal dentista che lo cura, l’esperienza dolorosa dura relativamente poco tempo e già il giorno successivo, alla scomparsa della causa del dolore, i nostri muscoli si rilassano. Quando le pazienti operate per patologia tumorale alla mammella arrivano al nostro ambulatorio, hanno impressa sulle loro spalle e sui loro muscoli  la situazione stressante che stanno vivendo dal momento in cui è stata fatta la diagnosi o talvolta ancor prima, da quando hanno avuto il sospetto della malattia.

Per il cervello la situazione “muscoli del tratto cervicale-spalle” in contrazione diventa “normale”. Sono sempre attivi anche se con un’intensità minima  e non viene neppure avvertito il bisogno di farli riposare. In realtà questo lavoro minimale consuma energie, ma soprattutto nel tempo può a sua volta causare dolore. A questo punto si entra in un circolo vizioso: ho male-contraggo i muscoli perché ho male-i muscoli contratti mi fanno male…

In situazione normale i muscoli del tratto cervicale e delle spalle concorrono al movimento delle braccia. Ma se lavorano male perché sono “irrigiditi” questo diventerà un ulteriore ostacolo nell’uso corretto dell’arto superiore.

A questo punto è facile comprendere come, in pazienti con interventi alla mammella e con dissezione ascellare, è opportuno soprattutto nelle prime sedute, cercare di eliminare quei problemi che non sono direttamente collegati all’intervento. Con tecniche appropriate come il pompage cervicale, grazie a trazioni lente e progressive, si effettua un graduale allungamento della muscolatura. Grazie a questo “suggerimento” esterno , semplificando molto il concetto, il muscolo “ricorda” di potersi allungare. Si interrompe quindi la contrazione continua e di conseguenza anche il circolo vizioso. Generalmente la paziente avverte una sensazione di “leggerezza”, minor peso sulle spalle, movimenti degli  arti superiori più ampi con minor dolore. Con qualche semplice esercizio da effettuarsi in autonomia verranno mantenuti i risultati ottenuti e ci si potrà concentrare sul trattamento dei problemi direttamente legati all’intervento.

 

Laura Mutti è una fisioterapista di ASST Mantova e opera nel percorso di riabilitazione per le donne operate al seno.

2 Commenti
  1. ad un anno da intervento di mastectomia e svuotamento ascellare,e prossima ad un ulteriore intervento,Vi chiedo come contattarvi x il problema che avete proposto
    grazie

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