La ricerca ha coinvolto 230 ospedali di oltre 40 nazioni, con 9.800 pazienti ed è terminata il 18 settembre. Tra gli outcome osservati la mortalità a 30 giorni e la durata del ricovero
A giugno scorso sono stata contattata da un collega inglese con cui avevo lavorato durante il mio periodo di formazione all’estero a Londra, per partecipare ad uno studio multicentrico internazionale, retrospettivo, osservazionale, no profit sulla gestione della colecistite acuta durante la pandemia da Covid 19: lo studio Cholecovid.
Con entusiasmo, in qualità di principal investigator, ho condiviso la proposta con i direttori delle strutture di Chirurgia Generale di Mantova e Pieve di Coriano Luigi Boccia e Stefano Benedetti e ampliato il team della ricerca ad altri due colleghi chirurghi Michela De Angelis e Guido Mantovani.
Lo studio, promosso dall’Università di Manchester, ha lo scopo di valutare l’outcome dei pazienti affetti da colecistite acuta nel periodo della pandemia da Covid 19 ( marzo-maggio 2020) confrontandolo con l’outcome dei pazienti affetti da tale patologia in un periodo antecedente (settembre-novembre 2019).
Questo studio si pone di valutare, come outcome primario, la mortalità a 30 giorni dal ricovero per colecistite acuta, come outcome secondari la durata del ricovero, l’eventuale insorgenza ed il tipo di complicanze, il tipo di trattamento scelto (conservativo vs chirurgico), l’eventuale nuovo ricovero non programmato dopo la dimissione, l’aderenza alle linee guida internazionali di Tokio 2018 per la gestione della colecistite acuta.
La raccolta dati è terminata il 18 settembre. Hanno partecipato allo studio 238 ospedali di oltre 40 nazioni e sono stati inseriti i dati di circa 9.800 pazienti. Non deve sorprendere questa massiva partecipazione allo studio, in quanto, come ben sappiamo, la pandemia da COVID 19 rappresenta una grande sfida per i sistemi sanitari a livello mondiale.
In tutti gli ospedali, non solo Italiani, ma a livello mondiale, si è infatti osservata una importante ripercussione sull’attività chirurgica con una progressiva diminuzione delle sedute chirurgiche di elezione a causa sia di una ridistribuzione delle risorse umane sia per cercare di diminuire il rischio di esposizione al Coronavirus per gli stessi pazienti, rischio che in ambiente ospedaliero è ovviamente aumentato nonostante l’utilizzo appropriato dei dispositivi di protezione individuale.
La pandemia, allo stesso modo, ha avuto un impatto rilevante anche sulla gestione ospedaliera delle urgenze; infatti diverse linee guida nazionali e internazionali raccomandano di eseguire solo interventi chirurgici urgenti non procrastinabili, di preferire approcci conservativi qualora clinicamente validi e appropriati per il paziente, di portare il paziente in sala operatoria previa esecuzione di tampone, di indossare opportuni dispositivi di protezione individuale durante le procedure chirurgiche.
Per quanto riguarda i dati della ASST di Mantova sono stati inseriti complessivamente 37 pazienti: 25 con colecistite acuta trattata nel periodo antecedente alla pandemia (settembre-novembre 2019) e 11 trattati nel periodo della pandemia (marzo-maggio 2020).
Confrontando i dati dei due periodi non abbiamo osservato un aumento della mortalità durante il periodo della pandemia né un aumento dell’insorgenza delle complicanze, tutti i pazienti sono stati gestiti in egual modo nei due periodi; sicuramente, durante la pandemia, c’è stata una diminuzione dei casi ricoverati che rispecchia il dato nazionale ed internazionale di minori accessi in Pronto Soccorso per patologie non legate al Covid 19.
Annalisa Pascariello è un medico della struttura Chirurgia Generale ASST Mantova