Covid, un nuovo modo di lavorare: “Ospedale e territorio più integrati”

Il mondo socio sanitario in campo per l’emergenza, fra prevenzione e sorveglianza: “Abbiamo conosciuto da vicino la sofferenza della popolazione”

Pur nella sua drammaticità, che abbiamo vissuto sia dal punto di vista emozionale che organizzativo, l’emergenza Covid è stata un’occasione per integrare maggiormente ospedale e territorio. A favorire questo approccio, la rappresentazione della Direzione Socio Sanitaria nell’Unità di crisi aziendale.
Un gruppo formato da varie professionalità che hanno operato fianco a fianco per contrastare l’epidemia, garantendo ai cittadini le migliori cure a casa o nei reparti ospedalieri.

La pandemia ci ha imposto un nuovo modo di lavorare e una nuova mentalità, permettendoci di conoscere più da vicino la sofferenza della popolazione. La nostra attività si è svolta sul fronte della prevenzione e della sorveglianza.
Sulla base di un accordo siglato con Ats della Val Padana abbiamo messo in campo personale sanitario dedicato alle indagini epidemiologiche e al monitoraggio dei pazienti in isolamento domiciliare.

Una task force che ha consentito di eseguire fino al 25 maggio 21.246 tamponi naofaringei,14.158 destinati alle strutture socio sanitarie e a domicilio, 7.087 in ospedale. Nello stesso periodo sono stati monitorati 570 pazienti ed erogate 500 consulenze al giorno. Abbiamo fornito consulenze infettivologiche e pneumologiche, formazione e sottoposto a tampone pazienti e personale di 48 strutture socio sanitarie della provincia di Mantova. A favore delle case di riposo è stato poi istituito un protocollo per la terapia con il plasma iperimmune.

Alla sorveglianza si sono aggiunti l’effettuazione dello screening sierologiico e un ampliamento consistente dell’Assistenza Domiciliare Integrata e delle Cure Palliative, senza dimenticare il mondo della disabilità, che ha visto i professionisti del percorso Delfino spostarsi all’interno dei centri di riferimento di questi pazienti per visite ed esami.

Nell’ambito del progetto di realizzazione del Pot di Viadana, è prevista la trasformazione della riabilitazione generale geriatrica in degenza di comunità. Uno step intermedio per raggiungere questo obiettivo è stata la creazione della degenza di sorveglianza, destinata ad accogliere pazienti positivi che non hanno potuto espletare l’isolamento a domicilio.

Durante l’emergenza il paziente cronico, informato sulle misure di prevenzione e monitorato periodicamente anche in merito all’insorgenza di eventuale sintomatologia da Coronavirus, non si è mai fermato il lavoro del Centro Servizi dedicato alla gestione del cronico con circa 800 pazienti seguiti, 180 ricette emesse, 40 rinnovi di Pai (Piano assistenziale individualizzato). Da sottolineare infine lo sviluppo della telemedicina per un’assistenza a distanza dei malati, in linea con la situazione contingente.

 

Renzo Boscaini è il Direttore Socio Sanitario di ASST Mantova

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