Disordine nel piatto e in casa: la chiave è nelle emozioni

Conversazioni in giardino con due esperte grazie all’iniziativa del Consultorio di Goito

Nel mese di luglio il Consultorio di Goito in collaborazione con il Comune, grazie in particolare all’assessore ai Servizi Sociali Gaia Cimolino e Cosetta Arvati  dell’Ufficio manifestazioni,  ha organizzato due incontri rivolti alla cittadinanza nel giardino della biblioteca. Il 2 luglio abbiamo incontrato  la counsellor Patrizia Aldrovandi  sul tema “ Donne emozioni e cibo: fame fisica ed emotiva”.

Il rapporto con il cibo parte dalla nostra nascita ed è influenzato da tanti fattori. Il nostro corpo si regola da solo in fatto di sazietà, ma qualcosa negli anni è cambiato sia pur in modo contradditorio. Da una parte, sempre più le pubblicità hanno incalzato sui cibi industriali ipercalorici, i supermarket restano aperti, aumentano i numeri di bambini obesi, le trasmissioni televisive sul tema della cucina sono sempre più frequenti; dall’altra abbiamo le proposte di diete, integratori alimentari per porre rimedio al consumo di ciò che viene incentivato.

Il cibo sin da piccoli viene utilizzato o per calmare il pianto, per punire o premiare.  Quindi capiamo che il rapporto con il cibo varia in base a chi è stato il nostro caregiver, dalle abitudini familiari, dal luogo, dalle tradizioni alimentari culturali e dal vissuto nelle relazioni. Quando si mangia, a cosa si pensa? Tutti i 5 sensi sono coinvolti nel rapporto con il cibo. Patrizia ci ha guidato, tramite un esercizio di mindfulness, nella degustazione di un chicco di uva sultanina ed è stato intrigante capirne il coinvolgimento di tutti i sensi.

Il tema del cibo è entrato anche nel nostro lessico tipo quotidiano: “quella cosa mi fa venire il vomito, ti faccio ingoiare ciò che hai detto, non riesco a mandar giù il rospo, devo ancora digerire la notizia”. Difficilmente riusciamo a rimanere con il pensiero nel qui ed ora, siamo o proiettati nel futuro o catapultati nel passato mentre anche sul tema del cibo focalizzarsi sul presente sarebbe assolutamente fondamentale.

Nel periodo di lockdown, ad esempio, che ha provocato tante emozioni, il nostro rifugio è stato il cibo; mangiare provoca in noi un benessere immediato, ma l’effetto collaterale è il senso di colpa  all’inadeguatezza si crea un circolo vizioso.

Patrizia ha distinto la fame fisica da quella emotiva. La prima è un bisogno del corpo che parte da segnali fisici che sentiamo arrivare gradualmente e sappiamo gestirla; non provoca sensi di colpa poiché si fonda sulla necessità del corpo. Quella emotiva invece è improvvisa e urgente e corriamo ad aprire ante della cucina o del frigorifero per soddisfarla subito, non passa, e poi fa sentire in colpa. Allora la prospettiva è che noi possiamo decidere di cambiare cercando di essere consapevoli su cosa ci sta succedendo, a cosa si sta pensando quando parte “l’urgenza”.

Il 22 luglio invece abbiamo incontrato Valeria Pigozzi, professional organizer, sul tema “Quanto il caos nelle nostre case influenza le nostre vite”.

Valeria è partita dal significato del disordine. Il disordine è un segno di disequilibrio che ci fa provare disagio e spesso non lo riconosciamo. A volte il disordine lo colleghiamo ad esempio  al letto sfatto  in realtà la sua manifestazione la troviamo nella frase ‘non ho tempo’. Questo riporta all’annoso problema della nostra gestione del tempo: ci prendiamo troppi impegni, e la  ricaduta nella nostra vita quotidiana comporta ritardi, litigi in famiglia, caos in casa, malumori al lavoro ma soprattutto si rileva il mancato raggiungimento dei propri obiettivi.

Valeria riporta che spesso si sente dire “io nel mio disordine mi ci ritrovo” , ma a che prezzo? Se lasciamo che il disordine prenda possesso della nostra vita, vuol dire che quel possesso lo abbiamo perso noi . Vuol dire che lasciamo che le cose ci accadano, non agiamo  quindi è come se vivessimo senza consapevolezza.

Quindi come interveniamo sul disordine? La parola chiave è organizzazione che non vuol dire diventare rigidi o perfezionisti. L’organizzazione è fatta di step, e  di passaggi . Si  possono utilizzare  piccoli trucchetti, mentre in alcuni casi occorre cambiare le proprie abitudini.

Tra le regole basilari per riuscire a mantenere ordine: non rimandare; delegare; trovare un posto per ogni cosa; dare priorità nella gestione del tempo; fare una cosa per volta e non voler fare tutto in una volta; eliminare, operazione che ci costa molto, perché gli oggetti ci fanno vivere ricordi e rimpianti.  Per concludere Valeria ci ha mostrato come organizzare una valigia ipotizzando una settimana al mare! Anche questa è un’esperienza creativa.

Roberta Pasotti è un’assistente sociale mentre Elisabetta Fronzoli è uno psicologa. Entrambe prestano servizio al Consultorio Famigliare di Goito.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

Archivi
Categorie
Iscriviti alla newsletter