Allarme gioco patologico, a stravincere è il mondo del web

I giovani sono la fascia più vulnerabile, la Lombardia in testa alla classifica dell’azzardo. Al Ser.T di Mantova trattamenti che coinvolgono anche i familiari

di Vincenzo Caprino
Medico Ser.T ASST Mantova

 

Secondo dati recenti del ministero della Sanità, almeno 900mila italiani – dall’1,5 al 3,8 per cento della popolazione – sono affetti dalla malattia del gioco d’azzardo; a questi si aggiunge un altro 2,2 per cento di giocatori d’azzardo patologici (per un totale del 6 per cento). L’Italia stampa un quinto dei gratta e vinci di tutto il mondo e ha il record di apparati elettronici da gioco, circa 416mila, a cui si aggiungono 50mila video lottery. A tutto ciò si aggiunge il complesso mondo delle scommesse e dei giochi d’azzardo illegali, che fattura in Italia non meno di 23 miliardi di euro.

Il gioco online è diventato il secondo segmento del mercato, aumentando il proprio volume del 13 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016 e superando le lotterie istantanee come il “Gratta e vinci”. Tra le regioni la Lombardia è in testa alla classifica per la raccolta complessiva del gioco d’azzardo: 14 miliardi e 65 milioni sono stati “bruciati” nelle macchinette dai cittadini lombardi (Fonte: Famiglia Cristiana).

Come si distribuisce il gioco patologico? I maschi risultano più coinvolti delle femmine (9 contro 1), anche se, nel tempo, questa differenza tende a diminuire. L’età media delle donne con problemi legati al gioco è più alta, ma il percorso verso la dipendenza è più veloce. Tuttavia le donne si recano prima in trattamento. Secondo la relazione annuale al Parlamento 2015 (Dipartimento Politiche antidroga), il totale di pazienti in carico ai servizi per questa problematica è di oltre 12.300.

La fascia di popolazione giovanile appare più vulnerabile rispetto allo sviluppo di patologie legate al gioco d’azzardo e la prevalenza di comportamenti problematici legati al gioco è più alta rispetto alla popolazione generale. Ciò che rende ancor più alto il rischio è la rapida diffusione del remote gambling, una modalità di gioco che si attua per mezzo di internet, telefonia (fissa e mobile) e TV digitale e/o interattiva, abbinata al dilagare dell’uso di smartphone.


Qualche dato mantovano

In provincia di Mantova risultano attive 307 sale scommesse (dati 12/2013) delle quali 53 sono situate nel capoluogo. Mantova, fra le province lombarde, è al 35° posto come spesa per il gioco, con 1.030 euro giocati “pro capite”, pari al 3.30 di Pil giocato “pro capite”, per un importo totale di 397.335.51 euro (statistica 2011). Dai dati di Regione Lombardia (2016), risulta che i punti di distribuzione di gioco per Mantova e provincia sarebbero 586, su una popolazione di 412.610 abitanti: 67 per la sola Mantova città (abitanti 49.308); cioè, un punto di distribuzione ogni 735 abitanti.

Nel 2016 hanno chiesto aiuto, per il gioco d’azzardo, ai servizi del Dipartimento dipendenze, circa 120 pazienti. Oltre alle prese in carico individuali, sono nati tre precorsi gruppali: uno per familiari, attivo al Ser.T di Asola e due per pazienti (di base ed avanzato), attivi al Ser.T di Mantova e che vedono la partecipazione di circa trenta pazienti, dei quali la maggior parte ha raggiunto un discreto controllo della problematica, se non addirittura una condizione di astensione.

La ludopatia, con le sue ricadute a livello economico, sociale e familiare, ha richiesto una formazione mirata di tutto il personale e una stretta collaborazione con i Consultori Familiari, il Servizio di Tutela Giuridica e le Realtà del Terzo Settore. Difatti, se la ludopatia ha in comune con le altre dipendenze le stesse dinamiche psicopatologiche, ne differisce per altri aspetti: i ludopati non si riconoscono nel ventaglio diagnostico delle dipendenze classiche; hanno una distribuzione trasversale, per quanto a sesso, età ed appartenenza sociale; conoscono in grado minore i fenomeni della marginalità e della deriva sociale e, spesso, conservano il loro ruolo sociale e lavorativo; le ripercussioni, a livello familiare ed interpersonale sono, però, più pesanti in quanto il comportamento ludopatico sottrae risorse all’intero sistema; permane l’esigenza di conservare la rete affettiva, sociale e lavorativa.

La maggior parte dei pazienti che afferisce ad un Ser.T, fa molta fatica a riconoscere le proprie problematiche, in quanto spesso influenzata da un pensar comune, che suole aggiungere a quelle il prefisso “vizio”. Questo fa sì che il paziente sia gravato da un timore di duplice natura: quella dello stigma e quella del giudizio. Il passaggio da in gioco “normale” a forme di gioco “problematiche” o  “patologiche”, inoltre, avviene in modo più subdolo rispetto ad altre dipendenze. Il gioco, inoltre, non è illegale, e sfugge quindi a qualsiasi controllo, a differenza di quanto avviene per le sostanze.

Le modalità di accoglienza, presa in carico e trattamento saranno diversificate da quelle già sperimentate con percorsi che si ispirano alle metodiche utilizzate nel trattamento breve intensivo ed in quello familiare. Si tratta di percorsi brevi integrati e consequenziali, che consentano al paziente di affrontare le sue problematiche e di mantenere, se possibile, quelle normalità di vita affettive, lavorative e sociali che si sono dimostrate, quando integrate nel trattamento, un valido ausilio al percorso di cura.

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Vuoi approfondire l’argomento? Fai una domanda a Vincenzo Caprino nella rubrica Chiedi all’esperto.

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