Psicoeducazione per la cura del disturbo bipolare

Sessioni di gruppo per pazienti e familiari riducono i ricoveri e prevengono le crisi

Di Cristina Venco, Manuela Marcazzani, Carlo Soragna, Morena Melli
Unità operativa Psichiatrica Mantova 1 ASST


La psicoeducazione di gruppo contro il disturbo bipolare.
L’Unità Operativa Psichiatrica Mantova 1 ha costituito un’equipe multidisciplinare (psichiatra, psicologo, educatrice ed infermiere) per introdurre questo intervento destinato ai pazienti del CPS di Mantova. Il trattamento, attivato a partire dal 2014, risulta più completo e praticabile di altri e si è dimostrato un efficace strumento di prevenzione delle ospedalizzazioni. Più in generale migliora il decorso della malattia prevenendo le fasi acute, aumentando la stabilità dell’umore e aprendo a un più funzionale stile di vita.

Il Disturbo bipolare è caratterizzato da un’oscillazione del tono dell’umore tra due polarità: una maniacale e una depressiva. Ad andamento cronico, spesso invalidante, è una delle più frequenti patologie psichiatriche: sulla popolazione adulta l’incidenza del disturbo è dell’1,2 per cento nei maschi e dell’1,8 per cento nelle femmine (dati National Institute of Mental). Il livello di disabilità è elevato, tanto che secondo il Global Burden of Disease il disturbo entrerà nel 2030 fra le prime 10 patologie per carico di malattia. La psicoeducazione consiste nell’esporre in modo chiaro, didascalico e fruibile le informazioni e le istruzioni utili a prevenire e affrontare il disturbo e i disagi psicologici e interpersonali. Alla base dell’approccio psicoeducazionale vi è il concetto di coping (dall’inglese to cope: fronteggiare, affrontare). Si ritiene, infatti, che molti problemi siano dovuti a modalità inadeguate di fronteggiamento. Una scarsa conoscenza del problema genera comportamenti disfunzionali, che lo rendono ancora più grave nelle sue manifestazioni. Nel 2014 il Ministero della Salute ha classificato gli interventi psicoeducativi come “routinari” nei percorsi di cura. In Italia, però, tali interventi non fanno ancora parte del trattamento standard. Resta esclusa dalla terapia circa il 42 per cento della popolazione. Regione Lombardia ha ovviato nel 2004 a questa situazione includendo la psicoeducazione fra i “Programmi Innovativi”.

L’introduzione della tecnica ha previsto un momento formativo per il personale al Fatebenefratelli di Brescia. Tutti i pazienti hanno ricevuto anche cure psichiatriche e trattamenti farmacologici standard. È stata inoltre assicurata la disponibilità dell’equipe ad essere contattata al bisogno: i professionisti forniscono direttamente le risposte per fronteggiare la situazione in essere o si attivano per assicurare l’intervento del medico del CPS. Il progetto ha coinvolto 67 pazienti e 39 familiari e ha previsto 22 sessioni a cadenza settimanale volte a migliorare la coscienza di malattia, l’aderenza farmacologica, l’individuazione precoce di nuovi episodi, la regolarità dello stile di vita.

I pazienti sono stati sottoposti a re-test e questionari di gradimento finali nonché a follow-up. Suggeriscono che il corso ha migliorato la consapevolezza della malattia così come la gestione dei prodromi e dello stile di vita. I corsi hanno inoltre avuto un impatto positivo sulle relazioni sociali, avendo favorito in particolare l’amicizia tra i partentipanti. In parallelo, nel 2016 del 2017 si sono svolti 39 incontri a cadenza settimanale con alcuni dei familiari. Le sessioni hanno avuto l’obbiettivo di rendere chiari ai caregivers i sintomi della patologia e le modalità di trattamento, al fine di permettere loro di intervenire tempestivamente nel prestare aiuto al familiare.

Nell’immagine un’opera di René Magritte, Le double secret 1927
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