Uno studio condotto dalla Dermatologia. Tra gli obiettivi la creazione
di una rete per la diagnosi e la cura della patologia
di Andrea Zanca
Direttore struttura Dermatologia ASST Mantova
Uno studio osservazionale prospettico che mira a descrivere le caratteristiche e le attività terapeutiche dei pazienti con diagnosi di psoriasi. Lo sta conducendo l’ASST con diverse finalità. È infatti in fase embrionale la progettazione di una rete multidisciplinare dedicata ai pazienti con forme gravi di psoriasi. Da alcuni mesi l’azienda ha attivato un ambulatorio condiviso da specialisti dermatologi e reumatologi, che potrebbe essere il primo passo verso la costituzione di un percorso che coinvolga anche cardiologi, diabetologi, psicologi e internisti. Il progetto potrebbe successivamente sfociare nell’istituzione di un vero e proprio registro provinciale della psoriasi.
Lo studio in corso, approvato dal Comitato etico aziendale ed effettuato dalla Dermatologia, si propone di coinvolgere 1.000 pazienti somministrando loro un questionario per censire la situazione, con particolare riferimento alle seguenti informazioni: quali strutture i malati hanno interpellato nell’ultimo anno; quali terapie hanno eseguito prevalentemente negli ultimi cinque anni; se sono affetti o meno da altre malattie e, in caso affermativo, quali (diabete, sindrome metabolica, cardiopatie, artrite psoriasica e così via).
La psoriasi è una malattia cutanea o articolare, infiammatoria cronica che ha conseguenze importanti sulla percezione dell’immagine corporea, sulle relazioni sociali e sulla qualità di vita del soggetto che ne è affetto. Alla sua genesi, multifattoriale, partecipano fattori genetici, ambientali e immunologici. In Italia si stima ne sia affetto il 2,8 per cento della popolazione. Pertanto, nel territorio mantovano è possibile che vi siano circa 10mila persone affette da psoriasi.
Molti pazienti sono affetti da altre malattie da considerare, per la loro frequenza, come comorbidità: oltre alla artropatia rientrano fra queste le malattie infiammatorie intestinali, diabete, malattie metaboliche e disturbi psicologici nonché psichiatrici. In base a studi recenti si è calcolato che un soggetto psoriasico di 30 anni ha un rischio tre volte superiore a soggetti non psoriasici con gli stessi fattori di rischio, e che la psoriasi comporta un rischio due volte maggiore di sviluppare placche coronariche.
Evidenze scientifiche attestano che le comorbidità sono presenti soprattutto nei casi di psoriasi grave, il che fa pensare che tale malattia abbia una natura sistemica e non solo cutanea: pertanto si è imposta la necessità di un approccio multidisciplinare.
La Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) già nel 2014 aveva approvato una risoluzione, che invitava tutti gli Stati membri a migliorare la gestione del paziente psoriasico, riconoscendo la psoriasi come malattia non trasmissibile grave, che ha un significativo impatto psicosociale e che richiede una maggiore sensibilizzazione pubblica. Nel Report Globale sulla Psoriasi del 2016 suggeriva inoltre ai Sistemi Sanitari Nazionali di adottare un approccio multidisciplinare, non limitandosi al solo trattamento delle lesioni cutanee, ma anche delle differenti comorbilità. Una corretta diagnosi, una precoce e attenta terapia delle comorbilità, riducono in maniera consistente l’evoluzione verso forme severe e i relativi costi.