L’ultima menzione all’ospedale si ha nel 1694. Fu il sindaco Isidoro Cappi a lasciare i suoi averi in eredità al municipio, a condizione che fosse costruito “un fabbricato a sue spese per uso ospedale”
In questo e nei prossimi numeri della rubrica ‘Come eravamo’, racconteremo la storia della sanità del Destra Secchia, pubblicando testi tratti dal libro ‘Antichi ospedali nel Destra Secchia dell’Oltrepò mantovano’, di Raffaele Ghirardi (2018, Publipaolini editore), cultore di storia e responsabile delle Attività di cure sub acute dell’ospedale di Borgo Mantovano. Il passato ci aiuta a capire il presente e a costruire il futuro. Di seguito un’altra puntata della storia dell’ospedale di Poggio Rusco.
L’ultima menzione all’ospedale si ha nel 1694 ove viene specificato che beneficiava di un fondo di sei biolche di arativo alberato e vinificato. Nella visita del vescovo Antonio Guidi Di Bagno, del 1724, non viene fatto cenno all’ospedale. Nella sua ispezione del 1781 il Moscati così relazionava sull’ospedale di Poggio Rusco: “Nelle vicinanze della terra detta il Poggio vi è un luogo chiamato lo Spedale, il quale è tradizione antica nel paese essere un tempo servito per ammalati. A poco a poco ha occupato il parroco la casa e i pochissimi beni che diconsi ascendere alla tenue somma di dieci doppie mantovane l’anno. A memoria d’uomo però non ha mai servito il presente fabbricato per alloggiare ammalati ed io riferisco questa notizia avuta in paese come una storica tradizione, non come una verità a me cognita di fatto”.
La non lusinghiera descrizione non appare comunque, a detta dello stesso Moscati, essere stata suffragata da un effettivo sopralluogo condotto personalmente. Il territorio poggese, come del resto quello dei paesi limitrofi, fu esposto non solo alle catastrofi naturali quali le rovinose rotte del Po, ma anche, durante il XIX secolo, a diverse epidemie, in particolare il colera. Si segnalano in particolare quella del 1836 e, quella più devastante, dell’estate del 1855. Nell’occasione, lungo la via che conduceva alla frazione Quattrocase, già denominata “via dei Morti” appunto perché vi furono seppelliti in fosse comuni i morti di peste nel 1577, fu istituito un lazzaretto, sostanzialmente costituito da un agglomerato di baracche dove venivano trasportati i colerosi abbandonati, e qui ne morirono, secondo il Belluzzi, una decina su un numero totale, enorme, di circa 250.
Dai registri parrocchiali dei defunti, nelle annotazioni “a latere”, si evince l’esistenza di un ospedale che ricoverava i malati affetti da colera e qui vi morivano, come Caterina Podetta, morta il 10 agosto 1855 ob cholera morbum in huius nosocomio huius loci (in questo ospedale, in questo luogo). Sempre in previsione di una epidemia di colera, la giunta comunale di Poggio Rusco sospese l’acquisto di un ospedale baracca in quanto il Senatore Tullo Massarani concedeva la sua abitazione denominata Lazzaretto, sita in via dei Morti, ad uso ospedale di isolamento.
Dopo cinque anni rispetto all’intero Paese, nel 1866, Mantova e l’oltrepò furono integrati all’Italia; Isidoro Cappi, già Deputato politico di nomina austriaca ed universalmente stimato dai suoi concittadini, fu eletto Sindaco di Poggio Rusco e tale fu confermato per 17 anni, gli anni, a detta del Bazolli, più tragici della storia del paese, caratterizzati da due disastrose rotte del Po, nel 1872 e nel 1879, con le conseguenti carestie e la piaga della pellagra. Politico animato da spirito filantropico e generoso benefattore, attento alle istanze di chi era debole e nel bisogno, fautore di una Società di Mutuo Soccorso e di una Biblioteca Popolare Circolante, dono’, nel 1878, la sua antica dimora, posta in Piazza Tagliaferro 17, per farne un ricovero per anziani soli, specificando, nella sua disposizione, che “Se poi il Comune in tempi miglior vorrà trasformare la casa in ospitale, provvederò per gli indigenti a cui verrà tolto il beneficio”.
Al momento della sua morte, avvenuta il 19 novembre 1885, indicava il Municipio di Poggio Rusco erede dei suoi averi a condizione che fosse costruito “[…] un fabbricato a sue spese per uso ospedale per raccogliervi i poveri infermi di questo Comune ed uno della Parrocchia di Magnacavallo, i quali saranno mantenuti ed assistiti in tutte le loro occorrenze colla rendita di mie sostanze a lui lasciate […] e voglio che faccia parte dell’Amministrazione e scelta degli infermi di questo Comune il Parroco locale ed un povero che sappia leggere e scrivere […]”. Sempre nel medesimo documento veniva specificato che l’assistenza ai malati doveva essere prestata dalle Suore di Carità.
di Raffaele Ghirardi, responsabile Attività Cure Subacute ospedale Borgo Mantovano
Nella foto in homepage, Poggio Rusco, frazione Borgo, antica sede dell’ Hospitale