Fare squadra e guardare alla persona: undici anni di amministrazione Stucchi

Un lungo mandato che ha vissuto cambiamenti organizzativi e culturali, importanti interventi di edilizia sanitaria e nuove logiche di integrazione

di Elena Miglioli
Responsabile Area Ufficio Stampa, Comunicazione e Urp ASST di Mantova

 

Il direttore generale Luca Stucchi chiude undici anni di amministrazione alla guida prima dell’Azienda Ospedaliera e quindi dell’ASST di Mantova. Traccia un bilancio dei suoi tre mandati ringraziando tutti i professionisti che hanno costruito l’azienda insieme a lui. Le parole più ricorrenti nel suo vocabolario di manager sono state, fin dal primo giorno del suo incarico, ‘persona’ e ‘squadra’. La prima come punto di riferimento assoluto e ispirazione di ogni iniziativa: la persona che c’è in ogni paziente e in ogni professionista. La seconda come modalità di lavoro che fa leva sulla condivisione, sull’integrazione delle competenze, perché “solo insieme si possono affrontare le sfide”, anche le più ardue.

Quali sono i risultati più importanti raggiunti dal 2008 a oggi?
Innanzitutto abbiamo cercato di superare la logica di presidio a favore di quella aziendale, grazie alla trasversalità dei dipartimenti gestionali e a uno sforzo culturale. Si è quindi puntato a coinvolgere i professionisti nei processi decisionali, dando loro un ruolo chiave all’interno dei dipartimenti, ad esempio nel delineare i budget. È stato ideato il SITRA come casa delle professioni sanitarie, ma soprattutto come realtà che potesse entrare in partnership con il mondo medico. Siamo riusciti nell’intento di non lasciare vacanti le strutture complesse. E come non citare Castiglione delle Stiviere, con il passaggio dall’Ospedale Psichiatrico Giudiziario alle Rems? Altro capitolo cruciale l’edilizia, con le numerose ristrutturazioni dei luoghi di cura. Tra le principali: a Mantova le nuove sedi di Pediatria, Cure Palliative, Pronto Soccorso, Anestesia e Rianimazione, Neuropsichiatria Infantile, Endoscopia Digestiva, Blocco Operatorio e Blocco Parto; ad Asola il Pronto Soccorso, la Medicina e la Ginecologia; la riqualificazione a Bozzolo.

La riforma regionale ha rivoluzionato il sistema socio sanitario. C’è una strategia che più di ogni altra ha aiutato lei e i suoi professionisti ad affrontare il cambiamento?
Sono onorato di avere chiuso l’esperienza ventennale dell’Azienda Ospedaliera, ma riconosco anche la fatica di dare vita all’ASST nel tentativo di disegnare una identità aziendale ben precisa, che non fosse la sommatoria della vecchia realtà e delle attività ereditate dall’ex Asl. Ecco la sfida più difficile: generare una realtà nuova, non limitandosi ad assemblare territorio e ospedale. È emersa poi la necessità di impostare un’organizzazione sempre più orizzontale e meno verticale.

Cosa resta da fare per portare a compimento questo cammino?
Nel nuovo piano di organizzazione occorre approfondire ulteriormente i temi dell’orizzontalità e dell’integrazione ospedale-territorio. Sono in previsione altri interventi strutturali, con il completamento ad esempio dei Pot e i Presst già avviati. Serve proseguire con la modifica dell’approccio al paziente cronico, sempre in un’ottica di collaborazione tra strutture e operatori. Una pagina fondamentale è anche quella delle specialità, a cui dobbiamo dare un futuro. Come? Intensificando la sinergia con l’ASST di Cremona e con  l’Università di Brescia, perché Mantova ha bisogno di un bacino di utenza allargato, che abbracci queste province confinanti.

Che eredità pensa di avere lasciato all’ASST in termini di risorse per affrontare il futuro?
Nonostante i tagli della spending review, abbiamo mantenuto la capacità di rispondere in modo adeguato alla domanda di salute. Vorrei sottolineare anche la costituzione delle reti professionali, una strategia in grado di valorizzare le singole risorse a beneficio dell’intera azienda e della sua competitività anche oltre i confini mantovani.

E l’eredità che questa esperienza professionale e umana ha lasciato a lei?
Ho trascorso qui un bel po’ di vita, contribuendo a costruire un pezzo di questa storia. Ho incontrato tante persone. Ho conosciuto i miei limiti e la necessità di mettermi in discussione. Purtroppo, come diceva Marchionne, un capo può confrontarsi con mille collaboratori, ma è comunque solo quando decide.


L’esperienza nel privato e il passaggio al pubblico
Luca Filippo Maria Stucchi, 52 anni, ha origini milanesi e vive a Merate (Lecco).
Nel 1989 si laurea in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Dal 1990 al 1999 lavora alla direzione risorse umane di Alcatel Italia, nel 2000 come responsabile dello sviluppo (Gruppo Italia) alla San Pellegrino e come direttore delle risorse umane di Enter e Beta80 E-Group. Sempre con l’incarico di direttore delle risorse umane, passa nel 2002 all’Azienda Ospedaliera di Lecco; nel 2006 è all’Azienda Ospedaliera San Gerardo dei Tintori di Monza. Dal primo gennaio 2008 è direttore dell’Azienda Ospedaliera di Mantova, poi trasformata in ASST con la riforma regionale del 2015. Dal primo gennaio 2019 sarà direttore delle Risorse Umane all’AREU (azienda Regionale Emergenza Urgenza).

 

Nella fotografia Luca Stucchi
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