Smart working: “Noi ci siamo, anche da casa”

Via al lavoro agile per 96 dipendenti con l’obiettivo di ridurre il rischio di contagio

L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus ha dato il via, all’interno delle pubbliche amministrazioni, ad una sperimentazione forzata del lavoro agile o smart working. Il Decreto Legge 17 marzo 2020 ha infatti stabilito che, fino al termine dello stato di emergenza (31 luglio 2020), il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa.

La principale caratteristica dello smart working, che lo distingue nettamente dal più classico telelavoro, è la modalità di esecuzione del rapporto di lavoro senza precisi vincoli di orario o luogo e senza una postazione fissa.

Per quanto riguarda l’Asst di Mantova, 96 dipendenti del personale amministrativo hanno iniziato a sperimentare questa nuova modalità di lavoro, utilizzando connessioni internet e dispositivi propri come pc, tablet e smartphone. Grazie alle tecnologie messe a disposizione dai Sistemi Informativi Aziendali è possibile per questi professionisti accedere a documenti e software solitamente utilizzati negli uffici.

Ecco le testimonianze dirette di alcuni smart worker che descrivono come stanno vivendo questa particolare esperienza:

Mi occupo di prenotazioni e gestione di visite ed esami in Ostetricia e Ginecologia. Ora lo faccio da casa. Ho due figli piccoli e in questo momento penso più alla loro salute che al resto. Tra impegni quotidiani, i loro compiti e le video-lezioni, ho la possibilità di gestire il tempo nel migliore dei modi e la consapevolezza che anche da lontano sto facendo il mio dovere come dipendente dell’ospedale. In un momento così critico per tutti, mi aiuta ad andare avanti con più serenità e a sentirmi utile.
Cristina, segretaria in Ostetricia e Ginecologia a Mantova

Di solito sono allo sportello con utenti in fila che attendono per una prenotazione o per pagare il ticket e faccio i turni. In un momento così particolare, per chi come me ha due figli a casa da scuola, con nuove attività didattiche da seguire, sarebbe difficile trovare una compatibilità tra lavoro e famiglia.
Ho la fortuna di avere tutti gli strumenti informatici a disposizione per lavorare come fossi in Radiologia e sono in contatto con i colleghi per confrontarmi sulle cose da fare.
Anche i figli mi lasciano la tranquillità necessaria per concentrarmi sui miei compiti, senza distrazioni o interruzioni come spesso avviene in ufficio.
Ringrazio chi mi ha dato fiducia e la possibilità di fare questa esperienza.

Silvia, segretaria in Radiologia a Mantova

L’esperienza dello smart working è davvero interessante: mi programmo la sequenza delle attività sia nei tempi, sia nelle modalità e sono convinta di lavorare in modo più preciso ed efficiente. A fine giornata mi sento soddisfatta per aver raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata.
Mi rendo conto di non poterlo fare cinque giorni su cinque. C’è bisogno di rimanere in contatto con i colleghi e vivere la realtà dell’ospedale. Una buona alternanza potrebbe essere una valida scelta organizzativa.

Patrizia, Ufficio ricoveri dell’Ospedale di Pieve di Coriano

Da un lato il lavoro agile è stato accolto con favore perché ci permette di ridurre il rischio di contagio, dall’altro aumenta l’isolamento. Mancano le relazioni con i colleghi e la possibilità di confronti diretti sempre importanti. 
In tempi di non emergenza, rimarrebbe l’aspetto positivo del guadagno, sia economico che in termini di tempo, dovuto al non dover raggiungere il luogo di lavoro a vantaggio delle relazioni personali e familiari.

Roberta Frosi, Daniela Pasquali, Roberta Regonini – URP

Cristina Pavesi è un informatico e lavora negli uffici della comunicazione di ASST di Mantova. Ama ballare country, viaggiare ed è appassionata di videogiochi

 

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