In Medicina Fisica uno studio per verificare se è più efficace il trattamento assistito o l’autotrattamento
di Laura Mutti
Fisoterapista struttura Medicina Fisica e Riabilitativa
Uno studio attivato dalla struttura di Medicina Fisica e Riabilitativa per verificare l’efficacia di due trattamenti riabilitativi volti a controllare e prevenire l’Axillary Web Syndrome. Si tratta di una possibile conseguenza, comune ma spesso sottovalutata, della dissezione ascellare, cioè dell’asportazione di linfonodi ascellari in caso di tumore al seno o di melanoma. Nel periodo post operatorio nel braccio si possono avvertire intorpidimento, disestesie, linfedema, riduzione della ampiezze di movimento, dolore e altri sintomi. Gli ultimi due possono essere legati alla comparsa dell’Axillary Web Syndrome: si caratterizza per la presenza di sottili corde sottocutanee che partono dal cavo ascellare, si estendono lungo il braccio e talvolta l’avambraccio o anche il polso.
Dal 2008, in accordo con quanto stabilito nel Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale relativo alla Gestione riabilitativa della Paziente sottoposta a dissezione linfonodale ascellare, tutte le pazienti sottoposte a questa procedura nella struttura di Senologia diretta da Massimo Busani, vengono prese in carico dalle fisioterapiste già nei primi giorni postoperatori e proseguono il trattamento nelle sedi di Mantova, Bozzolo, Pieve di Coriano ed Asola.
Nel 2015 Yeung e al. nell’ articolo A systematic review of axillary web syndrome conclusero il loro studio sostenendo che “controllo, prevenzione, indicazioni appropriate fornite ai pazienti per una gestione precoce dell’ axillary web syndrome possono essere considerati parte integrante della Riabilitazione…”. In quest’ottica, per poter offrire una presa in carico sempre più efficace, dal Servizio di Medicina Fisica e Riabilitativa diretto da Paolo Bovo, è partita la proposta di un confronto tra due differenti modalità di trattamento delle ‘corde’ e la preparazione dello studio ha coinvolto attivamente tutte le sedi dell’azienda.
Le pazienti arruolate, dopo una prima raccolta dati, verranno divise in due gruppi in modo randomizzato. Nel primo gruppo la fisioterapista eseguirà sulle corde manovre di allungamento delicato o scollamento energico. Le componenti del secondo gruppo verranno addestrate all’esecuzione a domicilio di esercizi di stretching e dovranno eseguire dieci ripetizioni per ogni esercizio due volte al giorno. Tutte le pazienti verranno comunque controllate settimanalmente per verificare che il lavoro venga svolto correttamente. A cinque settimane dalla diagnosi si effettuerà una seconda raccolta dati. La loro analisi permetterà di stabilire quale tra le due metodiche abbia portato a risultati migliori in termini di scomparsa delle corde, riduzione del dolore e recupero delle possibilità di movimento.