Tumore al seno: nel 2020 oltre 300 interventi chirurgici

L’emergenza Covid non ferma l’attività della Breast Unit: approccio multidisciplinare con più di 20 specialisti dedicati. Il primario Massimo Busani: “La chiave è la diagnosi precoce”

La drastica riduzione dell’attività chirurgica durante la seconda ondata pandemica non ha comunque fermato l’attività della Breast Unit di ASST Mantova, che ha registrato un significativo numero di interventi e di prestazioni diagnostiche. L’intento dell’azienda è stato quello di mantenere attive la filiera oncologica e altre specialità, secondo le priorità stabilite da Regione Lombardia e ricorrendo alla collaborazione con gli erogatori privati. Il direttore della struttura di Chirurgia Senologica Massimo Busani approfondisce questo argomento.

 

Come avete affrontato la pandemia e quanto si è potuto salvare della vostra attività di fronte alle necessità dell’emergenza in corso?
La prima ondata ci colse di sorpresa e impreparati. Nessuno poteva aspettarsi  un coinvolgimento così massivo delle strutture ospedaliere. Questo provocò una rapida e drastica riduzione di tutte le attività sanitarie ordinarie compresa quella chirurgica oncologica-senologica. Nei mesi di marzo e aprile abbiamo operato poche pazienti oncologiche. Nello stesso tempo, essendo stata bloccata anche l’attività diagnostica, nel giro di poco più di un mese avevamo quasi esaurito le pazienti in lista di attesa per un intervento. Da maggio in poi siamo gradualmente tornati alla normalità con l’attività chirurgica, registrando tempi di attesa accettabili.

Con la seconda ondata siamo riusciti a preservare meglio gli spazi di sala operatoria, ma è mancata ancora la disponibilità del personale infermieristico e medico, a causa del rinnovarsi nell’emergenza. Ci siamo trovati quindi con poche sedute operatorie, ma con una attività diagnostica che invece è proseguita, con un conseguente allungamento della lista di attesa. Dal primo gennaio al 30 novembre, abbiamo operato 270 tumori e a fine anno probabilmente supereremo i 300 casi, contro i 370 dell’anno scorso. Fortunatamente le strutture private ci sono venute incontro: fra novembre e dicembre sono state organizzate alcune sedute al San Clemente. Purtroppo in questi ultimi dieci mesi abbiamo quasi completamente abbandonato la patologia non neoplastica e mi dispiace molto per tutte quelle donne che stanno attendendo da molto tempo un intervento chirurgico.

Qual è l’incidenza del tumore al seno?
Il tumore al seno rappresenta ancora la neoplasia mammaria più frequente nel sesso femminile, la previsione è quest’anno in Italia ci saranno 55.000 nuovi casi, con un aumento progressivo dell’incidenza dello 0,3 per cento all’anno. Pur essendo ancora la prima causa di morte nella donna, la mortalità sta progressivamente migliorando, 6 per cento negli ultimi 5 anni. Un risultato ottenuto grazie ai programmi di screening e al migliore inquadramento diagnostico-terapeutico della malattia. La sopravvivenza a 5 anni si attesta sull’85-90 per cento; a 10 anni sul 70 per cento circa.

Quali sono i fattori di rischio?
Il rischio di ammalarsi aumenta con l’età, con il picco massimo tra i 55-65 anni, ma anche dopo i 70 anni il rischio non diminuisce di molto. I fattori di rischio più importanti sono la familiarità ed ereditarietà, l’esposizione prolungata a stimoli ormonali, obesità, elevato consumo di alcoolici, grassi animali e zuccheri raffinati, basso consumo di fibre nella dieta, sedentarietà. Ne consegue che una corretta alimentazione ricca fibre e di vegetali, e povera di grassi saturi e carboidrati, la cosiddetta  dieta mediterranea, associata a una regolare attività fisica migliora l’assetto ormonale e metabolico della donna riducendo il rischio di tumore al seno.

I possibili sviluppi futuri in questo campo ?
Il migliore trattamento parte dalla diagnosi precoce: è necessario ancora una volta sensibilizzare la popolazione su questo tema. Trovare un tumore di piccole dimensioni significa non solo poter effettuare con più probabilità un intervento chirurgico conservativo, ma soprattutto evitare trattamenti adiuvanti particolarmente invasivi e aumentare le probabilità di guarigione. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria de-escalation del trattamento chirurgico, in modo particolare sul trattamento dell’ascella. Il miglioramento delle conoscenze genomiche e biomolecolari dei tumori al seno ha permesso da una parte la scoperta e quindi l’utilizzo di nuovi farmaci antineoplastici, in modo particolare farmaci biologici, e dall’altra di poter sempre più personalizzare i trattamenti in base alle caratteristiche isto-biologiche delle neoplasie mammarie. Inevitabilmente anche la chirurgia è stata coinvolta in questo processo di miglioramento scientifico con interventi sempre più conservativi sia in ambito mammario che ascellare, ponendosi anche un altro importante obiettivo che è quello di migliorare la qualità di vita delle donne.

Una corretta diagnosi isto-biologica ci permette quindi di decidere in modo collegiale e multidisciplinare il miglior trattamento per quella donna con quella particolare neoplasia. E  non è sempre detto che il primo approccio terapeutico sia necessariamente chirurgico, anche in donne con tumori di piccole dimensioni. Paradossalmente tumori con caratteristiche bio-molecolari molto aggressive rispondono in modo sorprendente alla chemioterapia, la quale viene iniziata prima dell’intervento chirurgico con elevate possibilità che la neoplasia scompaia completamente; lo stesso effetto lo si è potuto evidenziare anche sulle metastasi linfonodali ascellari, ottenendo così quella che in termine tecnico si chiama “risposta patologica completa”.

L’anno scorso Regione Lombardia ha reso inoltre gratuita la profilazione genomica di alcuni tipi di tumore al seno, in modo da individuare così un set di donne che potrebbero evitare un inutile trattamento chemioterapico. Questi test sono molto importanti nel predire la probabilità di recidiva a distanza della donna e quindi di stabilire il miglior trattamento adiuvante post-operatorio. Mi auguro che la sua gratuità possa essere diffusa in tutto il Paese.

Come risponde ASST Mantova alla domanda di salute delle pazienti?
La Breast Unit del Carlo Poma è l’unica struttura provinciale autorizzata al trattamento della patologia neoplastica della mammella. Ne fanno parte più di 20 specialisti dedicati, tra radiologi, anatomo-patologi, medici nucleari, chirurghi, oncologi, radioterapisti, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti, ginecologi, genetisti e data manager. Ogni mercoledì pomeriggio si svolge il meeting multidisciplinare dove vengono discusse le problematiche di tutte le pazienti neoplastiche e dove, collegialmente, vengono condivise le decisioni terapeutiche.

La struttura di Chirurgia Senologica è dotata di 5 posti letto, 4 chirurghi e una coordinatrice. L’attività chirurgica si svolge su 4 sedute settimanali all’ospedale di Mantova e di tre sedute mensili al presidio di Borgo Mantovano. L’ambulatorio divisionale senologico viene effettuato 4 volte alla settimana al Poma. Sono attivi ambulatori anche negli ospedali di Asola e di Borgo Mantovano. Nel 2019 sono stati effettuati complessivamente quasi 600 interventi chirurgici di cui 370 per nuovi tumori al seno.

 

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