La più grande struttura aziendale della provincia per garantire alle mamme la possibilità di conciliare la famiglia e il lavoro
Ancora oggi quando lo guardo mi emoziona anche se ormai sono passati sette anni da quando è stato inaugurato il nostro asilo aziendale. “Il Pomino” ha aperto il 2 aprile 2013 anche se è stato inaugurato il 23 marzo, è il più grande asilo aziendale della provincia ed uno dei più grandi della regione. Una realizzazione a dir poco avvenuta in tempi record se pensiamo che nell’ottobre del 2012 la mia socia ed io ci siamo sedute davanti allora direttore Generale Luca Stucchi per chiedere se l’ospedale potesse essere interessato all’apertura di un asilo nido interno all’Azienda.
Io e mio marito lavoravamo entrambi da molti anni al Poma ed era stato molto complicato gestire la crescita di nostro figlio in mezzo a turni, guardie, reperibilità e orari che alla fine non erano mai quelli…che dovevano essere .
Credevo fermamente che un asilo nido interno potesse rappresentare l’espressione di apertura alle necessità dei dipendenti e, più direttamente, una forma di attenzione per le esigenze dei propri collaboratori e dei loro bambini. La vedevo come un’occasione per promuovere un miglioramento del clima e dell’immagine dell’azienda, anche attraverso la riduzione del tempo da dedicare alla ricerca e all’accompagnamento dei figli all’asilo nido e – perché no – favorire un rientro delle lavoratrici dalla maternità in tempi più rapidi e con un atteggiamento più sereno. Oggi in gergo si dice fidelizzare le risorse umane “trattenendo” le lavoratrici.
È ormai accreditato che il sostegno alla gestione familiare aumenta le possibilità di sviluppo e carriera delle donne lavoratrici e la valorizzazione dell’apporto professionale di ciascuna di esse alla vita dell’azienda anche se il motore dell’iniziativa doveva rispondere innanzitutto ai bisogni dei bambini.
Bene, il direttore non solo ha detto sì, affidando alla nostra società la creazione dell’ asilo nido aziendale, ma ha anche coinvolto il personale in questionari mirati ai loro fabbisogni. Sono stati i dipendenti stessi che hanno scelto il nome “Pomino“ con una schiacciante maggioranza.
Pochi mesi sono serviti a cambiare aspetto ad una vecchio reparto ormai chiuso da molto tempo all’interno dell’ospedale ridandogli vita. In realtà sembrava che ci aspettasse, perché più che un padiglione ospedaliero sembrava una casetta circondata da un giardino. L’edificio era vincolato quindi, con piacere, abbiamo conservato molte della caratteristiche originali, riorganizzandolo in ampi locali illuminati dalle grandi finestre che guardano un tranquillo giardino ombreggiato da grandi piante. Nota costante anche oggi: le mamme entrano e rimangano stupite dalla tranquillità e dal silenzio: in effetti la grande estensione permette di gestire i bambini in piccoli gruppi distanziati e autonomi.
Come tutti gli asili nido si rispettano i parametri regionali, in un contesto ambientale che garantisce la salute e il benessere fisico dei bambini e del personale, lontano da ogni sorgente di rumori, separato dagli ambienti di lavoro dell’azienda, con un accesso autonomo.
Chi frequenta il Pomino? Bambini fra i 3 e i 36 mesi, figli di dipendenti del Poma e se il numero lo permette anche esterni. Apriamo tutti i giorni della settimana dal lunedì al sabato, dalle 6 del mattino alle 22, il sabato fino alle ore 14.30. Siamo organizzati in due turni: chi frequenta la mattina e chi il pomeriggio/sera. Le nostre mamme possono anche allattare in un locale dedicato all’inizio dell’asilo.
E cosa mangiano? Di loro si occupano i cuochi del Poma, siamo quindi orgogliosamente a km zero e in cucina i nostri piccoli sono ormai notoriamente molto coccolati.
Le nostre educatrici? Da anni non cambiano, abbiamo scelto di dare continuità, professionalità, preparazione e sicurezza ai genitori nonostante un carico di lavoro inusuale come orario per educatrici che si comportano da turniste.
La scommessa del 2020? Essere riusciti a riaprire nonostante il COVID in un clima di serenità. Se chiudo gli occhi e penso al Pomino cosa vedo? I bimbi che nei mesi invernali nelle braccia dei loro genitori tornano a casa….al buio già con il pigiamino e lo zainetto. Riproporremmo il progetto? Sicuramente sì.
Chiara Bottura è il direttore della Pediatria di Asola