Donne di cuori, cuori di donna: quell’universo rosa troppo trascurato

Dopo i 65 anni il rischio cardiovascolare femminile supera quello maschile,
ma i sintomi sfuggenti e una mentalità ancora discriminante sono un ostacolo

di Paolo Prozzo
Psicologo

 

In questi anni la medicina ha incominciato a occuparsi della salute delle donne, in particolare del cuore delle donne. La medicina di genere ha iniziato a inquadrare la donna nella sua totalità, non solo per i problemi dell’apparato riproduttivo. Sin da tempi antichi la donna ha avuto un ruolo domestico, di efficienza, attenzione, preoccupazione e cura verso gli altri, occupandosi anche di chi nasceva e particolarmente di chi moriva (dal parto alla vestizione dei defunti). Alla donna non è stato mai permesso di ammalarsi. Anzi, come nella cultura di alcune popolazioni di Inuit, quando la donna era troppo anziana e non più abile a partecipare fattivamente alla vita famigliare, si abbandonava per propria volontà su qualche isolotto di ghiaccio galleggiante per lasciarsi morire (“Il paese delle ombre lunghe”, Hans Ruesch, 1950).

D’altra parte le donne hanno sempre accompagnato i maschi, i mariti dal cardiologo, proprio perché le malattie cardiovascolari “sono una cosa da uomini”. Nonostante in America nel 1984 le donne abbiano superato gli uomini per mortalità cardiovascolare, sul piano della diagnosi e del trattamento, la ricerca scientifica è sempre stata discriminante. Il pregiudizio sulla donna, indenne da malattie cardiovascolari, poggia sulle differenze tra il cuore delle donne e quello dei maschi, per caratteristiche morfologiche e funzionali. Gli estrogeni proteggono il cuore, almeno sino alla menopausa e per questo la donna si ammala in genere almeno una decina di anni l’uomo.

Dopo i 65 anni, però, la donna può superare gli uomini nel rischio di patologia cardiovascolare. Spesso i suoi sintomi differiscono da quelli tradizionale maschili e si presentano come dolori retrosternali, mal di pancia, nausea, stanchezza inspiegabile, dispnea, vertigini, svenimenti. In questo senso la diagnosi di infarto nella donna può risultare tardiva e richiedere subito il ricorso alla cardiochirurgia. I sintomi che riportano le donne ci parlano sempre di una componente ansiosa e di agitazione. Se hanno la palpitazioni o dolori al petto sono agitate. Fanno le scale e portano il sacchetto della spesa e sono in affanno. Durante il ciclo mestruale sono agitate prima, durante e dopo. Se sono all’inizio della menopausa sono irrequiete, così come sono agitate quando finalmente ci sono dentro. Il cuore delle donne c’è sempre, è sempre lì. Ma chi lo ascolta?

Anche le stesse donne faticano ad andare oltre i problemi della vita quotidiana. Se giovani hanno mille impegni tra marito, figli, palestra, amiche, camminate. Se anziane ci sono le faccende domestiche, i nipotini. A volte si incontra qualche coppia anziana, la moglie si tiene al braccio del marito quasi con vergogna, mentre lui porta con imbarazzo la borsetta di lei o spinge con imperizia il carrello del supermercato come se quell’attrezzo fosse un ufo. Le aspettative riabilitative delle donne sono sempre quelle di riprendere il proprio ruolo nella casa e nella famiglia e non pesare sugli altri.

Negli incontri di gruppo con i pazienti cardio operati e i familiari nel reparto di Riabilitazione, spesso ci sono numerose donne. In modo provocatorio faccio notare che c’è una presenza femminile significativa in reparto, a testimonianza che anche le donne si ammalano e vengono operate. Allora sembra che i maschi se ne accorgano solo in quel momento, ma poi alla domanda sul perché anche le donne si ammalano e vengono operate, esiste solo questa risposta che sento pronunciare dai maschi da oltre dieci anni di incontri: “Hanno voluto la parità, allora si beccano anche il resto…”.

Pensiero comune in generazioni tra i 50 e 70 anni. Ma il cuore delle donne merita di più.

Archivi
Categorie
Iscriviti alla newsletter