Adolescenti, l’insegnamento del Covid: nessuno si salva da solo

Il Consultorio in campo per aiutare i ragazzi a gestire emozioni e paure. Ma l’emergenza è stata anche una lezione di vita

Il mondo è cambiato. Viviamo in una realtà profondamente trasformata dall’esperienza della pandemia di COVID-19. Al Consultorio Giovani vediamo le ricadute di un periodo così difficile, soprattutto per i giovani-adolescenti, già messi a dura prova dalla sfida evolutiva, da emozioni sconosciute e da un corpo che non riconoscono più, per i repentini cambiamenti tipici dell’età.

Sono stati chiusi in casa. Gomito a gomito, genitori e figli: ragazzi in didattica a distanza e genitori in smartworking. I bisogni di ciascuno che chiedevano risposta e insieme la consapevolezza che questo tempo aveva caratteristiche eccezionali: non solo più lento, ma certamente vissuto in un perimetro fisico limitato alla casa e un cerchio di relazioni familiari vicine (forse troppo) e quelle amicali lontane e sempre più on-line e multimediali. È certo che non sia stato semplice per gli adolescenti, ma ci si sono abituati. Da una parte si sono imbattuti nella dimensione della responsabilità e sacrificio in maniera potente. Nulla è più impegnativo che togliere la libertà ai giovani. Per loro, dentro questo sacrificio, c’è anche un allenamento alla vita che forse i genitori del terzo millennio non avrebbero mai immaginato di dover imporre, convinti di crescerli felici, senza fatica e senza frustrazioni.

È un momento di formazione che fino a metà del secolo scorso tutti facevano: o si andava in guerra o si vedevano da vicino le conseguenze della guerra, c’era questa dimensione di preparazione all’età adulta nel percorso di crescita. Ora, questa non è una guerra, ma certamente è stato chiesto agli adolescenti una quantità di sacrifici fino a due mesi fa impensabili. Con la pandemia anche loro erano e sono ancora responsabilizzati, per contribuire alla sicurezza e alla salute comune. Hanno rinunciato al loro bisogno di trasgredire, dimostrando di essere un pezzo di un puzzle. Ha commosso vedere il loro saper cooperare per il bene comune e rispettare le regole che, per età e compiti evolutivi, avrebbero dovuto infrangere con forza per diventare “grandi”.

L’esperienza #iorestoacasa ha però una doppia faccia. La sfumatura è sulle ricadute della scelta: si resta per proteggere sia noi sia gli altri, ma anche per paura. La prima accezione è sicuramente quella etica e civile, la seconda invece rispecchia l’aspetto individuale di insicurezza e pericolo, e di naturale chiusura nella propria area di sicurezza.

È un aspetto importante emerso al Consultorio Giovani di Mantova. Il messaggio fortissimo che ci è stato dato di distanziamento e isolamento sociale ha certamente amplificato la tendenza di alcuni giovani a vedere l’altro come lontano, distante, cattivo, forse addirittura untore. Diventa così ancora più difficile avvicinarsi e farsi conoscere, diventare amici reali e non virtuali, abbattere le proprie paure e “lanciarsi” nelle braccia dell’altro. Ora la libertà di uscire spaventa e rende a volte terrorizzati dall’altro, ancora più sconosciuto e forse asintomatico. In questa situazione, i ragazzi che erano già a rischio di ritiro sociale, possono diventare hikikomori, che si perdono nell’online. Dopo questa sconvolgente emergenza sanitaria, diventa emergenza la depressione giovanile, il ritiro sociale, le famiglie scoppiate e le successive separazioni, le fragilità e le insicurezze che diventano ansie e attacchi di panico.

Ora la fatica sembra uscire dalla paura. Il tempo di confinamento e isolamento sociale sembra lasciato alle spalle, ma per alcuni rimane lo strascico di una situazione che appariva sì faticosa ma protettiva. Un nido sicuro che ha permesso di evitare esperienze di vita scolastiche, amicali, sociali, desiderate ma diventate insostenibili per la paura di non essere accettati, considerati, all’altezza delle aspettative. Il covid-19 ha fatto diventare la vita di alcuni giovani come il palcoscenico sul quale oggi è difficile tornare.

La famiglia può aiutare ad uscire dai momenti di difficoltà là dove è costruita su basi solide, mentre fa affondare se poggiava già su basi traballanti e frammentate. Al Consultorio Giovani, oggi più di ieri, arrivano giovani smarriti, con le loro paure e le loro inconfessabili angosce e solitudini. Tristezza e ansia si mescolano e diventano bombe che spaventano, emozioni incontenibili che fanno rifugiare a volte nell’abuso di alcol e droghe, o conducono a gesti impulsivi come autolesionismo e attività sessuale non protetta. Il Consultorio Giovani diventa un piccolo rifugio dove trovare conforto, aiuto e spunti di riflessione, spazio di ascolto e confronto per poter affrontare il dialogo con i genitori o gli amici, per trovare soluzioni e costruire progetti di vita.

Insieme si può andare avanti. Il Consultorio Giovani permette di non essere da soli. Nessuno si salva da solo. Il Covid-19 ce l’ha insegnato.

Margherita Rasori è Psicologa-Psicoterapeuta al Consultorio Familiare di Roverbella – ASST Mantova

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