Approccio multidisciplinare grazie alla Breast Unit: in un anno 540 interventi e oltre 23mila mammografie
Il cancro al seno è il tumore femminile maggiormente diffuso e, per le donne al di sotto dei 50 anni, quello con mortalità più elevata. Una patologia in graduale crescita, che registra un incremento dell’1 per cento annuo. L’ASST di Mantova ha attivato da diversi anni una Breast Unit, centro specializzato per la prevenzione, la diagnosi e la cura di questa malattia, come spiega il direttore della Chirurgia Senologica Massimo Busani.
Quali vantaggio offre la presenza di una Breast Unit?
Un approccio multidisciplinare che fornisce una risposta completa alle donne con patologia mammaria. I professionisti mettono in comune competenza ed esperienza che, nel rispetto di protocolli e linee guida codificate, accompagnano la persona lungo un percorso dedicato. Disponiamo di un Centro Mammografico per la diagnosi e lo screening, un Centro di Consulenza Genetica per la valutazione del rischio legato alla familiarità, una struttura di Chirurgia Senologica e un gruppo di specialisti fra cui anatomo-patologo, oncologo, radioterapista, medico nucleare, psicologo e fisioterapista. Dopo le cure viene impostato un programma di follow-up personalizzato che dura 5 anni. Una nutrizionista tiene inoltre incontri per migliorare l’educazione alimentare. Il Centro di Procreazione Assistita interviene per la crioconservazione degli ovociti indirizzata alle pazienti che desiderino una gravidanza al termine del percorso terapeutico.
Quante sono le pazienti che si rivolgono a voi ogni anno e qual è la loro età media?
Nel 2017 abbiamo eseguito 540 interventi chirurgici sulla mammella, 312 dei quali per asportazione di tumore. La malattia colpisce principalmente le donne tra i 50 ai 60 anni, ma l’incidenza tende ad aumentare anche nelle fasce di età successive. La buona notizia è che la mortalità sta diminuendo del 2,2 per cento all’anno, soprattutto grazie alla diagnosi precoce e quindi per effetto dell’adesione massiccia ai programmi di screening. L’anno scorso sono state effettuate oltre 23mila mammografie, che hanno portato a scoprire 200 tumori. È ormai diffusa la consapevolezza che la prevenzione può migliorare la prognosi. Inoltre le cure oggi sono attente alla qualità della vita.
Su fronte terapeutico cosa è migliorato rispetto al passato?
Trattamenti chemio e radioterapici sempre più mirati e personalizzati. Le conoscenze scientifiche hanno permesso di individuare un set di tumori per i quali la chemioterapia rappresenta un’arma da impiegare prima dell’intervento chirurgico, al fine di ridurre la dimensione della massa da asportare e garantire una miglior prognosi. Esistono inoltre farmaci che limitano gli effetti collaterali e dispositivi per evitare la perdita dei capelli. La chirurgia, d’altro canto, per un miglior risultato cosmetico utilizza tecniche oncoplastiche sia negli interventi conservativi che in quelli demolitivi.
Il futuro in questo campo cosa prevede?
Meno chirurgia e uno sviluppo dell’approccio farmacologico. Si punta soprattutto su farmaci biologici, che si legano a particolari proteine del tumore distruggendole e su trattamenti personalizzati, studiati caso per caso. E poi, occorre potenziare la prevenzione. I fattori di rischio sono ormai noti: familiarità ed ereditarietà, fattori riproduttivi e ambientali. Consideriamo ad esempio che l’incidenza del cancro è più elevata nei Paesi industrializzati per ragioni che intuiamo facilmente. È importante mantenere uno stile di vita sano: alimentazione povera di grassi, zuccheri e alcolici, attività fisica regolare, peso corporeo adeguato.